Cerimonia a Policoro per commemorare le vittime della strage di Nassiriya.
La cerimonia si è svolta, dapprima presso il monumento realizzato in quel centro in Piazza Iozzino, dove è stata deposta una corona.
Poi, è stata celebrata una Messa all’interno della Chiesa Madre.
Alle cerimonie hanno preso parte il Vice Prefetto di Matera, il Comandante Provinciale di Matera, gli ufficiali del citato Comando, il sindaco di Pomarico, rappresentanti delle associazioni carabinieri di Matera, Pomarico, Policoro e Tricarico e della locale Stazione Carabinieri.
Presenti le rappresentative di alcune scolaresche medie e superiori di Pomarico.
Il sindaco, nel suo discorso, ha avuto parole di vivo apprezzamento per l’operato dei carabinieri, ricordano, in particolare, l’eroico sacrifico di quei militari che, a Nassiriya, immolarono le loro vite in una missione di pace.
Sono trascorsi cinque anni dalla strage di soldati italiani a Nassiriya, era il 12 novembre del 2003 quando nella base italiana della città iraquena esplose l’inferno. Un camion bomba piombò sulla cinta del quartier generale provocando un’eplosione devastante. A terra, senza vita, restarono 19 persone e molti altri restarono feriti. Fu un colpo durissimo per la missione italiana in Iraq e per il morale di tutti i soldati impegnati nelle ricostruzione di quella parte del Paese.
Oggi, ancora certo di interpretare i sentimenti condivisi dell´intera comunità materana, intendo esprimere la vicinanza all´Arma dei Carabinieri, all´Esercito italiano e alle famiglie dei militari e dei civili vittime cinque anni fa del vile e barbaro attentato in Iraq.
Dopo alcuni anni sembrerebbe quasi una mera formalità ricordare simili episodi o considerare le molteplici sfaccettature di valori patriottici e morali di una tragedia, sintetizzandole in facili disquisizioni,credo invece che ricordare oggi quelle vite spezzate riveste non solo il significato di riconoscere sempre meglio il contributo, il valore, l´azione infaticabile dell´Arma dei Carabinieri e dei Militari dell´Esercito italiano, nonché la impareggiabile e preziosa attività dei tanti volontari e civili, ma al contempo di ribadisce la nostra più ferma condanna del terrorismo e della violenza, con l´auspicio di ritrovare quella forme di dialogo e di convivenza tra i popoli, nelle terre dilaniate dall´odio e dai conflitti, che consentano il perseguimento di nuove vie di convivenza civile e pacificazione internazionale. L’Italia non ha dimenticato e non dimenticherà mai i martiri di Nassiriya nella loro generosa azione, in terra irachena, affinché per quel popolo potesse avvicinarsi una prospettiva di pace, serena e proficua convivenza, così come l’Italia è unita e si stringe attorno alle donne e agli uomini che, mandati dal nostro Paese nei luoghi dove le guerre ed i conflitti hanno portato morte e distruzione, lavorano con coraggio ed abnegazione perché queste situazioni di dolore e d’ingiustizia scompaiano. Coloro che in piazza gridano `dieci,cento, mille Nassiriya´ o lo scrivono sui muri, mi fanno ricordare una frase di Adriano Romualdi, giovane intellettuale prematuramente scomparso a seguito di un incidente automobilistico negli anni `70: “Ciò che non sopporto del mio tempo non è tanto l´essere vili, quanto il crearsi l´alibi della propria viltà diffamando gli eroi”.
Con il cuore : non vi dimenticheremo mai.
Antonio Barillari.