Francesca Messina, responsabile regionale Dipartimento integrazione e immigrazione FdI-AN Basilicata: “Khaled Khateeb, il grave errore del Lucania Film Festival sul presunto fiancheggiatore dei tagliagola siriani”. Di seguito la nota integrale.
Siamo lieti di leggere finalmente la risposta del “Lucania Film Festival” alla nostra richiesta di revocare l’invito in Basilicata a Khaled Khateeb, fotografo del documentario “The White Helmets”, la cui presenza è prevista per il prossimo agosto. Innanzitutto va chiarito che nessuno ha chiesto a LFF di non proiettare il, pur discutibile, docufilm, in cui si pretende di presentare come degli angeli, personaggi ed organizzazioni che, secondo numerosi esperti, militano in contesti pressoché analoghi, se non addirittura equiparabili, ad Al-Qaeda.
LFF è liberissima di proiettarlo, assumendosene, però, ogni responsabilità.
Noi abbiamo chiesto una cosa ben diversa: di revocare l’invito in Basilicata a Khaled Khateeb.
Dobbiamo costatare che LFF, oltre a non voler assolutamente ammettere di aver fatto un pasticcio, invitando in Lucania un individuo che non sapeva essere, quantomeno, un fiancheggiatore del terrorismo, continua a dimostrare di non conoscere, neanche in maniera superficiale, il conflitto siriano, trincerandosi dietro improbabili considerazioni tipo: “la situazione siriana è complicatissima” e “non ci sono buoni e cattivi”.
Ora, innanzitutto il prossimo LFF, finanziato con denaro pubblico, sta cercando di fare proprio l’esatto opposto di quello che dice: infatti, LFF rappresenterà il conflitto siriano – a spese dei Lucani – esattamente come una guerra in cui ci sono i “buoni” (cioè i terroristi cosiddetti “moderati” e le sigle parenti di Al-Qaeda) e i “cattivi” (il governo siriano legittimamente eletto).
Una presa di posizione gravissima, e probabilmente anche contro la legge.
Inoltre, non ci risulta che LFF abbia dato spazio, democraticamente, ai diversi punti di vista delle altre parti in conflitto, e questo rende, purtroppo, ancora più grave il sospetto di un propaganda, più o meno inconsapevole, al terrorismo internazionale.
Eppure, agli organizzatori di LFF sarebbe bastato ascoltare cosa ha detto dei “caschetti bianchi” la giornalista Eva Bartlett all’ONU, o meglio ancora l’arcivescovo di Aleppo Joseph Tobji (uno che sotto le bombe ci ha vissuto 6 anni) nella sua commovente audizione presso la Commissione Affari Esteri del Senato della Repubblica Italiana solo pochi mesi fa, per capire di avere a che fare con un individuo quantomeno molto sospetto.
Ma, evidentemente, LFF non ascolta un prete che vive in una zona di guerra e le voci delle vittime, mentre preferisce ascoltare organizzazioni (come “Medici senza Frontiere”) che ad Aleppo est non ci sono mai state.
Ma la vera questione, che più ci preme, è la presenza, ad Agosto, di un presunto fiancheggiatore di terroristi in Basilicata.
LFF afferma che Khaled Khateeb non è potuto entrare negli Stati Uniti a causa di un fantomatico bando di Trump contro gli immigrati. Assolutamente falso: innanzitutto perché il “Muslim-ban” di Trump è ancora in discussione e poi perché le autorità americane hanno – ufficialmente – affermato che Khaled Khateeb non può entrare negli States perché c’è la possibilità di un collegamento con il terrorismo internazionale.
Khaled Khateeb, infatti, è affiliato a una delle sigle siriane di Al-Qaida, Jaysh Al-Fath, responsabili del disumano assedio di Aleppo, dell’utilizzo di migliaia di donne come schiave sessuali, dell’uccisione di decine di migliaia di persone e finanche della decapitazione di bambini. Di fronte a queste cose, come fa LFF a dire che il conflitto siriano è “complicatissimo”? Che c’è di complicato da capire?
Sul profilo facebook dell’ospite di LFF campeggiano i motti del terrorismo jihadista, immagini di uomini armati che impugnano il Corano, foto ricordo di presunti “martiri” di Allah.
È chiaro che, con questi presupposti, non c’è spazio per le improbabili giustificazioni di LFF. Il conflitto in Siria non è affatto “complicatissimo” ma al contrario è semplicissimo: da una parte c’è il legittimo governo siriano (e la maggioranza dei suoi cittadini che da 6 anni lo sostiene in questo assedio infinito) e dall’altra parte c’è una galassia di sigle terroristiche e islamiste, all’interno delle quali nessuno è mai riuscito a capire se vi siano o meno fantomatiche frange “democratiche”, che sarebbero, comunque, microscopiche e prive di influenza sul campo.
Prendere atto di aver fatto un grave errore e di non essersi resi conto di avere a che fare con un individuo che non può essere ospitato in Basilicata, per di più a spese di una comunità civile come la nostra, è l’unica cosa che il direttore Rocco Calandriello può fare, prima che sia troppo tardi e che la Lucania si macchi di questa sanguinosa offesa nei confronti di tutti i profughi siriani ospitati sul nostro territorio.
Nella foto un post del profilo di Khaled Khateeb (31 luglio 2016) con logo di Jaysh Al-Fath, tra l’altro fiancheggiatori di Al-Qaida.