Può cominciare dalla cura dell’orto o da un corso di panificazione il riscatto sociale e il reinserimento lavorativo di persone disabili o svantaggiate. Perché l’azienda agricola non è più sinonimo solo di cibo, campagna, paesaggio rurale: oggi vuol dire anche welfare, uno spazio solidale dove le fasce deboli della popolazione possono costruire nuove relazioni sociali, fare terapia con gli animali o con le piante, ritagliarsi un posto nuovo nel mercato del lavoro. E’ questo il tema centrale del seminario formativo-informativo promosso da Cia ed Agia per domani sabato 11 marzo a Garaguso scalo (Istituto Professionale per l’agrcoltura e l’ambiente, ore 9) su “Le fattorie sociali per coltivare benessere”.
La legge nazionale del 2015 sull’agricoltura sociale ha finalmente riconosciuto giuridicamente le tante esperienze di eccellenza, spesso volontarie e autogestite, di chi ha saputo coniugare l’imprenditorialità agricola con la responsabilità sociale. E ora diventa l’occasione per dare un forte impulso alla crescita del settore, anche con il sostegno dei Psr e dei fondi Sie (Fondi europei di investimento e sviluppo).L’Italia oggi si colloca ai primi posti dello scenario europeo con oltre 1.000 progetti e pratiche di agricoltura sociale all’attivo. Tantissime aziende associate alla Cia hanno già avviato e sperimentato questo nuovo modo di fare agricoltura, promuovendo l’offerta di servizi assistenziali e occupazionali a vantaggio di soggetti deboli (portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti, anziani, bambini) e di aree fragili (montagne e centri isolati) in collaborazione con istituzioni pubbliche e con il vasto mondo del Terzo settore.L’agricoltura sociale, dunque, cresce nei numeri, contando oltre 4 mila addetti su tutto il territorio nazionale e toccando un valore della produzione di 200 milioni di euro. Dati incoraggianti che ora l’approvazione della legge può solo accelerare.
Si tratta di un’importante novità che apre nuovi spazi di valorizzazione per le imprese e consolida il rapporto tra le nuove funzioni pubbliche e sociali svolte da agricoltura e cittadini, perché l’agricoltura sociale è un processo plurale, radicato nei luoghi e sulla base dei bisogni delle comunità locali. La fattoria sociale non è mai un’esperienza isolata, ma sempre un sistema territoriale che coinvolge aziende agricole, cooperative sociali, strutture sanitarie, enti locali, famiglie”.
Soprattutto la Confederazione italiana agricoltori vuole essere parte propositiva con le Regioni nella predisposizione dei Psr, nella realizzazione di programmi finalizzati allo sviluppo della multifunzionalità delle imprese agricole e basati su pratiche di progettazione integrata territoriale e di sviluppo dell’agricoltura sociale.
Al seminario intervengono oltre a dirigenti nazionali e regionali della Cia – tra i quali il Presidente nazionale Fattorie Sociali Marco Bernando Di Stefano, Ilaria Signoriello, portavoce Forum Nazionale Agricoltura Sociale, Cinzia Pagni, vice presidente nazionale Cia – esperti e l’assessore regionale all’agricoltura Luca Braia.