Sul rischio scissione che incombe sul Partito Democratico si registra l’intervento del politologo materano Franco Vespe.
Si stanno compiendo gli ultimi atti della parabola del PD. Alla fine ciò che si era solamente pre-figurato con l’avvento di Renzi, si sta concretizzando: la scissione di un partito bi-fronte, sintesi di due culture diverse come quella ex-comunista e quella ex-democristiana. Quest’ultima caduta in disgrazia con tengentopoli e con l’avvento di Forza Italia. Per capire quello che sta accadendo oggi politicamente, però occorre ripercorrere le tappe dell’epopea della seconda repubblica. Il crollo della prima repubblica fece scomparire i partiti che per 50 anni avevano gestito le sorti dell’Italia. Tangentopoli e la discesa in campo di Forza Italia aveva spazzato via i due partiti che si ancoravano alle famiglie politiche più importanti a livello europeo: i socialisti e i popolari. Sostanzialmente Forza Italia aveva reso irreversibile lo sfaldamento del Partito Popolare; mentre la sinistra ex comunista aveva definitivamente (in parte) assorbito l’esperienza socialista, anche se irriducibili frange confluirono in FI. Il teorema in questo ventennio ampiamente dimostrato è stato che la ricostituzione del partito popolare non sarebbe mai stato possibile con la presenza in campo di un ipertrofico Berlusconismo. Così, mentre FI razziava l’elettorato dei popolari, il grosso della sua nomenclatura si accasava presso il partito della sinistra moderata in attesa di un novello Re Artù che estraesse la spada della roccia per sconfiggere il Berlusconismo e riscattarsi dalla sinistra. Vari tentativi furono esperiti per estrarre la spada nella roccia. Ci provò subito (1994) Martinazzoli/Segni. Dopo pochi anni ci riprovò D’Antoni/Zecchino con Democrazia Europea , siamo nel 2001. Per ultimo ci ha provato nel 2013 Mario Monti,messo sotto-pressione anche dei potentati europei. Quest’ultimo tentativo fu esperito con l’illusione che il Berlusconismo fosse ormai agli sgoccioli e la rendita politica accumulata da Monti come presidente del consiglio potesse in qualche modo dargli il colpo di grazia e ricostituire un nuovo Partito Popolare di stampo europeo. Così non fu e l’ormai leggendario confronto fra Travaglio e l’ex-cavaliere a Servizio Pubblico, con il suo fazzoletto sventolato per ripulire la sedia del linguacciuto Marco,fece di fatto resuscitare come una Fenice Berlusconi. Così anche il tentativo di Re Mario Artù falli. Però in questi ultimi anni il brand di Berlusconi si è decisamente e ineluttabilmente eclissato, con i voti che lo hanno sostenuto per 20 anni, dispersifra M5S (gli estremisti) ed il PD di Renzi (moderati). E’ chiaro che in questo frangente i voti moderati confluiti nel PD hanno permesso a Renzi ed alla nuova nomenclatura centrista di conseguire la leadership ed il dominio per la prima volta sulla componente della sinistra. A ciò si aggiunga che la Sinistra in Italia non ha perduto poi il vizietto dell’egemonia (causa primaria delle sue continue scissioni!) e che non può accettare una convivenza in un partito dove non può più esercitarla. E’ chiaro pertanto la scissione fosse scritta nelle cose aldilà degli psico-drammi che si stanno consumando in questo ultimo frangente. Di fatto è stata già consumata sulla questione del referendum costituzionale. Quale sarà a questo punto il possibile scenario ? Abbiamo trovato oggi un nuovo Re Artù Renzi che hafinalmente tutti i numeri per riuscire ad estrarre la spada nella Roccia intorno alla quale si ricomporrà il nuovo partito popolare. Il moncherino rimasto di FI (cuba 10%) ovviamente si salderà al partito di Renzi. La situazione però sarà molto diversa da quella abbandonata 25 anni fa. Avremo una sinistra residuale di reduci ex-combattenti che non arriverà al 10-15% . Un polo di destra populista che potrà cubare il 15-20 % (Lega Nord eFdI) e , infine, i due poli principali: i neo-popolari renziani e il M5S (anch’essa populista). La sinistra scissionista vivrà una stagione perfettamente speculare a quella dei Popolari in questi ultimi 25 anni. Fino a quando non si sgonfierà il M5S non potranno mai aspirare a raggiungere la maggioranza nel paese. Però lo stesso popolarismo in salsa renziana non potrà poggiarsi soltanto sulle capacità tattiche e sul cinismo spietato che fino ad ora ha saputo sfoderare il suo leader. Non può presentarsi al paese con una classe dirigente fattasolo di giovani figli di papà ! Deve avere un progetto per il paese organico ed a lunga scadenza. La stessa ex-DC aveva certamente gli stessi vizi (esasperato tatticismo e profusione a gogo di cinismo); ma quest’anima oscura della politica veniva comunque messa al servizio di un progetto utile per il paese (almeno fino agli albori degli anni 80). Renzi & C. questo progetto ancora non lo hanno! Le condizioni storiche oggi poi sono diverse. L’esperienza di Trump negli USA ed i vari “pancismi” populisti che stanno esplodendo in Europa, ci dicono che la struttura socio-economica delle comunità occidentali è in sofferenza a causa della erosione continua delle certezze garantite nel dopo-guerra alla sua classe media. Un nuovo PPI per diventare profetico nella nostra società ha bisogno di abbracciare la stoltezza dello spirito ed abbandonare la sapienza che viene dalla carne. Fuor di metafora dovrà imparare a saper patire con la sua gente e parlare non alla pancia, ma al suo spirito ed al suo cuore!