Anche se negli ultimi anni qualche sensibile passo avanti è stato compiuto, le cifre sugli sprechi alimentari delle famiglie lucane sono impressionanti: in media si buttano tra i rifiuti tra i 52-58 kg l’anno di derrate alimentari, che equivalgono a 18-20 euro al mese di alimenti ancora commestibili (la media nazionale è di 70-75 kg l’anno, 28-30 euro al mese per famiglia).Uno scandalo dal punto di vista economico ed etico, soprattutto se si pensa che nell’ultimo anno sono aumentate le famiglie lucane che si rivolgono alla Caritas per ritirare aiuti alimentari o essere ammesse alle mense. A rilevarlo è la Cia della Basilicata che in occasione della Giornata di prevenzione dello spreco alimentare rilancia la campagna di informazione ai consumatori.
Le aspettative -sottolinea la nota – sono nella legge regionale “Contrasto al disagio sociale mediante l’utilizzo di eccedenze alimentari e non” approvata in Consiglio Regionale,che promuove le attività di recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari e non alimentari per contrastare la povertà e il disagio sociale che va nella direzione di trasformare gli sprechi alimentari o eccedenze, in opportunità verso quei soggetti che vivono in condizioni di povertà ed esclusione sociale, promuovendo l’attività di recupero attraverso anche le importanti reti di volontariato.
In attesa che si attuino le prime misure, la Cia oltre a informazioni semplici ed efficaci, prevede l’organizzazione di laboratori per i ragazzi per l’educazione alimentare e l’informazione sui prodotti tipici e presso le aziende agrituristiche per insegnare alle donne e ai consumatori come evitare lo spreco di molti prodotti alimentari, tra i quali il più diffuso è purtroppo il pane raffermo, attraverso piatti rielaborati della cucina contadina e rurale.Per la pasta del giorno prima, ad esempio, la tradizione contadina ricorre alla frittata. Con i piatti antispreco si recupera il cibo non consumato, con le ricette a impatto zero si utilizzano anche le parti meno nobili specie delle carni di maiale. Ma si può riciclare tutto: la frutta sfatta per dolci o marmellate. Così i rifiuti si riducono al minimo. Ci sono poi i consigli per gli acquisti: comprare direttamente dal produttore, negli spacci aziendali, assicura l’acquisto di prodotti freschi con il giusto grado di maturazione e che durano di più; i prodotti sottocosto e le promozioni speciali ci spingono a comprare cibo in eccesso, destinato a finire in pattumiera; seguire la stagionalità specie per frutta e verdura; riordinare il frigo periodicamente per evitare di comprare alimenti già presenti; controllare la scadenza.
“E’ vero che tra le famiglie cresce la capacità di risparmiare e di riciclare gli avanzi, a riprova della fase economica di estrema difficoltà – spiega Donato Distefano, direttore regionale della Cia- tanto che il 70 per cento dei cittadini dichiara di aver tagliato gli sprechi a tavola nell’ultimo anno. Ma la verità è che rimane ancora troppo alto il numero di chi non sa organizzare la propria spesa e finisce per far scadere gli alimenti nel frigo o per non dosare efficacemente le quantità da mettere nel carrello. Ed è così che, nonostante oggi in Italia 16 milioni di famiglie siano costrette a diminuire gli acquisti di cibo, è proprio tra le mura domestiche che si concentra più del 40 per cento del totale degli sprechi del Belpaese”.