In questo momento La Val d’Agri, in Basilicata, non è contenta di Eni. “C’è stato un distacco, ci sono stati problemi ambientali e problemi di delusione perché lì investiamo tanto, ma creiamo poco lavoro. Il settore è capital intensive quindi servono tanti soldi, si investe molto ma quando c’è la produzione si arriva ad un occupazione tra diretti e indiretti di 3.700 persone”.
Così ha detto Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni, in occasione dell’assemblea degli azionisti. Eni sta valutando comunque il progetto sul lancio di un polo biopetrolchimico da realizzare in Val d’Agri “per compensare il fatto che la nostra attività non riesce a far esplodere l’occupazione“.
“Siamo sicuramente disposti a investire in Val d’Agri“, ha detto Descalzi, definendo l’area un “posto che dobbiamo curare e sviluppare”. Eni è pronta a investire più di tre miliardi di euro nel sito, ma è necessario che abbia il consenso della popolazione. In Val D’Agri “si possono investire miliardi; raddoppiare-triplicare la forza lavoro, ma il tutto deve avvenire in un certo clima, con il consenso non solo delle istituzioni ma anche della popolazione. Gli investimenti possono essere fatti solo se c’è un accordo reale, un dialogo reale con la popolazione“
D’altronde, “siamo lì da tanto tempo, è casa nostra. Abbiamo un accordo per produrre 104.000 barili, siamo a 80.000 barili, completando l’accordo ci saranno 300-400 persone che possono essere assunte, più l’indotto. E questo può essere fatto a zero impatto ambientale, utilizzando piattaforme esistenti senza consumare altro terreno”.
Le dichiarazioni sono state rilasciate in occasione dell’assemblea degli azionisti di Eni, che si è svolta giovedì 13 aprile 2017, è stata chiamata a esprimersi sul bilancio e sulla distribuzione degli utili di esercizio, a nominare il consiglio di amministrazione, il collegio sindacale, i rispettivi presidenti e su altri punti in materia di remunerazione. Gli azionisti hanno approvato tutti i temi all’ordine del giorno.
I progressi di Eni sono stati illustrati puntualmente da Claudio Descalzi, amministratore delegato di Eni:
“Nonostante il petrolio sia crollato del 65% e il gas del 45%, siamo riusciti a fare ottime plusvalenze nelle vendite”, sul modello della dual exploration, e siamo stati gli unici che hanno abbassato il debito. Siamo partiti con un leverage del 25% a fine 2013 e abbiamo finito con meno del 20% in tre anni, aumentando la cassa operativa e riducendo gli investimenti del 37%. Se questi non sono risultati eccezionali”. Così Descalzi, nel corso di un’intervista rilasciata a margine dell’assemblea degli azionisti, e in risposta all’osservazione sulla perdita di bilancio, che è stata superiore a 1 miliardo nel 2016.
Vittorio Prinzi (Associazione Bene Comune Viggiano) su progetto Descalzi-Eni per polo biopetrolchimico
Non so se il nuovo annuncio dell’ad Eni Descalzi sul progetto di un polo biopetrolchimico da realizzare in Val d’Agri, come ha spiegato lui stesso, per compensare il fatto che l’attività Eni “non riesce a far esplodere occupazione”, sia per la comunità valligiana l’attesa sorpresa dell’uovo di Pasqua. E’ comunque una gradita sorpresa anche se prima di una valutazione completa è indispensabile conoscere i dettagli del progetto, il numero di posti di lavoro generati, la localizzazione, i tempi di realizzazione, il progetto industriale, ecc. Soprattutto bisogna sgombrare il campo dall’esperienza negativa dei progetti di “chimica verde” che hanno visto in pochi anni chiudere stabilimenti dell’Eni. Di certo Descalzi raccoglie un’indicazione molto diffusa: far crescere attività produttive intorno al Cova con un distretto industriale vero e proprio. E’ il caso di ricordare che i Distretti industriali, sia pure non tutti in verità, stanno vivendo nel Paese una nuova fase di rilancio: il 27,5% delle aziende presente nei Distretti prevede un aumento del fatturato, il 25,8% un aumento della produzione, il 18,8% un aumento della redditività; più della metà delle aziende prevede una stabilità in quasi tutti i parametri considerati. Ancora: i distretti che hanno l’impatto migliore rispetto agli effetti della crisi sono quelli ad alta tecnologia, innovazione e con attività della filiera energetica. Dunque una conferma a riprendere l’impegno a favore del Distretto energetico lucano che continua a rappresentare uno dei grandi investimenti che la Regione, già da anni, attraverso l’approvazione del Piano energetico e ambientale, intende realizzare.
L’obiettivo è realizzare in Basilicata una rete di ricerca e trasferimento tecnologico in materia di energia per promuovere lo sviluppo di attività di ricerca, innovazione tecnologica ed alta formazione; stimolare all’insediamento nell’area di imprese che progettano e innovano; consentire di realizzare, con il supporto della Sel (Società Energetica Lucana), impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili. Si tratta di dare gambe al percorso individuato di una industrializzazione sostenibile per un territorio che già oggi contribuisce in maniera significativa al fabbisogno energetico nazionale. Il progetto va finalizzato alla messa in rete tutti gli elementi riferiti alla produzione energetica, e quindi non solo derivante dal petrolio e dal gas, ma anche all’eolico, al solare, all’idro-elettrico, all’agroenergia, e con essi a promuovere tra l’altro la ricerca, l’innovazione, la formazione e l’insediamento di imprese specializzate nella produzione di materiali innovativi, impiantistica e componentistica per il miglioramento dell’efficienza energetica.
Ben venga perciò il polo biopetrolchimico che fa guardare la comunità valligiana “oltre il petrolio” e il suo possibile sfruttamento negli anni evitando che in futuro resti solo la presenza ingombrante di quello che “è stato” il Cova.
Investimenti Eni, nota Emanuele De Nicola (Fiom-Cgil Basilicata)
Le dichiarazioni dell’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, “su possibili nuovi investimenti in Basilicata esterni alle estrazioni petrolifere” (in particolare per un progetto per la biopetrolchimica) possono “rappresentare un importante segnale di svolta nelle relazioni tra Eni, sindacati, comunità locali e lavoratori”. Lo sostiene, in una nota, Emanuele De Nicola della Fiom-Cgil lucana. “Senza abbassare la guardia sugli accertamenti e le verifiche ambientali degli ultimi mesi”, la Fiom Basilicata “auspica che si apra subito un confronto per conoscere i dettagli di questi investimenti, ribadendo che solo attraverso l’autorevolezza e l’autonomia delle Istituzioni, la trasparenza delle scelte e delle informazioni di Eni, si può invertire il clima di sfiducia e preoccupazione che giustamente – ha concluso De Nicola – sta interessando i cittadini e i lavoratori”.