“Non possiamo rassegnarci a mangiare spaghetti canadesi e maccheroni turchi che si cucinano addirittura in un minuto. Altro che pasta al dente vanto della cucina italiana ! Dobbiamo difendere con ogni forza il grano e i cerealicoltori lucani nuovamente sotto attacco per effetto dell’approvazione da parte dell’Europarlamento del Ceta con il Canada”. E’ quanto sostiene il vice presidente del Consiglio Regionale Paolo Castelluccio sottolineando che nonostante siamo il Paese della pasta, almeno una confezione su tre è fatta con grano straniero, perché ormai il 30-40 per cento del grano duro usato dalle nostre industrie alimentari proviene dall’estero con il Canada primo paese esportatore grazie ai prezzi più bassi del nostro grano di qualità, mentre sono raddoppiate le importazioni di grano dalla Turchia. Ciò è grave soprattutto alla luce del fatto che i consumatori non lo sanno. E quest’ultimi, magari, vorrebbero poter sostenere la produzione regionale la quale, proprio a causa della concorrenza sleale, rischia addirittura di scomparire.
Nelle sempre più complesse problematiche che riguardano il comparto cerealicolo lucano ed in particolare della provincia di Matera, i costi aziendali in costante aumento – commenta ancora Castelluccio – hanno portato gli imprenditori del settore a scelte drastiche: come evidenzia l’Istat, infatti, nelle intenzioni di semina c’è stato un netto rialzo (pari al più 19,1 per cento) dei terreni lasciati a riposo. E la decisione di non seminare è dipesa proprio dal fattore costi, soprattutto visto che oggi i prezzi di mercato, caratterizzati da una crescente volatilità, non riescono a compensare gli oneri da fronteggiare.
La situazione del nostro comparto cerealicolo, come denunciano le maggiori organizzazioni di produttori, è diventata di emergenza e come tale va affrontata con misure comunitarie, nazionali e regionali e, quindi, a partire da un tavolo in Regione. Mentre la politica discute sul destino dei 2 milioni di ettari a grano in Italia, ipotizzando anche un Piano cerealicolo nazionale, secondo gli industriali del settore, le quotazioni basse risentono dell’aumento produttivo mondiale, con prezzi in discesa, per effetto di una logica speculativa
Per tutelare le nostre produzioni diventa perciò necessario fare il punto dei provvedimenti attuati con i Pif (Progetti integrati di filiera) e aggiornare il Piano regionale cerealicolo. E’ giusto e importante – aggiunge il vice presidente del consiglio – riscoprire i grani antichi come quello ‘senatore Cappelli’ che è nella migliore tradizione del Materano, ed altre varietà, che in molti casi sono andate perse. Recuperarle significa conoscerle, prediligerle magari ad altri grani coltivati all’estero, dei quali molto spesso non sappiamo nulla, dai metodi di coltivazione ai controlli effettuati. Chiaramente ogni grano antico ha proprie peculiarità, proprie caratteristiche nutrizionali, che si adattano più o meno bene a seconda della preparazione che si è scelto di fare. Se, ad esempio, una cottura a 180°C rischia di vanificare le proprietà di un determinato grano, dovrò sostituirlo. Ecco perché è importante non solo il recupero, ma anche la conoscenza, e per conoscere è sempre necessario divulgare e promuovere una tradizione che, in questo caso, ci appartiene storicamente, e che dev’essere rivalorizzata per garantire al consumatore un prodotto migliore, tenendo sempre un occhio di riguardo alla salute”.
Secondo Castelluccio “l’obiettivo della tutela del consumatore si sposa a quello della tutela dei redditi dei cerealicoltori tenuto conto di quotazioni bassissime e comunque non in grado di far superare alle aziende agricole lucane questa fase. Dal Governo – conclude – ci aspettiamo misure più idonee a valorizzare la cerealicoltura italiana e i prodotti della filiera 100 per cento Made in Italy”.