Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata da Don Filippo Lombardi e condivisa da don Nicola Gurrado che riguarda il contenuto di uno spettacolo teatrale previsto a Potenza, Melfi e Matera sul tema della teoria gender. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
10 marzo a Potenza, 11 marzo a Melfi, 13 marzo a Matera, Auditorium comunale Gervasio, ore 11, in pieno orario scolastico: la Basilicata non si distingue da altre regioni e comuni del nord nel proporre ai nostri ragazzi uno spettacolo teatrale, apparentemente innocuo, ma destabilizzante e fuorviante proprio nel periodo della preadolescenza, periodo in cui si forma e rafforza l’identità sessuale.
Finanziato dalla Regione Basilicata e da alcuni Comuni, quindi con fondi pubblici, lo spettacolo Fa’afafine, diffuso dalla scuola, Istituzione educativa per eccellenza, tenendo all’oscuro la famiglia, prima responsabile dell’educazione dei figli, presenta la storia di un dinosauro che tre giorni a settimana si sente maschio e altri tre giorni si sente femmina.
Sembra un gioco innocuo ma inculca nei ragazzi (dagli 8 ai 16 anni l’età dei destinatari dello spettacolo) dubbi o accende desideri che possono nuocere a un sano percorso educativo, dove la famiglia ha un ruolo fondamentale e prioritario e dove non ci dovrebbero essere ingerenze, favorite proprio dalla scuola.
Molti genitori in Veneto, nel Trentino, hanno alzato la loro voce a difesa dei propri figli e a difesa della famiglia, unico e ultimo baluardo dell’umano, in una società individualista che ha ormai progettato l’uomo a una sola dimensione, quella della soddisfazione indiscriminata dei propri bisogni e desideri, contro ogni logica, contro la natura e contro ogni criterio di verità.
Dietro la pretesa di educare i bambini fin da piccoli, nella scuola pubblica, alla non discriminazione di genere, né della donna né dell’uomo, quale che sia il loro orientamento sessuale, si è pensato bene di disorientare tutti i bambini circa la loro identità sessuale, introducendo così in maniera soft la teoria del gender, così come ogni giorno, come uno stillicidio, ci viene propinata da programmi televisivi, dove non mancano quasi mai, sullo schermo, relazioni tra persone dello stesso sesso.
Che le persone omosessuali vadano rispettate, come va rispettata del resto ogni persona, è un conto, ma che in nome di questo rispetto si debba inculcare nei bambini la confusione circa l’identità sessuale, o che nella società vadano imposte visioni distorte della vera natura dell’uomo e della donna, fatti per la relazione d’amore e per la procreazione, è tutto un altro affare. Sì, proprio di affari si tratta, imposti da lobbies che stanno distruggendo la famiglia, da sempre bene prezioso dell’umanità, da proporre ormai quasi come patrimonio dell’Unesco.
Un appello ai genitori:
riprendetevi la libertà e il compito di educare,
sottraete i vostri figli dal lavaggio del cervello,
non mandate i vostri figli allo spettacolo del 13 marzo.
Un appello agli insegnanti:
custodite i ragazzi da ingerenze destabilizzanti,
offrite loro, in dialogo con la famiglia, i veri valori,
non portate i ragazzi allo spettacolo del 13 marzo.
Un appello ai presidi:
difendete la scuola da visioni distorte della realtà,
ridate alla scuola il ruolo fondamentale di educazione alla verità,
non aderite al progetto “La scena della gioventù”, almeno per lo spettacolo del 13 marzo.