Mario Di Dio, Responsabile regionale dei Verdi della Basilicata e Giuseppe Amodeo, Presidente regionale VOLA (Volontari per l’Ambiente) in una nota congiunta si schierano al fianco dei cittadini, delle associazioni sportive e del comitato spontaneo di Costa della Gaveta e Piani del Mattino di Potenza e al fianco dei cittadini di Vietri di Potenza e di Savoia di Lucania che si oppongono all’eolico selvaggio. Di seguito la nota integrale.
Diciamo subito, a scanso di equivoci, che non siamo contrari all’eolico, ma siamo contrari all’ “eolico selvaggio”. Tale modo di concepire l’eolico non presenta nessun vantaggio per l’ambiente, e per la collettività , ma solamente per le lobby del vento e qualche parassita che si infila nella scia dell’affare e trae qualche beneficio economico.
Partiamo con l’osservare che la Regione Basilicata ha legiferato in maniera poco chiara dando adito ad interpretazioni che di fatto aggirano o strumentalizzano il principio ispiratore della produzione di energia pulita. Diciamo pure che questa situazione regionale porta ad una naturale avversione verso l’eolico e le energie pulite. La tal cosa è palesemente antieducativa e forse a qualcuno conviene cosi si possa apprezzare meglio le trivelle e il petrolio della nostra regione.
Fuori da congetture una cosa è certa, che fintanto che regnerà questa poca chiarezze legislativa, i tanti comitati spontanei e le tante petizioni firmate da moltissimi abitanti di diffida nei confronti dei Comuni interessati a rilasciare ulteriori autorizzazioni in “modo indiscriminato”, che sicuramente portano avanti una lotta sacrosantacontro il pericolo ambientale ed il pericolo per la salute pubblica, si possono mettere l’anima in pace perché le lobby del vento sono in una botte di ferro.
Per tutte queste ragioni, siamo al fianco dei cittadini, delle associazioni sportive e del comitato spontaneo di Costa della Gaveta e Piani del Mattino di Potenza e al fianco dei cittadini di Vietri di Potenza e di Savoia di Lucania che si oppongono all’eolico selvaggio. Il pericolo per le località Boscariello e Toppo Iacanella e la Guardiola di Vietri di Potenza (con un parco eolico di 30MW, in precedenza era previsto da 45 MW con 9 aerogeneratori da 2 MW) e nella zona di Santa Maria a Savoia di Lucania ( con altre 6 pale eoliche da 2 MW), oggetto dell’ennesima speculazione . Contro questi parchi eolicisono mobilitati, giustamente, associazioni ambientaliste e associazioni di categorie agricole che vogliono tutelare le peculiarità dei loro territori, ricco di abitazioni e di non trascurabile pregio paesaggistico ed ambientale.
La Basilicata produce un forte surplus di energia perché negli ultimi anni si è purtroppo riempita di pale eoliche, impianti fotovoltaici, centrali turbogas e a biomasse. Noi denunciamo tutto questo e mettiamo in evidenza, con chiarezza, che da troppo tempo si è sostituito il corretto impiego ed uso delle energie alternative con il saccheggio del territorio senza regole e controlli. Sugli impianti che si è voluto far sorgere a Contrada Costa della Gaveta e Piani del Mattino del Comune di Potenzala Regione si dovevapronunciare con un secco “no” nell’ambito della procedura che deve essere di valutazione di impatto ambientale perché è un impianto solo nel nome “MINI” in quanto , sia dagli elaborati che dal frazionamento del terreno interessato, produrrà una potenza superiore a quella per la quale non è sufficiente la sola autorizzazione del Comune di Potenza. E’ ora, quindi, che la Regione Basilicata superi definitivamente le troppe ambiguità riemerse ultimamente sulla materia e cerchi di supportare i Comuni, lasciati troppo spesso alla mercè di potenti lobbies che cercano in ogni maniera di condizionare amministrazioni locali sempre più alle prese con gravissimi problemi di bilancio.
E ancora: Perché quasi tutti gli impianti eolici sono installati dalle nostre parti? Forse il vento in altre parti d’Italia non soffia? Certo , siamo coscienti, che la necessità di produrre energia pulita e rinnovabile è una priorità per la nostra economia e per la nostra società, ma, sembra, che gli incentivi che lo Stato ha previsto per chi produce energie provenienti da fonti alternative e rinnovabili, si stanno dimostrando un colossale affare per chi questi impianti li realizza. Gli interessi che ruotano attorno a questo settore sono immensi e, come spesso succede, si inseriscono società legate alle mafie tant’è vero che in Sicilia ed in Calabria ci sono stati diversi interventi della magistratura per smascherare il malaffare.
Nella nostra regione il numero di impianti che ricavano energia dal sole e dal vento spuntano come i funghi. Più delle volte le popolazioni interessate si sono opposte all’invadenza di pannelli fotovoltaici e torri eoliche gigantesche perché situate in prossimità di centri abitati o in luoghi paesaggisticamente rilevanti o troppo vicini ai luoghi dove la gente vive e ci lavora.
Insomma la materia è regolata da leggi dello Stato e da legislazione regionale che fa riferimento al Piano di Indirizzo Energetico Ambientale Regionale (PIEAR) e ad una legge, la n° 1 del 2010 (norme in materia di indirizzo energetico ambientale regionale), sempre nel 2010 la Regione Basilicata ha inteso apportare una modifica alla legge 1/2010 disciplinando in maniera differente la materia eolica relativamente agli impianti di potenza inferiore a 200 KW (L.R. 21 del 12/02/2010) che, di fatto, ingenerando confusione ed incertezza sull’applicazione delle stesse leggi e normative.
Uno su tutti, il legislatore ha inteso differenziare i grandi impianti eolici da quelli di potenza ridotta in modo da incentivare anche l’utilizzo del cosiddetto “minieolico”, impianti immaginati per le esigenze dell’utenza sparsa sul territorio, per esempio fattorie, aziende agricole; la ratio della norma è condivisibile, con un investimento “incentivato” un privato riesce a recuperare in poco tempo la somma investita e “vendere” al gestore della rete elettrica il surplus di energia prodotta.
Il punto è che i soliti furbi, complice una normativa carente, cercano di approfittare per fare cassa a spese dei contribuenti, si di tutti noi in quanto gli incentivi statali sono prelevati da un fondo costituito da una maggiorazione sulla bolletta elettrica che ogni utente è costretto a pagare.
Senza trascurare l’assenza, spesso, di sicurezza perchècostruiti troppo vicini alle abitazioni con grave rischio in caso di incidente, da non trascurare l’inquinamento acustico causato dal movimento delle pale che rendono un inferno la vita di chi ci abita a pochi metri.
Spesso sono troppo vicini alla strada pubblica per cui la torre si verrebbe a trovare a distanza irregolare da quanto previsto dal Codice della Strada. Ed infine, il controllo andrebbe fatto dalle autorità competenti, perché ogni generatore conferisce l’energia elettrica prodotta ad un’unica cabina di trasformazione in palese violazione delle norme in vigore?
Una soluzione potrebbe essere l’eolico offshore, in pieno mare sono ottimali impianti talassometrici, impianti eolici e geotermici, come dimostrano i recenti annunci riguardanti la realizzazione della prima piattaforma geotermica offshore in acque italiane. Gli scienziati hanno già individuato altre fonti di calore nelle acque italiane che potrebbero arrivare a coprire il 10% di tutto il fabbisogno nazionale.
Un’applicazione più concreta in mare aperto e già attiva permette invece di sfruttare la forza del vento e trova dimostrazione pratica già in Danimarca dove troviamo un parco eolico offshore tra i più grandi al mondo. Il complesso di 90 turbine Siemens genera elettricità per 200 mila famiglie: visti i feedback positivi, anche in Francia si sta cercando di replicare il progetto al largo nelle coste in Normandia, attraverso un parco eolico da 10 miliardi di euro capace di erogare 3 GWatt di potenza.
E se proprio la Francia, uno dei principali produttori di energia nucleare, sta puntando con forza verso il rinnovabile, la direzione e la presa di coscienza sono emblematiche. Certo i problemi relativi alle installazioni offshore non mancano: oltre alle polemiche puramente a tutela del paesaggio restano da capire gli effetti collaterali sugli uccelli migratori, sulle problematiche legate alla navigazione, al “danno turistico”: deturpando il paesaggio e le sue bellezze, potrebbero registrarsi diminuzioni delle prenotazioni turistiche legate al degrado delle condizioni naturali.
Ma i vantaggi sono molti, soprattutto per il nostro territorio: i limiti intrinsechi della morfologia geografica italiana permettono l’appoggio dei piloni delle piattaforme sul fondo marino anche a distanze più elevate dalla costa rispetto agli altri Paesi: i parchi eolici tradizionali non possono infatti essere posati su fondali profondi più di 70 metri. Il mar adriatico rispetta esattamente questi limiti anche a distanze rilevanti: maggiore è lo spazio dalla costa minore è l’impatto ambientale, il quale è sicuramente inferiore a quello registrato su installazioni onshore. Oltre a questo le installazioni offshore permettono di sfruttare maggiore potenza eolica disponibile ed aumenta quindi l’efficienza sugli impianti.
La variabilità degli impianti offshore è ancora elevata ma l’energia pulita che ne deriverebbe potrebbe compensare molti potenziali rischi sull’ecosistema: compiere scelte sulle strategie di approvvigionamento significa decidere la sostenibilità economica a lungo termine.
Consideriamo il lavoro compiuto in questi anni, le prospettive per abbattere ancora di più l’impatto ambientale, concrete. Discorso analogo per la tecnologia applicata alle turbine: dal 2009 si è aumentata la profondità di uso di quasi 10 metri. Questo permetterà di sfruttare venti più forti e costanti presenti al largo delle coste, ottimizzando il rapporto costi/benefici.
Certo ogni fonte di energia alternativa ha i lati positivi e negativi. Tra i lati negativi non possiamo comprendere una cattivissima legge regionale cui proponiamo di mettere, con urgenza, mano.