Gianni Perrino, consigliere regionale Movimento 5 Stelle. “L’ASM Matera snobbata dai medici: pericoloso campanello d’allarme”. Di seguito la nota integrale.
Mentre migliaia di medici usciti dalle universià italiane volano all’estero per esercitare la professione, a Matera si fa fatica a reperire professionisti. Volevamo approfondire il contenuto delle dichiarazioni rilasciate qualche settimana fa, e per questo abbiamo insistito per audire Quinto in IV commissione, audizione che si è tenuta mercoledì 30 marzo.
Quella descritta da Quinto è l’ennesima situazione paradossale di cui si rende protagonista la nostra sfortunata regione. Sembrava quasi sconsolato il direttore generale quando ha snocciolato i dati di quello che appare essere un drammatico bollettino medico delle assunzioni impossibili da effettuare.
La ricerca di personale, avviata attraverso avvisi pubblici per posti a tempo determinato, è stata effettuata per le posizioni nei reparti di radiologia, ortopedia e medicina d’urgenza e le selezioni si sono concluse così:
– medicina interna: su 6 idonei, 1 solo assunto e i restanti 5 decaduti;
– medicina d’urgenza: 16 persone idonee, di cui 8 decaduti per rifiuto e 8 che hanno preso servizio; di questi, 3 hanno presentato dimissioni dopo poco tempo;
– ortopedia: su 10 idonei solo in 2 hanno preso servizio;
– ematologia: l’unico candidato non ha preso servizio;
– psichiatria: dei 25 idonei solo in 5 hanno firmato l’assunzione.
Anche per il concorso per un posto da primario in pediatria è apparsa emblematica la candidatura di una sola figura professionale.
I motivi di questa situazione kafkiana non possono essere di certo economici, dato che le buste paga dei medici si rifanno a quelli che sono i contratti nazionali. Secondo le dichiarazioni di Quinto, l’Ospedale di Matera e quello di Policoro, non avrebbero appeal per i professionisti in circolazione, i quali preferirebbero ospedali in contesti territoriali meno isolati e con maggiore utenza. Inoltre, anche quelli che decidono di firmare un contratto, optano prontamente per avviare le procedure di mobilità (cosa fortemente osteggiata anche con forzature alle norme da parte del direttore generale) oppure rifiutano in seguito perché attratti da offerte più gratificanti.
Dalla discussione tenutasi in commissione, emerge che andrebbero rivisti anche i criteri di organizzazione dei corsi di specializzazione che, a detta degli esperti, creano una sorta di imbuto nella professione medica, essendo i posti nettamente inferiori al numero dei laureati in medicina provenienti dalle università italiane.
Urge quindi una seria riflessione sulla organizzazione generale del sistema sanitario nazionale, altrimenti si rischia di penalizzare ulteriormente realtà territoriali complicate come quelle della Basilicata. Le riorganizzazioni territoriali (o presunte tali), spesso basate su calcoli elettorali e guerre di campanile, non bastano. La Giunta e il Consiglio Regionale si devono prontamente attivare per fronteggiare questa crisi di sistema che si presenterà su tutto il territorio nazionale e sulla quale sono stati già lanciati i primi allarmi. Bisogna mettere in campo tutti gli sforzi per imporre all’attenzione del ministro competente queste storture. Altrimenti il rischio è quello di corrodere ulteriormente il diritto alla salute per gran parte dei cittadini, cosa che farebbe gola alla enormità di interessi privati che gravitano attorno al sistema sanitario nazionale.
Infine, un esame di coscienza dovrebbero farlo coloro che nei decenni addietro hanno utilizzato la sanità regionale per soddisfare meri fini di bottega e clientelari, a scapito della qualità delle prestazioni erogate ai pazienti.