L’ambientalista Pio Abiusi, per conto dell’Associazione Ambiente e Legalità, in una nota torna ad occuparsi dei monitoraggi relativi all’attività di bonifica dell’area adiacente il termovalorizzatore di San Nicola di Melfi. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Abiusi (Ambiente e legalità): “Il lupo perde il pelo ma non il vizio?”
E’ noto che Arpab non ha un feeling nei confronti del termovalorizzatore di Rendina Ambiente ex Fenice e fu così che i dati dei monitoraggi occasionali eseguiti nei piezometri installati nell’area del termovalorizzatore di S. Nicola di Melfi e che presentavano valori fuori norma dai coefficienti di contaminazione andarono persi e si ritrovarono in una cassaforte dell’ufficio Arpab di Matera, erano dati imprecisi nella compilazione ed oggi il tutto è al vaglio della magistratura potentina che all’epoca dello scandalo fece alcuni arresti tra i dirigenti Arpab. Oggi siamo alle solite. Dopo una battaglia a suon di carta bollata che culminò con la sentenza del Tar di Basilicata del 8 Maggio 2013 n° 252/13 e che dichiarava insieme a tutto il resto che l’ubicazione dei punti di indagine “anche a valle idrogeologica della proprietà Fenice in continuità con le aree interne al sito risultate contaminate”e che era stata richiesta dal Comune di Melfi a dicembre del 2011, dalla Regione Basilicata con nota del febbraio 2012 e dai consulenti nominati dalla Procura di Melfi tra cui il Prof. Fracassi sin dall’Ottobre 2010 andavano concertate dalla Pubblica Amministrazione accogliendo la tesi di Fenice che si era rifiutata di eseguire indagini in aree esterne alla sua proprietà prima che la Pubblica Amministrazione avesse individuato il responsabile della contaminazione. Ciò detto il Comune di Melfi di concerto con gli uffici regionali decise di effettuare il monitoraggio delle acque di falda idrica sotterranea e la caratterizzazione dei terreni localizzati a valle di Rendina Ambiente s.r.l.e ricadenti nell’area di proprietà della SATA s.p.a. Sata autorizzo l’impianto della rete piezometrica, la Regione finanziò per circa 90 mila euro l’intervento ed autorizzò con Decreto del Presidente della giunta Regionale l’esecuzione delle perforazioni utili alla realizzazione della rete piezometrica ed autorizzò, ovviamente, tutta la fase successiva.Le modalità tecniche circa la realizzazione della rete furono decise dai tecnici nominati dal Comune di Melfi con quelli dell’Arpab. Si arrivò al 1 Dicembre 2015 ed il Sindaco di Melfi ebbe a dichiarare al dirigente regionale preposto all’ufficio Prevenzione e Controllo Ambientale della Regione Basilicata che era avvenuta la esecuzione delle analisi delle acque prelevate nei piezometri realizzati nell’area SATA ed a breve si sarebbero potute fare la valutazioni, da allora si sono perse le tracce di tutto quanto riguardava la materia. Le analisi ci sono ed in capo a quale ente sono? Le analisi sono state effettuate dall’Arpab e che fine hanno fatto ed a chi sono state inviate se sono state inviate, il destinatario che uso ne ha fatto? Apprendiamo oggi da Pec inviata da Arpab che i risultati e le valutazioni di quelle analisi sono state inviate nel febbraio 2016 al Comune di Melfi, alla Regione Basilicata- Dipartimento ATPS, alla Provincia di Potenza ed all’ASP, Nessuno dei 5 enti consegnatari si è preoccupato di rendere pubblici quei dati eppure il d.lgs 33/2013 sulla trasparenza parla chiaro. Appare evidente che una volta che quei dati verranno fuori occorrerà fare una nuova campagna di monitoraggio perchè quelli esistenti avranno un valore da archivio. Di quei dati si dovrà fare uso nella conferenza di Servizio che si terrà il 2 Febbraio prossimo perchè non li si può ignorare e, comunque, saranno utili per la bonifica dell’area. Questo ultimo intervento è sollecitato anche dall’Ispra per una puntuale ricognizione dei piezometri installati da Agrobios nell’area industriale di S. Nicola di Melfi, solo così sarà possibile valutare lo stato dell’arte dell’inquinamento presente in tutta l’area e del quale non si conosce la connotazione e neppure le cause ma questo è già un altro capitolo che bisognerà approfondire.
Pio Abiusi, Associazione Ambiente e Legalità