Auditi in seconda Commissione consiliare (Bilancio e programmazione), riunita con la presidenza del consigliere Romaniello (Gm) in merito all’attività di controllo, verifica e monitoraggio, il dirigente generale del Dipartimento “Politiche di sviluppo, lavoro, formazione e ricerca”, Giandomenico Marchese,il dirigente generale del Dipartimento “Presidenza della Giunta”, Vito Marsico, i responsabili regionali di Cgil, Cisl e Uil e la Rsa della Findici, Federazione intersindacale nazionale dipendenti consorzi industriali, sulla situazione economico – finanziaria e sul Piano di risanamento, di cui all’articolo 13 della legge regionale n.32 del 2014, del Consorzio per lo Sviluppo industriale della Provincia di Potenza.
A margine dei lavori, il presidente dell’organismo consiliare, Giannino Romaniello, ha dapprima evidenziato “i forti rischi che corre il Consorzio industriale della provincia di Potenza qualora Enel non dovesse rimuovere il pignoramento. Oggi abbiamo avviato una discussione – ha continuato – che diventerà più ampia per capire insieme come procedere in merito all’articolo 13 della legge regionale n.32 del 2014. Molte sono le aziende con oltre 10 milioni di debito nei confronti del consorzio, di qui la necessità di un efficace piano di gestione che non scarichi i costi sulla forza lavoro, né totalmente sulle imprese. Discutere di politica industriale, analizzando per quanto incide ogni singola voce sulla mancata equità del bilancio”.
“Purtroppo – ha aggiunto Romaniello – si è dovuto prendere atto, dalle dichiarazioni fatte dai dirigenti generali Marchese e Marsico, che, a due anni di distanza dall’approvazione della legge regionale, ancora non esiste un piano di risanamento economico e finanziario, né un piano di gestione aziendale in grado di garantire l’equilibrio tra costi e ricavi, tant’è che lo stesso amministratore dell’Asi, Antonio Bochicchio, ha dichiarato che c’è un disequilibrio, parliamo di perdite, mensile che si aggira intorno ai 400mila euro. Alla luce di quanto emerso nel corso dei lavori della Commissione – ha aggiunto Romaniello – è da ritenersi fondamentale, per evitare il blocco dei servizi, che già con il prossimo bilancio, la Regione metta a disposizione ulteriori risorse rispetto a quelle già definite con la legge 32 ancorate, però, all’approvazione del piano di rientro, intervenendo sia sulle economie che sull’aumento delle entrate”.
Il dirigente Marchese ha sottolineato che “in via preliminare, ad una dettagliata relazione sulla situazione del consorzio Asi di Potenza è bene anteporre l’attenzione sulla necessità di raggiungere l’equilibrio di bilancio. Per quanto attiene alle politiche di risanamento, sono state individuate le azioni finalizzate al rientro dalla situazione debitoria, quali la riduzione dei costi per il personale e per l’energia. Per quanto concerne, specificatamente, la questione energia, il consorzio è attualmente sul mercato di salvaguardia, per poter accedere al mercato libero è necessario essere in regola almeno con le due ultime bollette. Vi sono, inoltre, ancora aree nella gestione del consorzio che potrebbero essere trasferite ad altri enti con relativa riduzione dei costi per la manutenzione (area industriale di Potenza, ponte Musumeci e invaso del Pantano di Pignola). Occorre – ha detto ancora Marchese – un approfondimento ed un miglioramento della politica tariffaria legata ai servizi forniti dall’ente (acqua, energia, depurazione). La debitoria complessiva – ha specificato – pur aggirandosi intorno ai 45 milioni, comprende anche debiti soggetti a contestazione. In merito al credito e conseguente pignoramento dell’Enel – ha riferito – vi è la volontà da parte dell’Enel stesso di trovare un punto di intesa”.
Il dirigente Marsico è intervenuto, sostanzialmente, per avvalorare quanto esposto da Marchese.“Agire sul sistema tariffario – ha proposto – e procedere in direzione del risanamento attraverso la rateizzazione dei debiti e la vendita di cespiti appetibili dal mercato, quali i lotti industriali ed i manufatti presenti nelle aree consortili. La Regione acquistando tali beni andrebbe ad alleggerire il peso finanziario del consorzio”.
Nell’ambito della discussione sono intervenuti il consigliere Rosa che ha sottolineato come “non sia giunta, dalla relazione dei dirigenti generali, alcuna novità e si è avuto modo di evincere che la situazione del Consorzio industriale, dal 2014, non solo non è cambiata, ma è peggiorata. Occorre conoscere – ha sostenuto – tempi e modalità del cronoprogramma di riequilibrio e risanamento con proposte concrete e a breve termine”.
Per il consigliere Napoli “grandi le perplessità dinanzi alla necessità di mettere mano ad una situazione fortemente critica. Bisogna intervenire strutturalmente – ha esplicitato – senza alcuna ostentazione di intenti da parte degli interlocutori, vedi Enel, ma ponendo nero su bianco anche in merito a come agire per riprendere le fila di un discorso complicato e di difficile soluzione. Non abbiamo una finanziaria, ma abbiamo una grande urgenza e, soprattutto, dobbiamo decidere come tamponare le troppe criticità”.
Il consigliere Lacorazza ha posto in rilievo “l’impellenza di porre in rapporto riequilibrio e risanamento. Quello che manca – ha rilevato – è una politica industriale a largo raggio che tenga conto anche degli altri enti che hanno competenza nel settore idrico, enti da riformare, ma mai riformati. Ritarare, quindi, le entrate e procedere ad una seria razionalizzazione non sul personale, ma ponendo quale azione fondamentale quella relativa alle modifiche alla legge 32 con una programmazione industriale che vada a sopperire alle troppe disorganicità accumulate nel corso degli anni”.
Il consigliere Leggieri ritiene che “si debba intervenire subito sui costi dell’acqua ed attivare una politica che renda realmente attrattive le aree industriali, ponendole in condizioni tali da essere funzionanti e non più serbatoio di debiti senza fondo”.
Per il consigliere Cifarelli “proficuo il modo di procedere della Commissione, con le puntuali audizioni delle parti. Un quadro altamente preoccupante – ha rimarcato – quello che si presenta e che richiede, a maggior ragione, un percorso lineare caratterizzato dalla trasparenza e dal coinvolgimento. La Commissione deve mantenersi continuamente aggiornata sugli sviluppi della situazione, in costante rapporto con il governo regionale e lo stesso consorzio, ponendo quale ferma decisione quella di operare scelte politiche ben precise che portino al reale riequilibrio. Già entro l’approvazione della legge di stabilità e del collegato – ha concluso – bisogna procedere a scelte precise, sia politiche che economiche”.
Per la Cgil funzione pubblica è intervenuta Roberta Laurino, parlando di “una situazione di assoluta emergenza con il pignoramento in corso da parte di Enel, situazione da risolvere ad ogni costo per non paralizzare la situazione del consorzio, a partire dall’azione di depurazione dei fanghi, evitando danni notevoli per l’ambiente. Due anni dalla 32 del 2014 sono troppi – ha proseguito – per uno screening della situazione che presenta continue e pesanti perdite. E’ giunto il tempo del fare, delle decisioni, senza ripetere sempre le stesse cose. Evitare la paralisi completa del sistema, definendo con urgenza un piano industriale per un consorzio da considerare all’interno di un sistema complessivo che si occupa di gestione della risorsa idrica”.
Enrico Gambardella della Cisl ha fatto riferimento “a due momenti fondamentali, il primo quando è venuto meno l’attivo contributo governativo alla gestione ed il secondo due anni fa, quando si è approvata una legge finalizzata solo al consorzio come se quest’ultimo non fosse parte di un sistema. Il tema – ha rappresentato – è quello del risanamento, avviando una vera politica industriale regionale, altrimenti si continuerà con il modello attuale senza futuro per il semplice fatto che è finito. Alle misure insufficienti va posta, come contro altare, l’integrazione con tutte le altre politiche industriali della regione”.
Vaccaro della Uil regionale ha fatto riferimento alla “differenza di operatività funzionale esistente tra il consorzio di Potenza e quello di Matera e se non è il caso di pensare ad una unica politica industriale con un unico progetto in grado di far rivivere una realtà, quella del consorzio della provincia di Potenza, ora amorfa”.
Antonio Corbo della Findiciha posto l’accentosul fatto che “quasi tute le aree industriali sono vuote, tranne qualche rara realtà. Occorre sviluppare una politica industriale che tenga conto di una logica di forte meritocrazia e delle adeguate competenze nella gestione. Ci si aspettava qualche risposta dai dirigenti regionali, ma non c’è stata e, quindi, siamo noi a dover dire che occorre abbattere i costi dell’energia elettrica, facendo ricorso all’energia alternativa in percentuale consistente, valorizzare il personale attraverso la finalità costituita dal raggiungimento dell’efficienza e di obiettivi prefissati e ben precisi Affrontare i problemi – ha concluso – non ascoltarli, ponendo in essere la veramission del consorzio, reale e tangibile”.
Al termine della discussione sul consorzio industriale di Potenza, la Commissione haespressoparere favorevole, a maggioranza, sul provvedimento di Giunta concernente l’ “Ente di gestione del Parco archeologico storico naturale delle chiese rupestri del Materano – Variazione di assestamento al bilancio di previsione anno 2016 e pluriennale 2016/2018”. Sì dei consiglieri: Miranda Castelgrande, Cifarelli e Bradascio, voto contrario del consigliere Leggieri, astensione da parte del consigliere Romaniello.
Hanno preso parte ai lavori della seconda Commissione, oltre al presidente Giannino Romaniello (Gm), i consiglieri Luigi Bradascio (Pp), Carmine Miranda Castelgrande, Vito Giuzio, Piero Lacorazza, Mario Polese, Roberto Cifarelli (Pd), Gianni Rosa (Lb-Fdi), Gianni Leggieri (M5s), Michele Napoli (Pdl-Fi), Aurelio Pace (Gm).