La manifestazione degli agricoltori lucani e pugliesi della fascia jonica ha aperto, di fatto, una vertenza agricola che non va confusa né con la sterile protesta fine a se stessa e neanche con le infruttuose azioni di consociativismo sindacale con la politica e il potere.
Dalla marcia dei trattori tra Metaponto e Castellaneta bisogna trarre il valore di una iniziativa che è innanzitutto di dignità e di civiltà, di un mondo che ritrova piena consapevolezza delle questioni e delinea con chiarezza i contorni della vertenza che si apre per ridare fiato a un settore abbandonato a se stesso e lasciato in mano alle grandi speculazioni.
All’indomani della manifestazione organizzata dalla Rete dei Municipi Rurali, che si è conclusa con la sottoscrizione del Documento illustrato dal portavoce, Gianni Fabbris, già trasmesso al Governo nazionale e alle diverse Regioni meridionali, il coordinatore regionale dell’Unione Coltivatori Italiani, Nicola Manfredelli, riprende i motivi che hanno portato l’Uci di Basilicata ad aderire alla mobilitazione e le risposte che adesso si attendono da parte del governo e regionale.
“Deve essere chiaro – specifica il dirigente dell’organizzazione agricola – che a differenza di quanto si sono affrettate ad affermare alcune organizzazioni di cartelli consociativi contigui alla politica, da parte nostra non è assolutamente pensabile di considerare chiusa la partita delle emergenze con la semplice richiesta di riconoscimento dello stato di calamità avanzata dalla Regione Basilicata al Ministero dell’Agricoltura”.
In effetti si tratta soltanto di un primo passo dovuto e richiesto dalle procedure, ma le esperienze del passato dimostrano che a poco servono i provvedimenti burocratici previsti dalle attuali normative, nel caso specifico il decreto del tutto inadeguato, n. 102 del 2004, se non si dà corso a interventi specifici in grado di rispondere in concreto alle esigenze degli operatori agricoli e degli enti locali.
La migliore testimonianza della mobilitazione dell’arco jonico è proprio la piena consapevolezza, da parte degli agricoltori e delle amministrazioni comunali, della necessità di dare vita ad un percorso che parte dal basso in forma autonoma e senza imposizioni di sorta, per confrontarsi con la politica e le istituzioni, sulla base dei problemi reali e non delle appartenenze politiche.
Si tratta di recuperare un metodo di chiarezza e di dignità, troppo spesso disatteso dagli amministratori pubblici e dalle rappresentanze del settore, che a lungo andare ha determinato una condizione di collasso del settore primario lucano, a cui bisogna urgentemente porre rimedio.
Oggettivamente – fa presente l’Uci di Basilicata – pur apprezzando il recepimento da parte della Regione di far propria, la proposta di sollecitare al Ministero la deroga a quanto previsto dal Dlgs 102/2004, per consentire l’indennizzo dei danni causati alle produzioni agricole, la situazione non è tale da indurre ai facili ottimismi.
Infatti, la piattaforma della vertenza, sottoscritta a Castellaneta a conclusione della manifestazione di mobilitazione, prevede una serie di interventi essenziali che non sono per nulla contemplati nel provvedimento della Regione, in particolare per quanto riguarda: a) l’adeguatezza e la certezza delle risorse finanziarie a disposizione; b) la sospensione e l’esonero dei tributi a carico delle aziende agricole; c) lo snellimento delle procedure burocratiche; d) l’immediata erogazione delle somme dovute dall’organismo pagatore agli agricoltori; e) la rimodulazione del Psr e la definizione di uno specifico pacchetto di interventi specificatamente indirizzato al sostegno e al rilancio delle imprese agricole.
“Finora – afferma Manfredelli – non abbiamo potuto registrare segnali significativi di cambiamento nella politica agricola regionale, contrassegnata da tanti annunci di innovazioni e riforme, che non hanno, però, trovato mai corrispondenza nei metodi praticati e nei provvedimenti adottati, facendo venir meno, così, la fiducia e la credibilità nelle istituzioni pubbliche. Le risposte alla vertenza agricola che si è aperta, rappresentano, pertanto, anche un importante riscontro per il mondo agricolo, rispetto alla volontà di agire per trovare soluzioni utili ai nostri produttori e alle nostre comunità, piuttosto che ai raggruppamenti di interessi che speculano e lucrano sull’agricoltura”.