Disporre di un chiaro quadro della situazione aiuta gli investitori a fare le scelte giuste, soprattutto nel caso delle materie prime quali il petrolio e i metalli preziosi, che sono soggetti ai cambiamenti naturali e alle evoluzioni nelle tecniche estrattive. In questi ultimi giorni si è molto parlato di VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale che non è stata resa obbligatoria per quanto riguarda la prospezione in mare attraverso gli airgun e neanche per la coltivazione degli idrocarburi, in mare così come nella terraferma. Vi sono dei limiti stabiliti, quali 182.500 tonnellate di petrolio e 182,5 milioni di Mc di gas su base annua e la scelta di abolire la VIA è parte di una bozza di decreto che è stata proposta dal governo in merito al recepimento delle normative europee e che si propone molto favorevole per le multinazionali, sicuramente molto meno per l’ambiente.
Un’analisi riportata da IlCorsivoQuotidiano evidenzia come sia interessante rivolgersi all’articolo 25 del codice di riferimento, il quale riporta che le multinazionali non devono smontare le piattaforme alla fine della produzione, siano esse esistenti o ancora da costruire. La stessa regola interessa i gasdotti e gli oleodotti sottomarini che sono connessi alle postazioni di estrazione petrolifera. Si tratta di un risparmio di tante centinaia di migliaia di euro per le aziende impegnate nell’estrazione, considerando che sono molte le postazioni che devono essere smantellate e centinaia le tubazioni che sono sul fondo marino e che devono essere bonificate. Ma la strada per farlo non passa attraverso le multinazionali del petrolio, che non dovranno occuparsi di questa fase post estrazione.
Il governo si è quindi mosso per quanto riguarda i progetti petroliferi che devono essere avviati, ma potrebbe mutare il rapporto di dialogo con i cittadini. Le associazioni e gli enti che sono contrari all’impiego di certe tecniche avevano finora 60 giorni di tempo per depositare le loro osservazioni. Molto di questo è legato alla controversa tecnica dell’airgun e anche alla coltivazionedei giacimenti, quindi allo scavo dei pozzi.Con l’entrata in vigore delle nuove norme, in particolare della 52/2014/UE, l’estrazione potrebbe basarsi su due direttive di progetto, dove la prima chiede che venga fatta la VIA, mentre i progetti che vengono inseriti nella seconda lascerebbe a ogni stato membro la scelta se fare la VIA oppure eseguire uno screening sulla base di alcuni fattori, quali la sensibilità della popolazione sui temi e le condizioni del territorio.
Un tempo i progetti della VIA erano inseriti anche nei progetti della seconda lista, ma così forse non sarà più. In termini semplici, non si potranno depositare osservazioni e la voce dei cittadini sarà meno ‘ascoltata’. In molti hanno gridato al regalo alle multinazionali del petrolio che si muovono nel paese, ma quale può essere il beneficio per il mercato e per un paese come l’Italia? A conti fatti, si potrebbe trattare di una produzione più abbondante e anche di un prezzo meno oscillante, con beneficio per il consumatore finale. A rimetterci saranno i diritti dei cittadini e l’ambiente ma da quando il petrolio è stato scoperto si tratta dell’eterna lotta fra il potere dell’economia e la voce del popolo.