“Quanto emerso dall’incontro in Regione tra l’assessore all’ambiente Pietrantuono e i sindaci di alcuni Comuni della Basilicata per discutere delle nuove istanze di ricerca avanzate dalle società petrolifere sul suolo lucano – ha evidenziato il presidente di Coldiretti Basilicata, Piergiorgio Quarto – ci impone di intervenire sul tema del rapporto tra energia da fonti fossili e territorio. Puntualizzazioni che sono necessarie soprattutto in una regione dove il settore agricolo ha investito nell’identificazione dei propri prodotti e servizi con un territorio le cui peculiarità ambientali e paesaggistiche, molte delle quali inserite in aree parco e caratterizzate da diverse produzioni tipiche ed a denominazione, spesso non sono conciliabili con l’attività estrattiva, così come tutte quelle attività industriali ed energetiche ad alto impatto”. Un argomento, quello relativo alle attività estrattive in Basilicata, più volte individuato dalla Coldiretti quale discrimine per uno sviluppo sostenibile della regione e già trattato anche in occasione dell’assemblea dei quadri dirigenti dell’organizzazione, del 4 marzo del 2014, quando si richiamò l’attenzione dell’istituzioni sugli elementi di pianificazione territoriale carenti o non attuali, quali ad esempio il Piano Paesaggistico. “Riteniamo- ha aggiunto il direttore regionale di Coldiretti, Francesco Manzari – che l’agricoltura possa chiedere la definizione e il rispetto di necessari criteri di bilanciamento, o meglio, possa chiedere una tutela ‘politica’, attraverso la pianificazione, la programmazione, l’assunzione di responsabilità, l’applicazione del principio di sviluppo sostenibile e di ‘non regressione ambientale’. L ’approccio dell’agricoltura e delle comunità residenti con il territorio oggi non può più essere gestito applicando la logica delle compensazioni economiche perché queste, da sole, non sono sufficienti a giustificare la presenza o la nascita di un impianto.” Per questo, a parere di Coldiretti Basilicata, le scelte strategiche sulla destinazione produttiva di un territorio e sulla gestione delle risorse da esso contenute e rappresentate, devono coinvolgere in primis le comunità residenti, preservando tutte le opportunità anche per le generazioni future. La competitività del settore agroalimentare lucano, infatti, è indissolubilmente legata ad una “credibilità”, da parte dei consumatori, in termini di reale appartenenza delle produzioni agroalimentari ad un territorio sano, bello, salubre e ricco di valori tradizionali (e lo stesso vale per il turismo). Questo approccio, infatti, appare ormai necessario per difendersi dalla crescente competizione sul mercato da parte di produzioni anonime ma caratterizzate da costi di produzione inferiori. A prescindere dagli aspetti tecnici, che comunque dovrebbero essere affrontati con criteri oggettivi, il problema, a parere del presidente provinciale di Potenza, Teodoro Palermo, “resta quello della coerenza: la salvaguardia del territorio, infatti, è parte integrante di tutti i modelli di sviluppo e non può assolutamente prescindere dalla tutela e dalla valorizzazione di quegli elementi, sia materiali che immateriali, che identificano le produzioni agricole e su cui l’agricoltura lucana sta investendo tutta la sua capacità di sviluppare valore aggiunto, innovazione ed eccellenza”. Per queste ragioni, conclude Coldiretti Basilicata, il dibattito apertosi introduce la necessità di prevedere una serie di azioni per la gestione di una “convivenza storica” sostenibile e credibile tra attività estrattiva ed agricoltura ed il blocco di eventuali nuove autorizzazioni, specie in un contesto vulnerabile e ricco di risorse “non rinnovabili”. Il futuro non può essere affidato soltanto al petrolio, ma soprattutto al patrimonio enogastronomico, storico, turistico-culturale e paesaggistico della Basilicata.
Feb 02