“Come imprenditori siamo fortemente consapevoli della nostra responsabilità nel contribuire all’equilibrio sociale ed economico che possa portare vantaggi per tutti. L’adozione dei valori proposti dalla finanza etica non è espressione di un generico buonismo imprenditoriale, ma un valore aggiunto che permette di rafforzare la capacità delle imprese di stare sul mercato”. Queste le parole del Presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Lorusso, che questa mattina è intervenuto, a Napoli, nella seconda giornata della Conferenza Episcopale dei Vescovi del Mezzogiorno sul tema “Chiesa e lavoro”, a nome del Consiglio delle rappresentanze regionali e per le politiche di coesione territoriale di Confindustria.
“Quale futuro per i giovani del Sud”, il titolo della Conferenza dalla quale il presidente della Cei, Bagnasco, ha lanciato il monito affinché l’Europa “ritrovi la sua anima”.
“Ancora troppo spesso – ha dichiarato il presidente degli industriali lucani – impresa e lavoro sono visti in contrapposizione, secondo una visione ormai desueta, ma mai del tutto archiviata, di una contrapposizione tra capitalismo e proletariato. Una teoria facile da confutare: non può esserci impresa senza il lavoro, non può esserci lavoro senza impresa”. Una consapevolezza accresciuta – secondo Lorusso – soprattutto dopo i disastri finanziari compiuti nell’economia globale, i cui danni si sono riversati su cittadini e risparmiatori.
Il presidente ha sottolineato anche le difficoltà che gli imprenditori troppo spesso incontrano sul proprio cammino quotidiano, che frenano le ambizioni ma soprattutto ostacolano la crescita, come “la burocrazia asfissiante, penso alle difficoltà nell’accesso al credito, penso alla carenza infrastrutturale drammatica, penso alla piaga della illegalità e della corruzione”.
“Eppure – ha continuato – noi imprenditori siamo qui, a testimoniare innanzitutto l’attaccamento a questa terra, l’ostinazione nel voler continuare a credere in un futuro possibile per il nostro Sud e per la gente che qui vive. Questo sarà possibile solamente se davvero si attivano meccanismi virtuosi e sinergici tra tutti i soggetti che concorrono a creare quel valore intangibile ma fondamentale chiamato competitività territoriale. Credo sia davvero maturo il tempo di una “responsabilità collettiva” che sia la somma delle singole responsabilità affidate a ciascuno di noi”.
“L’impegno sociale della Chiesa, sorretto dal quotidiano stimolo proposto da Papa Francesco – ha concluso Lorusso – rappresenta, in tal senso, per noi imprenditori un riferimento prezioso”.
La fotogallery della Conferenza episcopale di Napoli