Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia–Alleanza Nazionale: “La rivoluzione pittelliana è un grande bluff gattopardiano. Per il centrodestra è fondamentale ripartire dalla questione morale”. Di seguito la nota integrale.
A 25 anni dall’inizio di mani pulite, nei giorni dell’inchiesta Consip, nelle settimane dello scandalo Eipli in Basilicata, assistiamo a tutta la confusione della politica italiana e lucana. Mutuando un pensiero di Enrico Berlinguer, ‘i partiti non fanno politica’. Si scatenano i riposizionamenti. Nascono ‘nuove’ formazioni con i soliti vecchi volti. Ma nessuno si domanda: in tutto questo la politica dov’è?
Se deve essere la magistratura a ‘fare pulizia’, se è la mancanza di seggiole a determinare scissioni e creazione di nuovi movimenti, è ovvio che la politica non esiste più.
È la mancanza della politica, delle visioni contrapposte supportate da intensi dibattiti, da scontri di idee, ma pur sempre diretti a garantire gli interessi degli italiani, che ha potuto portare a governi di destra/centro/sinistra.
Una cosa impensabile fino a quando la politica ha fatto la politica e non l’ufficio di collocamento, la stazione appaltante, la banca d’affari. Fino a quando i partiti hanno smesso di fare i partiti, di rappresentare le esigenze dei cittadini, di creare movimenti di opinione, per ridurli a diventare una piovra che ha ingurgitato lo Stato, le Regioni, i suoi enti strumentali.
Tutto cambia perchè nulla cambi. Da Renzi il rottamatore a Pittella il gladiatore, cambiano i volti ma non il modo di interpretare il ruolo politico e la sua missione. La rivoluzione è stata solo rivoluzione di volti e non di metodi.
Non parliamo di reati; questa ‘nuova politica’ e i suoi cattivi interpreti rendono un cattivo servizio anche quando si mantengono ai limiti della legalità.
Del resto, ‘creare bandi’ cuciti addosso ai concorrenti, fare ‘clientela’ attraverso l’elargizione di incarichi e postazioni, attraverso la concessione di ‘contentini’, che possono essere gli 80 € di Renzi o il reddito di inserimento di Pittella, sarà perfettamente legale; ma non è morale. Non è etico.
È anche legale la nomina al vertice di un ente strumentale della Regione di uno piuttosto che di un altro individuo. Ma non è morale che la scelta sia determinata dalla vicinanza a Pittella piuttosto che a Speranza o a chiunque altro e non per le capacità che il prescelto può mettere a disposizione della collettività. Non è morale che si parli dell’avvicendamento in Acquedotto lucano come un favore che deve essere ricambiato, come la presa della Bastiglia da parte di una corrente piuttosto che di un’altra. Sarà legale. Ma non è moralmente accettabile.
È, infondo, l’applicazione del ‘familismo amorale’ alla politica: massimizzare i vantaggi per la propria ‘famiglia’, in questo caso corrente politica, tralasciando di perseguire il ‘bene comune’ che diventa solo un paravento per nascondere inciuci. Pittella, perseguendo gli stessi metodi che hanno affossato la nostra Regione mantenendola nell’arretratezza economica, è il prototipo del ‘cittadino di Montegrano’. Niente di più. Niente di meno.
Ecco perché, per noi, per ricostruire il centro destra, è fondamentale la questione morale, che non è limitata al ‘non commettere reati’. Quello è il minimo. Quello è ciò che chiede qualche formazione politica credendo che il male dell’Italia e della Basilicata sia solo lì.
Non è solo lì. Magari. Basterebbero dei buoni magistrati e tutto sarebbe risolto.
Invece, il rinnovamento della politica deve passare dalla politica non dalla magistratura.
Noi vogliamo il massimo da chi deve rappresentare le nostre idee e le nostre visioni.
A noi non basta sapere che non ci sono indagini o condanne. Noi pretendiamo che il centrodestra sia il grimaldello che spezzi, una volta per tutte, consociativismo, clientele, affarismo, che saranno anche legali ma che hanno ucciso la Basilicata. Noi non vogliamo più sentire che si può governare ‘per il bene della città’, per la ‘governabilità’, per le riforme con forze politiche che fino a ieri hanno distrutto la Basilicata.
Affermare il contrario significa ammettere che un partito è intercambiabile con un altro, che non ci sono diversità di vedute, che non ci sono interpretazioni differenti delle esigenze dei cittadini. Significa ammettere che noi o il Pd e i suoi satelliti siamo la stessa cosa. E noi non ci sentiamo e non siamo come il Pd della spartonza.
A quel punto, perché i cittadini dovrebbero votare la copia e non l’originale?
Del resto, la scarsa contrapposizione tra le forze politiche, l’appiattimento sulle politiche regionali in Basilicata è l’accusa che viene mossa al centrodestra con più frequenza.
Dunque, si riparta dai cittadini, dalle loro esigenze, dalla funzione primaria dei partiti che è quella di determinare la politica nazionale e, in questo caso, regionale, di fare da ponte tra i cittadini e chi governa.
Se si riparte da questo, dal recupero della natura vera dei partiti, il centrodestra potrà accreditarsi come reale alternativa al centrosinistra, rendendo un servizio reale ai cittadini. Con buona pace della questione morale.
Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia–Alleanza Nazionale