Valentino Blasone esprime alcune considerazioni sullo spettacolo teatrale per ragazzi “Fa’Afafine”, presentato a Matera nella serata di domenica 12 marzo e nella mattinata di lunedì 13 marzo all’auditorium in occasione di un appuntamento speciale per le scuole. Di seguito la nota integrale di Valentino Blasone.
“Fa’afaina: lo spettacolo dell’amore”.
Domenica 12 marzo per il pubblico e lunedì 13 marzo per le scuole è andato in scena a Matera lo spettacolo “Fa’Afafine. Mi chiamo Alex e sono un dinosauro”.
È delle scorse settimane la cronaca di posizioni censorie ed oscurantiste da parte di singoli sacerdoti, di alcuni consiglieri regionali e comunali, del Garante per l’infanzia del comune di Matera, che hanno cercato in tutti modi di ostacolare che gli studenti e le scuole partecipassero alla visione dello spettacolo.
Un primo dato di fatto: il loro intento è stato vanificato dalla grande partecipazione di pubblico.
Matera aperta alla cultura, democratica, pronta ad informarsi e a capire prima di giudicare, ha avuto la meglio.
Poi riguardo allo spettacolo.
Per chi ha avuto la fortuna di vederlo, non si può non soffermarsi sulla bravura di Michele Degirolamo, alias Alex, di Gioia Salvatori nella parte della mamma, e della genialità di Giuliano Scarpinato autore e interprete nel ruolo del padre.
I due piani di interpretazione, dal vivo (Alex) e registrato (mamma e papà), Alex e le sue ripetute visioni oniriche e immaginarie tipiche dell’infanzia (i sogni e i pupazzi inanimati compagni di giochi e parlanti), il buco della serratura come unico spiraglio attraverso cui a volte si riesce a comunicare fra mondi diversi (i grandi che corrono nella loro vorticosa quotidianità e i bambini presi nei loro sogni e nel loro mondo fatto di sensibilità proprie e diverse da quelle dei grandi), il voler bene prima solo sospirato e poi candidamente dichiarato di Alex per il suo amico Elliot, l’incomprensione dei genitori che poi si tramuta man mano in paziente e tenero tentativo di partecipazione ai desideri e all’indole del proprio figlio, tutto questo, oltre a raccontare Alex e il suo essere un “dinosauro” è a mio avviso soprattutto una grande storia di amore, di amore di un fanciullo e di amore dei genitori verso il proprio figlio, fino alla scelta ultima e radicale, di essere comunque testimoni veri e vivi del suo essere “dinosauro”.
Perché in tutte le famiglie il vero messaggio che dovrebbe regnare è l’amore, come quello che sprizza dalle espressioni e dalle parole dei protagonisti durante tutto lo spettacolo.
D’altronde Gesù nell’antica Palestina e Francesco nel medioevo, al di là di qualsiasi valore trascendete si abbini loro (da parte di credenti e non credenti), non testimoniavano nulla di diverso che l’amore e l’accettazione dell’altro.
E non è un caso che siano stati i più grandi esempi di scandalo della storia dell’uomo.
Valentino Blasone