Vito Petrocelli, senatore del Movimento 5 Stelle: il Centro Oli di Viggiano va chiuso, Stato smetta di finanziare petrolieri. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
L’energia prodotta da fossile ha fatto il suo tempo e i suoi danni. Il M5S ha un suo programma energetico che prevede l’uscita dell’Italia dall’economia fossile: è in votazione sulla piattaforma Rousseau e lo attueremo, in casa nostra prima che altrove, dal primo giorno di governo, destinando ad altro uso i 3,5 miliardi di euro di sovvenzioni concesse annualmente alle società petrolifere.
Chiuderemo i pozzi e i relativi centri oli, salvaguardando i posti di lavoro. Perché le attività estrattive inquinano, perché il fossile è a termine e perché, al netto della propaganda sul falso mito del più grande giacimento di idrocarburi d’Europa, l’oro nero lucano, che è l’80% di quello italiano, ha riserve per meno di dieci anni e rappresenta a mala pena un misero 7% del fabbisogno energetico nazionale di petrolio (e il 2% del fabbisogno di gas).
Una grave fuoriuscita di almeno 20 mila metri cubi di petrolio sta nuovamente inquinando la diga del Pertusillo, un invaso artificiale sul fiume Agri, di 160 milioni di mc di acqua. Attorno a questo invaso, ci sono un centro oli, il Cova di Viggiano, esteso per 18 ettari, e alcune decine di pozzi petroliferi. Lo Stato italiano consente le attività di estrazione di idrocarburi nei bacini idrici di ricarica delle 650 sorgenti del fiume Agri, col rischio di determinare un inquinamento irreversibile non solo dell’invaso, ma anche delle falde idriche. E qui il rischio è per i 450 miliardi di litri di acqua che la Basilicata produce annualmente e che rappresentano il vero tesoro liquido di questa terra.
Dopo questo ennesimo disastro, al quale bisogna aggiungere le sei ordinanze emesse l’altro giorno di divieto di prelevare acqua dalle falde attorno al centro oli di Corleto Perticara, sull’altro versante appenninico rispetto alla Val d’Agri, non basteranno più le spiegazioni sempre rassicuranti dell’Eni e degli enti di controllo pubblici. Vogliamo una indagine più completa sui rischi in atto e devono emergere le tante complicità per una scelta economica che si è rivelata fallimentare, oltre che deleteria per la salute umana e ambientale.
Sono stato il primo firmatario della Commissione di inchiesta parlamentare sull’Eni in Senato, che dovrà anche occuparsi di ciò che è accaduto in Basilicata in tema di economia da estrazioni e di impatto ambientale. Dopo questo ennesimo disastro ecologico, il Presidente Pietro Grasso dovrà tirarla fuori dai cassetti del Senato dove è stata parcheggiata. Nel frattempo, ciò che è accaduto in questi giorni, sarà materia di integrazione della denuncia alla Commissione europea per inadempimenti del diritto comunitario, in relazione alla Direttiva “Acque”, la 2000/60/CE, commessi dallo Stato italiano e dalla Regione Basilicata in Val d’Agri.
Denuncia da me depositata a settembre del 2014.
Vito Petrocelli, senatore del Movimento 5 Stelle