Un sindacato “in piena salute”, con oltre 34mila iscritti e un incremento del 7 per cento in più in un anno, punta su tre elementi – giovani, territorio e comunità – per adeguare al meglio alla “mission” di “sindacato delle persone”. E’ il “messaggio” che la Uil di Basilicata lancia dalla Prima Assemblea regionale di organizzazione che si è tenuta al Centro Congressi Cecilia di Tito con l’obiettivo di parlare a se stessa per parlare agli altri, in primo luogo ai cittadini ma anche ad istituzioni, forze sociali e politica.
Un progetto ambizioso che viene da quello che Annalisa Percoco ha definito un “luogo di straordinaria passione” e muove dal rinnovato protagonismo dei soggetti in campo. Antonio Deoregi, segretario regionale organizzativo li ha declinati: i giovani anticipano i cambiamenti, li esprimono, li determinano. Sono tra i principali protagonisti delle trasformazioni sociali e culturali. Studiare, dunque, le nuove generazioni ci permette di leggere ed interpretare il nostro tempo. Il territorio non è una proprietà di cui possiamo spadroneggiare a nostro piacimento; il territorio è un dono, è un dono meraviglioso. La Comunità è tutto ciò che è “Bene comune”. La UIL di Basilicata – ha aggiunto Deoregi – in questi anni ha continuato a crescere sia sul piano culturale e politico sia su quello organizzativo ed associativo. Noi abbiamo sempre espresso, senza tentennamenti, le nostre posizioni per difendere i diritti dei lavoratori e dei cittadini lucani anche contro le scelte politiche, a volte assurde, della nostra Regione. Queste valutazioni, non sono secondarie rispetto alle nostre scelte organizzative che, sia dal punto di vista culturale che operativo, ci dicono che la UIL deve essere sempre più vicina ai lavoratori, ai pensionati ed a tutte le persone che, per risolvere i propri grandi e piccoli problemi si rivolgono a noi, che hanno bisogno della UIL. Abbiamo il dovere – ha continuato Deoregi – di ascoltarli, di proteggerli e di aiutarli a risolvere i loro problemi. E’ un obbligo morale e politico per tutta la nostra Organizzazione. Da qui la necessità di abbattere gli steccati fra categorie, strutture confederali e tutto il nostro mondo dei servizi, per creare un sistema a RETE affinché ovunque ci possa essere la UIL: nelle fabbriche, in tutti i luoghi di lavoro e nel territorio con persone che lavorano con competenza, educazione, pazienza e rispetto verso tutti, privilegiando gli iscritti, senza sacrificare o respingere gli altri. Non è proponibile un modello di sindacato circoscritto alla volontà dei singoli, ma abbiamo bisogno di un gruppo che raccolga ed elabori idee e proposte per farle diventare patrimonio di tutta la UIL.
E nella “Basilicata laboratorio” di cui ieri ha parlato il direttore del Censis Giorgio De Rita il “cambio di passo” della classe politica è un’urgenza. Lo ha ribadito il segretario regionale della Uil Carmine Vaccaro con il nuovo appello a “ripartire” perché – ha detto – “la classe dirigente della regione è ferma da un pezzo e non riesce a dare risposte alle esigenze principali di giovani, donne, anziani a cominciare dal lavoro e dal benessere sociale”.
Un monito che da molto tempo Vaccaro periodicamente rivolge alla politica. Oggi – ha sottolineato Vaccaro – siamo chiamati a dare un nuovo senso alla Uil. Ed un nuovo senso non può che essere quello della ripresa del riformismo, un luogo del fare operoso dove le questioni del Paese sono assunte come nuovo impegno e nuova responsabilità per la missione moderna e avanzata del sindacato. Il riformismo è una scelta talvolta scomoda. Una scelta ad oltranza. E non è il luogo della neutralità. La sua osservanza, piuttosto, non è tanto e non è solo un obbligo, un dovere ma è soprattutto un abitudine, un volere. Ritrovare i luoghi del lavoro come luoghi del fare e non solo del pensare – ha detto – è stata una scossa salutare che consiglio a molti miei colleghi patologicamente innamorati di comodità e privilegi e colpevoli di aver abbandonato i laboratori di sintesi, dove il riformismo si mescola col coraggio. Senza il ritorno nei luoghi del fare e del lavoro la possibilità di riscatto e di cambiamento del sindacato rimane compromessa. E infine: oggi la politica deve abbandonare le vecchie logiche che l’hanno caratterizzata e mettere in campo etica e moralità. Non lo chiede la UIL, è il tempo che lo chiede.
Anche per questo la UIL di Basilicata ha saputo rimettersi in gioco, ha capito che era necessario interpretare il disagio dilagante ed ha ridisegnato il proprio modo di essere organismo di rappresentanza per mettere in campo idee e proposte funzionali allo sviluppo ed alla ripresa produttiva ed occupazionale in regione. Per il segretario generale Carmelo Barbagallo – che insieme a quello organizzativo Pierpaolo Bombardieri ha partecipato all’Assemblea – la Basilicata come il resto del Sud ha bisogno di investimenti per sviluppo ed occupazione passando dal Patto per il Sud, l’accordo Stato-Regioni, ad opere infrastrutturali, cantieri, occasioni per tenere i giovani sui territori. Il patto di stabilità europeo sta soffocando la nostra Europa che rischia, essa stessa, insieme a noi, di morire di austerità. Negli ultimi 20 anni – ha ricordato Barbagallo – l’Europa non è progredita, si è involuta. Si costruiscono muri piuttosto che ponti. Non era questa l’Europa che i nostri Padri avevano sognato e non vorrei che fosse questa l’Europa che consegniamo ai nostri figli. Dobbiamo fare qualcosa per evitare il declino. A questo proposito – ha sottolineato il leader della Uil – condivido le proposte fatte dalla Ces che possono dare un contributo alla costruzione di un’Europa migliore. Noi – ha concluso Barbagallo – puntiamo a un’Europa di sviluppo, di occupazione e di solidarietà nella quale il Sud sia luogo di attenzione sociale”.