E’ auspicabile creare un “pool specifico” per il controllo delle iniziative legate a Matera Capitale europea della Cultura per il 2019, un tema su cui è necessario “tenere alta la guardia”: lo ha detto la presidente della Corte d’Appello di Potenza, Rosa Patrizia Sinisi, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario che si sta svolgendo stamani nel Palazzo di giustizia del capoluogo lucano.
A seguito di questo annuncio ecco la dichiarazione di Pasquale Di Lorenzo, coordinatore del movimento civico Matera SI Muove: “Siamo stati i primi a lanciare questo monito sul controllo degli atti e della trasparenza per l’attività della Fondazione Matera 2019 e siamo felici che oggi la nostra richiesta viene raccolta dalla Magistratura in occasione dell’inaugurazione del nuovo Anno Giudiziario”.
La Camera penale distrettuale di Basilicata “anche quest’anno non partecipa alla cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario”. Lo ha reso noto, in un comunicato, il presidente della stessa Camera penale, l’avvocato Giuseppe D’Addezio, sottolineando che “ciò non è per un puro atto di contestazione, ma al fine di porre l’attenzione sui veri problemi della giustizia ad iniziare dalla separazione delle carriere tra pubblici ministeri e giudici che richiedono preparazione e professionalità diverse, dalla carenza di organici, dal pericolo mai svanito della soppressione di alcune Corti di Appello”.
Il segretario dei Radicali lucani, Maurizio Bolognetti, ha organizzato stamani a Potenza, davanti al Palazzo di Giustizia – in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario – un presidio di protesta per ricordare la situazione in cui versano i detenuti italiani, e che “sul fronte della giustizia, delle carceri, della tutela ambientale e della salute umana l’Italia continua a essere, sul piano tecnico-giuridico, uno Stato ‘canaglia’”.
“Avrei voluto – ha evidenziato Bolognetti – confrontarmi con il Palazzo di Giustizia per poter dire, durante l’inaugurazione, che la relazione del Ministro Orlando ha il sapore di una minestra riscaldata, e che dalla stessa emerge l’assoluta inconsapevolezza della drammaticità in cui versa il nostro sistema giudiziario: ho sempre ritenuto che l’inaugurazione dell’Anno giudiziario potesse essere un luogo di confronto ma quest’anno, per la prima volta in 15 anni, mi è stata negata la possibilità di prendere la parola anche solo per pochi minuti”.
Riportiamo di seguito l’intervento del segretario regionale SAPPE durante la cerimonia dell’inaugurazione dell’anno giudiziario
Ill.mo Presidente,
prima di ogni cosa, a nome mio e di tutto il S.A.P.Pe. – Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria – della Basilicata desidero esprimere a S.E. un vivo ringraziamento per avermi concesso di intervenire in questa particolare occasione, e , a seguire, porgo fervidi saluti a S.E. il Sig. Procuratore Generale ed a tutte le Autorità intervenute.
Quello che ovviamente al S.A.P.Pe. preme maggiormente è la situazione carceraria ed in questo caso quella lucana, dove l’attività degli operatori ed in particolare della Polizia Penitenziaria, si sviluppa quotidianamente in estrema difficoltà emergenziale, dovuta alle numerose criticità che si presentano sistematicamente nelle nostre carceri e dove il vero baluardo dello Stato è sempre e solo il poliziotto penitenziario.
E’ vero, nelle carceri sono presenti anche altre figure professionali come il personale amministrativo, quello educativo, quello sanitario, tutte rigorosamente sotto organico, ma sfido chiunque a smentire il fatto che il poliziotto penitenziario è quello che realmente vive 24 ore su 24 in costante presenza dei detenuti, sovente costretto a vestirsi anche da medico, da educatore, da psicologo, da assistente sociale e a volte persino da prete, pur di colmare le falle create dalla burocrazia, dalla lentezza della giustizia e dalle esigue risorse economiche che attanagliano il Paese ed evitare il più possibile che all’interno delle mura carcerarie si consumino le più brutali tragedie.
Oggi ho ascoltato con attenzione dati, statistiche, percentuali ricavate dalla complessa e macchinosa attività della giustizia, ebbene se anche di numeri dobbiamo parlare allora è giusto che il S.A.P.Pe. evidenzi ciò che troppo spesso non viene portato alla luce i meritori risultati della Polizia Penitenziaria .
Parliamo di operatività, di umanità, di rispetto per la vita che le donne e gli uomini della Polizia Penitenziaria italiana hanno dimostrato negli ultimi 20 anni nelle carceri del Paese, sventando più di 20mila suicidi ed impedito che i quasi 142mila atti di autolesionismo posti in essere da parte dei detenuti potessero avere nefaste conseguenze.
Non da meno sarebbero i dati che riguardano lo spegnimento di numerosi incendi appiccati all’interno delle sezioni detentive, dove solo il tempestivo e più che professionale intervento della Polizia Penitenziaria ha potuto evitare immani tragedie, oppure interventi risolutivi in caso di risse, colluttazioni , malori, rinvenimento di sostanze stupefacenti, armi, telefonini, hanno impedito la compromissione dell’ordine e della sicurezza; eppure quasi mai queste notizie vengono veicolate agli organi di informazione attraverso gli opportuni canali istituzionali se non quelli sindacali.
Nonostante i sacrifici che i vertici dell’Amministrazione hanno chiesto alla Polizia Penitenziaria per rispettare i vincoli dettati dalla c.d. Sentenza Torregiani”, che grazie a tali sacrifici si è riusciti a riportare la vita dei detenuti a standards più accettabili per evitare che l’Italia venisse ulteriormente sanzionata, anche le aspettative dei Baschi Azzurri sono state deluse da una politica che non ha mantenuto le promesse fatte, a partire dal Sig. Ministro, che in più occasioni ha affermato il proprio impegno affinchè si definissero alcuni interventi legislativi per il c.d. “riallineamento”, cancellando finalmente una sperequazione che perdura da oltre 15 anni rispetto alle altre Forze di Polizia, oppure sul tanto agognato “riordino delle carriere”, e ancora sulle “assunzioni” di circa 900 agenti attraverso lo scorrimento delle graduatorie che riguardano gli idonei ai concorsi 2012 – 2013 e 2014 , che avrebbero fatto superare l’imbarazzo ad una Amministrazione Penitenziaria che non assume un solo agente da 3 anni nonostante i numerosi pensionamenti avuti , determinando una gravissima carenza di organico di circa 7.000 unità in scala nazionale, di oltre cento poliziotti nella sola Basilicata.
Noi del S.A.P.Pe. siamo convinti che la giustizia passa anche dalle carceri, luogo sì di pena , ma luogo anche di vita e questa va riempita di contenuti; non si può pensare di rinchiudere coloro che hanno infranto la legge e dimenticarsene, facendoli vivere nel totale ozio .
Tutti noi abbiamo il dovere di dare un senso alla carcerazione, bisogna che i detenuti vengano impegnati in attività lavorative, produttive, culturali, e non solo come diritto dei detenuti ma come diritto della società, in quanto investire in questo senso significa avere meno recidiva e avere in futuro meno bisogno di ricorrere alla giustizia penale, altrimenti avremo sempre i Tribunali intasati di procedimenti e le carceri sempre più affollate.
Concludo dicendo che il carcere attuale è logorante per i poliziotti penitenziari, non perché all’interno ci sono i detenuti, anzi a volte è proprio da loro che proviene tanta comprensione e considerazione per un lavoro così duro e spesso poco considerato, ma il logorio, invece, proviene dagli eccessivi ritmi, da incredibili turnazioni massacranti che sottopone il personale ad una vita di stress come un treno in corsa senza fermate, ma non dimentichiamo che sono donne e uomini della Polizia Penitenziaria, nelle carceri sono lo Stato , sono gli eroi silenziosi che lavorano al chiuso, lontani dagli occhi della società, a volte troppo lontani da tutti.