Confindustria Basilicata, insieme alle sue aziende e con la collaborazione delle Camere di Commercio di Potenza e Matera, parteciperà con un proprio stand all’Offshore Mediterranean Conference, la fiera biennale del petrolio e dell’offshore di Ravenna, giunta alla XIII edizione e che quest’anno si terrà dal 29 al 31 marzo.
“Ravenna – spiega il presidente di Confindustria Basilicata, Pasquale Lorusso – rappresenta l’appuntamento più prestigioso chele aziende del settore si danno, ogni due anni, per conoscersi, confrontarsi ed entrare in contatto. Quest’anno abbiamo deciso di esserci anche noi per offrire un’opportunità alla nostre imprese, vere eccellenze produttive dell’Oil&Gas, che, lavorando ormai da anni con le più importanti multinazionali del settore come Eni, Shell e Total, hanno sviluppato specifiche competenze e soluzione a elevati standard qualitativi e tecnologici”.
Sono complessivamente 125 le aziende del settore Oil&Gas che operano in Basilicata, per un totale di più 3.000 lavoratori coinvolti (tra occupazione diretta e indotto), a cui si aggiungono altri 10.000 se si considera anche il supporto complessivo delle royalties all’economia regionale. Il peso dell’industria estrattiva è pari al 16 per cento del Pil della Basilicata. La regione, con i suoi 78 mila barili estratti al giorno, a cui si aggiungono, i 25 mila di gas, è la prima in Italia in termini di produzione di idrocarburi in Italia. Una realtà produttiva solida e strategicadi cui l’Associazione degli industriali lucani interpreta quotidianamente i bisogni e che quest’anno intende rappresentare con orgoglio all’Offshore Mediterranean Conference. Anche attraverso l’associazione Basilicata Oil Contractors NetWork – B.O.C. NetWork, espressione, anch’essa, di Confindustria Basilicata.
Lo stand di Confindustria Basilicata, allocato nel padiglione più prestigioso della fiera, sarà una vetrina non solo per le aziende del settore, ma anche per la stessa regione. Sarà allestita, infatti, una parte della mostra Basilicata Another Dimension, che – dopo il successo dell’esposizione artistica a Casa Cava nei Sassi di Matera – farà apprezzare il lavoro artistico dei due fotografi Philippe Antonello e Stefano Montesi anche fuori dalla regione. Si tratta dei 12 pannelli fotografici che raccontano la Basilicata da una prospettiva insolita: quella tridimensionale. Le immagini raccontano le specifiche realtà produttive – dall’agroalimentare, all’Ict – in 3D (da guardare, quindi, con occhialini tridimensionali).
Un progetto realizzato l’anno scorso con la partnership unica di Eni, che all’interno di Confindustria Basilicata è rappresentata da Manuela Liverzani Presidente della Sezione Energia Ambiente e Utilities, e che ha portato pure alla realizzazione di una Open library con oltre 300 scattati da fotografi emergenti.
La partecipazione a Ravenna sarà, quindi, una preziosa occasione non solo per le aziende del settore, ma anche per la promozione del territorio.
Oltre alla collaborazione delle due Camere di Commercio, Confindustria Basilicata partecipa a Ravenna anche con la sua società di Formazione, Conforma, certificata da Sistemi Formativi Confindustria – che da anni offre, con professionalità e competenza, servizi formativi nel settore Oil&Gas.
Intervento di Francesco Somma, Vicepresidente di Confindustria Basilicata Energia e Ambiente
Insieme alle nostre aziende, quest’anno, saremo per la prima volta all’Offshore Mediterranean Conference di Ravenna.
La partecipazione alla fiera biennale dell’Oil&Gas sarà un’importante occasione per rilanciare un messaggio che ci sta molto a cuore: il petrolio, nell’imprescindibile rispetto dell’ambiente e della salute umana, può e deve rappresentare un’opportunità per la nostra regione.
Mai come in questo momento è necessario sgombrare il campo da analisi preconcette o peggio ancora strumentali. Miope è il punto di vista di chi ritiene che le estrazioni equivalgano ad un’automatica rinuncia alla tutela ambientale e quindi alla penalizzazione di altri settori economici strategici, come l’agricoltura o il turismo.
La conferma più inequivocabile di questo arriva proprio dall’Emilia Romagna. Una regione che testimonia la possibilità di perfetta convivenza tra industria estrattiva, pesca e turismo. La costa adriatica è quella in cui contemporaneamente si sono sviluppate le estrazioni offshore, l’industria turistica tra le più importanti del paese, e una filiera agroalimentare e ittica di assoluta qualità. Dunque negli anni, un’industria ha aiutato l’altra.
Salute del territorio, del mare e delle persone e petrolio non sono inconciliabili. E’ chiaro che la loro coesistenza richiede l’opera di un sistema istituzionale preposto ai controlli autorevole e credibile che faccia da garante a che le attività estrattive si svolgano nel massimo rispetto dell’ambiente circostante e delle popolazioni che vivono nelle aree da esse interessate.
Non si può negare che lo sfruttamento delle risorse del sottosuolo abbia portato in Basilicata benefici concreti al territorio e a chi lo abita: non solo royalties versate a Regione e Comuni, ma anche occupazione (diretta e indiretta), stimolo alla nascita di nuove attività, anche in altri settori.
Il territorio (Regione e i comuni interessati dalle estrazioni) ha ricevuto oltre 1 miliardo e 800 milioni circa di sole royalties dall’inizio delle estrazioni. Il Pil pro-capite, in Basilicata, è il più alto tra le regioni limitrofe e quello con il trend crescente più marcato. Dal 2005, il Pil lucano è infatti cresciuto, a fronte di una tendenza più stabile (quando non negativa) delle altre regioni del Sud.
Certo le attese del territorio, soprattutto nel periodo di lunga crisi che il paese ha attraversato, sono state e rimangono superiori alle ricadute effettive, ma non è certo con l’opposizione preconcetta alle attività estrattive che esse possono trovare migliore soddisfazione.
La crisi è stata dura e si è fatta sentire pesantemente anche in Basilicata, con una forte contrazione del mercato del lavoro. Va detto, però, che, in regione, il tasso di disoccupazione è molto inferiore rispetto al resto del Mezzogiorno, sia come peso percentuale, che come tendenza.
La presenza di un introito significativo derivante dalle royalties per le casse delle istituzioni pubbliche locali contribuisce, inoltre, a ridurre la pressione fiscale. La Basilicata applica addizionali regionali inferiori a tutte le Regioni limitrofe. In generale, la regione avrebbe ampi spazi per incrementare la fiscalità locale, ma si può permettere di non farlo.
Il polo estrattivo ha contribuito anche a una più larga diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro e della cultura d’impresa. A Ravenna, infatti, offriamo una vetrina ad aziende che da tempo hanno varcato i confini regionali e che si candidano a essere contractors nazionali e internazionali della filiera Oil&Gas. Le professionalità lucane hanno saputo cogliere le opportunità delle estrazioni in Basilicata.
Anche l’attività turistica in Basilicata è aumentata significativamente negli ultimi anni. Nel 2015 la regione ha registrato un incremento di arrivi del 16,5%, contro il 3,3% di aumento a livello nazionale. A riprova che il petrolio non esclude la valorizzazione del patrimonio artistico, culturale e ambientale.
E’ evidente che i punti di debolezza della regione sono ancora tanti. Ma i numeri dimostrano che il sistema economico lucano tiene meglio delle altre regioni del Sud anche grazie alle estrazioni. Se non ci fosse stato il petrolio, probabilmente in questi anni le cose sarebbero andate molto diversamente. Allora il dilemma dovrebbe essere non “petrolio si-petrolio no”, ma come fare in modo che possano essere raggiunti i massimi benefici possibili, garantendo la massima tutela di salute e ambiente. La ricchezza del sottosuolo della Basilicata ha rappresentato e deve rappresentare un punto di forza e Confindustria Basilicata è pronta a fare la propria parte perché lo sfruttamento delle fonti fossili, insieme a quello delle rinnovabili, possa sostenere lo sviluppo dell’economia lucana e un’occupazione altamente qualificata per giovani lucani.