Sulla riqualificazione di piazza della Visitazione e la crisi che ha travolto l’Amministrazione Comunale di Matera guidata dal sindaco De Ruggieri si registra l’intervento dell’onorevole Vincenzo Viti, in cui si esprimono alcune riflessioni dopo la nota già pubblicata sul tema dall’ingegnere Pier Giorgio Corazza. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Piergiorgio Corazza, uno dei professionisti più colti e discreti che si siano misurati con la vicenda materana del dopoguerra, ha affidato ad una prosa stringata ma efficace il suo pensiero sulla “Piazza della Visitazione” accompagnato da un sommesso commento,che poi sommesso non è, circa “l”assenza di un’idea di città”.
Credo sia delittuoso non accettare la provocazione di Corazza rivolta ad una città che vive in apnea, in un tempo di sciagurata souplesse, con la politica che gioca ai quattro cantoni di fronte alla urgenza che si trovino le forme (anomale ed eccezionali quanto si vuole) per un governo di unità cittadina. Non un governo di salute pubblica ma, appunto, di ragione pubblica. Operazione che pretende coraggio, sopratutto proiezione sugli interessi della città che trascendono l’infelice natura del paesaggio municipale sortito dal dopoelezioni. Mentre la danza con il cerino in mano rischia di finire in una mucillaggine senza dignità,nell’asfissia della politica ridotta a piccolo contrattualismo e perciò al fallimento cui nessuno, proporzionalmente, potrebbe sottrarsi.
Immagino la definizione di un’Agenda su alcuni punti chiari e condivisi e sul metodo della massima pubblicità delle scelte, definita con chi ci sta e in nome del dovere di onorare l’impegno che volge al 2019 (o realisticamente al 2020), sottoscritta di fronte alla città e ad un Consiglio Comunale restituito alla sua effettiva missione.
Solo in questo quadro avrebbe senso riprendere la provocazione di Corazza, costruita peraltro su riflessioni sensate. Egli ripercorre l’intera sequenza del lavoro progettuale realizzato fin dagli anni ’50. E si sofferma sul1974. Io c’ero presiedevo un agguerrito gruppo DC, c’era Buccico, c’era una autorevole Amministrazione guidata da democristiani e socialisti (sindaco Gallo), c’era un partito comunista non solo autorevole ma partecipe. Fu un’esperienza riformista ricchissima, direi fondativa, trattandosi di un’Amministrazione che progetto’ e concluse, ricorda Corazza, la costruzione delle sedi del Comune e del Tribunale. Anni di fervore politico e realizzativo,che registrarono l’avvio dell’interramento della ferrovia che divideva la città ( piuttosto che il suo trasferimento oltre la mobile periferia urbana) :opera saggiamente immaginata con una vena futuristica e profetica che ci espose al futile cazzeggio dei grandi quotidiani (Matera come Tokyo o New York,remember?).
Corazza ricorda il concorso indetto dal Ministero dei Lavori Pubblici che, sulle orme della realizzazione della nuova Sede comunale (priva, allora come ora, della sede consiliare)e del Tribunale, si pose il tema di “cosa fare” della Piazza della Visitazione : hub intravisto già allora come strategico. Progetto vinto da Aymonino e Panella e mai realizzato, su cui è giusto ritornare. Fino al concorso del ’93 ” che non sapeva quel che voleva” ma che postulava il contributo più libero alla creazione di un Centro civico che riorganizzasse le grandi funzioni urbane: mobilità, amministrazione, agorà. Così da raccogliere e distribuire le correnti di traffico e strutturare un’offerta di servizi in uno schema in grado di alleviare dalla pressione che tuttoggi costringe la viabilità interna ad un infernale gioco dell’ oca.
Piergiorgio consiglia di tornare al progetto Aymonino,per la verità tuttora di straordinario interesse, salvo che per le costrizioni che oggi subirebbe per via delle scelte successivamente determinate e per l’esigenza di una rivisitazione che lo ricollochi nella nuova geografia urbana e nella nuova grammatica dei servizi che si domandano oggi ad una città che si ricordi di vivere una ambizione quaternaria
Corazza non si limita a ricordare l’impresa di Aymonino, nome caro alla storia dell’urbanistica, ma richiama al riesame dei 27 progetti che sono andati accumulandosi nel tempo, compreso quello delle Archistar voluto da Buccico Sindaco.
Mi pare una scelta di buonsenso, che non contraddice la opportuna petizione sottoscritta dai Sindaci di varia generazione e ispirazione, ma vorrebbe regolarne medodo e tempistica :nel senso che, più che una nuova illuminante delegazione esterna, servirebbe un serio lavoro di recupero del giacimento di idee, non tutte avvizzite, di cui la città dispone. Opera cui potrebbe applicarsi il genio locale se utilizzato con spirito repubblicano.
Consiglio perciò di non lasciar cadere l’invito di Piergiorgio. Usciamo dalla babele di una città che vive gli spasmi di una stagione infelice. E ripieghiamoci sul “che fare?” oggi, con chi ci sta. Perché la città “serva” ancora.
Vincenzo Viti