Dati ARPAB tenuti nascosti, acque del Pertusillo nere, consigliere regionale Gianni Rosa (Fdi-AN): “E’ ora che i lucani conoscano la verità e che Pittella si attivi seriamente”. Di seguito la nota integrale.
Notizie nefaste per la nostra splendida Terra: le acque del Pertusillo si tingono di ‘nero’ e nella zona si sentono cattivi odori e l’ARPAB tiene nel cassetto, per tre anni, rilievi effettuati sulle falde acquifere vicino al pozzo di reiniezione Costa Molina e che comprovavano presenza di idrocarburi ben tre volte superiori ai limiti di legge.
Abbiamo presentato due interrogazioni a risposta immediata per avere chiarimenti dalla Giunta. Se le acque del Pertusillo sono inquinate, visto che sono utilizzate per uso umano ed irriguo, sono stati attivati protocolli di sicurezza? Chi sono i responsabili della mancata comunicazione dei dati ARPAB dell’ottobre 2013, nei quali venivano riscontrati valori fuori norma? Cosa vuole fare la Regione nei loro confronti?
Speriamo che non se ne escano per l’ennesima volta con ‘è tutto a posto’. La notizia delle mancate comunicazioni ARPAB, oramai, dopo il Petrolgate, non ci stupisce. Il clima di ‘compiacenza’ degli organi istituzionali nei confronti delle compagnie petrolifere è acclarato, al di là della commissione di reati che non spetta a noi sancire. Tuttavia, essendo l’ennesima interrogazione sulla poca trasparenza dell’ARPAB, questa volta non ci lasceremo prendere per il naso da Pittella e andremo fino in fondo. Basta risposte in ‘politichese’. Basta scuse.
Quanto alla situazione dell’invaso del Pertusillo, ricordiamo che già due anni fa, avevamo messo in evidenza la mancanza di monitoraggi completi delle acque e, questa volta, non è solo colpa dell’ARPAB. Ricordiamo a tutti che quelle acque rientrano in un Parco naturale: l’Ente Parco nazionale dell’Appennino lucano val d’Agri Lagonegrese che, evidentemente, ritiene più dannosa la pesca sportiva che l’inquinamento. La diga, infatti, è costruita in una zona a classificazione 1, dove vige il divieto di qualsiasi attività.
Intanto, dobbiamo amaramente constatare che, pur avendo segnalato che il Pertusillo era oggetto di “scarichi di acque reflue provenienti da insediamenti produttivi senza nessun sistema di colletta mento/trattamento e/o autorizzazione allo scarico, alle attività agricole intensive ed alla pesca da frodo” come sostenne in una nota l’ex Direttore ArpabSchiassi, la Regione non ha fatto nulla in due anni.
L’inerzia della Regione è intollerabile. Le nostre segnalazioni di questi anni sono state sottovalutate, forse perché Pittella ha preferito non prendere in considerazione le nostre denunce, screditandoci con l’accusa di populismo,invece di tutelare la Regione, di cui è Presidente, e i suoi cittadini.
A questo punto, meglio essere populisti. Chi finge di non vedere il disastro che stanno causando alla nostra Terra è complice.
Petrolio nel Pertusillo, Europarlamentare Piernicola Pedicini: “Si intervenga subito per gestire l’emergenza”.
Ho appena presentato un’altra interrogazione urgente alla Commissione Ue per denunciare la presenza di petrolio nel lago del Pertusillo.
Si tratta di un disastro enorme che temevo potesse accadere ed è successo. L’allarme lo avevo lanciato più volte e con tutti i mezzi, ma la Regione Basilicata, il governo italiano e la Ue hanno sempre ignorato le denunce presentate.
E’ la quinta interrogazione che ho inoltrato in due anni, oltre ad aver fatto numerosi interventi in commissione Ambiente e Sanità del Parlamento europeo.
Bisogna intervenire subito per affrontare l’emergenza. La diga del Pertusillo alimenta vari acquedotti di Puglia, Calabria e Basilicata ed è un patrimonio naturale inestimabile.
La magistratura deve fare al più presto chiarezza e chi ha le responsabilità di tutto questo deve pagare Il M5S metterà in atto ogni azione possibile affinché i responsabili istituzionali a tutti i livelli, compresa la Commissione europea, paghino per questo disastro annunciato.
E’ singolare che proprio oggi si sia saputo che la Provincia di Potenza abbia comminato una multa di 800 mila euro all’Arpab perché a ottobre del 2013, al termine di analisi in una contrada di Montemurro, dove ci sono i pozzi di reiniezione di scarti petroliferi, pur avendo rilevato tracce di idrocarburi nelle falde acquifere superiori a quelle previste dal tetto indicato dalla legge, l’organismo del controllo ambientale della Regione Basilicata non avrebbe comunicato lo sforamento della soglia di sicurezza.
Da quanto si è appreso, la Provincia di Potenza, responsabile del procedimento, a distanza di tre anni è venuta in possesso dei rilievi e come previsto dalla normativa ha inflitto una multa all’Arpab di mille euro per ogni giorno di mancata comunicazione.
Una vicenda sconcertante tutta da spiegare che ci auguriamo non miri a fare il gioco dello scaricabarile tra enti pubblici che invece di tutelare i cittadini e l’ambiente si nascondono dietro norme e codicilli.
L’Arpab è un ente pubblico della Regione Basilicata che dovrebbe pagare una multa alla Provincia per non aver operato secondo le regole? E’ tutto molto assurdo e c’è sicuramente un corto circuito tra controllori e controllati. E poi c’è da chiedersi con quali soldi verrebbe pagata la multa. Con i soldi pubblici dell’Arpab che verrebbero sottratti per finanziare gli interventi atti ad intensificare i controlli?
Il governatore Pittella esca dal torpore dei suoi silenzi e inadempienze e si assumi le proprie responsabilità. Si occupi subito del disastro ambientale in corso nella diga del Pertusillo e spieghi cosa c’è dietro la multa all’Arpab della Provincia di Potenza.
Riportiamo di seguito il testo di una interrogazione parlamentare presentata dai parlamentari lucani di Sinistra Italiana (on. Antonio Placido e sen. Giovanni Barozzino) in merito agli versamenti di liquami rivenienti la lavorazione degli idrocarburi in Val d’agri.
Al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare
Premesso che:
l’articolo di giornale uscito in data 22.02.2017 – e qui allegato – a firma del giornalista di radio radicale Maurizio Bolognetti da cui si evince:
Che in data 23 gennaio u.s. i vertici dell’A.s.i. avevano registrato, all’interno dei depuratori di competenza, presenza di sostanze oleose (probabilmente idrocarburi) e che avevano allertato non già gli organi inquirenti ma i vertici dell’Eni che avevano provveduto alla rimozione dei liquami;
Che in data 25 gennaio u.s. il fenomeno di ritrovamento dei liquami si era ripetuto e che solo dopo una risposta negativa dei vertici dell’Eni, i vertici dell’Asi avevano allertato il Noe dei carabinieri;
in data 3 febbraio u.s. i carabinieri del Noe avevano provveduto a sequestrare un pozzetto – posto nei pressi dello stabilimento di lavorazione del greggio e non censito – maleodorante nel quale si notava acqua presumibilmente contaminata da idrocarburi;
solo in data 12 febbraio l’Eni ha comunicato la scoperta – durante verifiche sulla rete fogniaria – di tracce di idrocarburi in un altro pozzetto a valle di quello posto precedentemente sotto sequestro dal Noe-:
quali azioni il ministro voglia porre in essere per imporre all’ENI di adottare, finalmente, misure di sicurezza atte ad evitare il ripetersi (frequentissimo) di episodi simili a quelli sopra esposti per chiarire qual è ad oggi la situazione eco-ambientale della Valle dell’Agri interessata alle fuoriuscite di idrocarburi e quali pericoli minacciano la salute delle migliaia di cittadini che vi abitano.
On. Antonio Placido, Sen. Giovanni Barozzino