Un’interrogazione urgente al Ministro per gli affari regionali e le autonomie e al Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare è stata presentata dall’on. Cosimo Latronico (Direzione Italia), sull’inquinamento legato alle attività del centro olio dell’Enia Viggiano. Latronico ricorda che “nel novembre 1998 Regione Basilicata e Eni siglarono un protocollo d’Intenti per l’estrazione di idrocarburi nella Val d’Agri, definendo azioni concordate, che tenessero in dovuta considerazione le esigenze del territorio, ed in particolare la realizzazione di sistema di monitoraggio ambientale, attraverso una rete di misura delle emissioni, una rete chimico-fisica in automatica con prelievo di campioni ed analisi di laboratorio, una rete di biomonitoraggio, una rete remote sensing, una rete sismica”. Alla luce della decisione assunta dalla Regione Basilicata che ha bloccato tutte le attività del COVA a seguito di controlli nei quali è stata rilevata la presenza di idrocarburi in un pozzetto in località Fosso del Lupo, cha fa temere l’interessamento di alcuni affluenti del fiume Agri, il parlamentare lucano chiede ai due Ministri se “siano state realizzate le reti per un monitoraggio ambientale integrato e chi le gestisce, verificando eventuali responsabilità per la loro mancata, o incompleta, costruzione e se non sussistano le condizioni affinché il monitoraggio e il controllo ambientale ricadano su un’agenzia come l’Ispra, per la portata dell’insediamento petrolifero lucano, che insiste in una zona ricca di risorse idriche e sensibile dal punto di vista geologico e se, nell’ambito degli ultimi avvenimenti, si rilevano inadempienze e ritardi da parte di Eni rispetto alle prescrizioni previste. Inoltre Latronico chiede ai due esponenti del Governo nazionale se, visto che la Regione ha sciupato ingenti risorse senza ottenere sviluppo economico ed occupazione e essendosi palesate difficoltà da parte degli enti locali di dotarsi di capacità progettuale, amministrativa e tecnica per investire tali somme, non ritengano di immaginare strumenti di controllo e di verifica per garantire la finalizzazione degli impieghi” .
Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale su chiusura COVA: “Atto dovuto e tardivo. E ora?” Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
Dopo la chiusura delle attività del COVA disposta dalla Regione Basilicata a ridosso delle festività pasquali, non possiamo esimerci dall’esprimere tutta la nostra preoccupazione per un atto dovuto che è giunto in ritardo.
Non si tratta di un ravvedimento operoso della Giunta. La chiusura del Centro Olio di Viggiano rappresenta solo il primo atto di una ammissione di responsabilità della politica lucana che, per vent’anni, ha sottovalutato il problema. La delibera di Giunta regionale è solo una toppa, tardiva, che non centra il cuore del problema.
Non siamo disfattisti ma realisti. L’atteggiamento della politica lucana sulla questione petrolio è sempre stata quella di nascondere la testa sotto la sabbia. Se, dunque, si è giunti ad un tale atto, ci chiediamo cosa ci nascondono.
Sono passati due mesi dallo sversamento di petrolio dal pozzetto a valle dell’ENI. Ma da quanto tempo andava avanti? Nel comunicato della Giunta che annuncia il provvedimento di chiusura si parla di “migrazione della contaminazione”. Ci volevano due mesi per arrivare alla consapevolezza che un liquido sversato nel sottosuolo sarebbe ‘migrato’?
Anche uno sciocco sprovveduto se ne sarebbe reso conto e non possiamo pensare che l’ARPAB, che, sempre nel comunicato, ha effettuato una “costante vigilanza” (ci viene da ridere solo al pensiero), non lo sapesse.
Abbiamo seguito la conferenza stampa dello scorso 6 aprile di Pittella, dell’Assessore, dei Dirigenti regionali e dell’ARPAB. L’abbiamo seguita e già allora abbiamo espresso le nostre perplessità, che abbiamo messo nero su bianco con un’interrogazione.
Le risposte di Pittella, di Pietrantuono e dei tecnici erano vaghe ed inconcludenti. Fumo negli occhi per i non addetti ai lavori. E oggi? Chiudono il COVA. Chiudere il Centro è solo l’inizio. Il vero problema da affrontare è l’inquinamento, la bonifica in tempi certi. Saranno in grado? Non crediamo.
Non possiamo credere alla buona fede di chi, fino a qualche giorno fa, liquidava il problema ambientale con insofferenza. Insofferenza verso quei ‘quattro comitatini’ che sbraitavano per avere rispetto. Non possiamo credere alla buona fede di chi, fino a ieri, negava l’inquinamento in Val d’Agri.
Ci dispiace. Ma noi non crediamo alla buona fede di chi ha lasciato la nostra terra in balia dei petrolieri ed oggi si erge a paladino delle compagnie petrolifere. La chiusura del COVA è un atto che poteva essere evitato se la Regione avesse vigilato, se avesse fatto il suo dovere negli anni. La chiusura del COVA è un atto, tardivo, dovuto.
Non c’è da congratularsi. C’è da prendere atto che la Regione non ha potuto fare altrimenti. E la cosa è molto più allarmante che rassicurante.
Pittella, noi non dimentichiamo i tuoi discorsi sullo Sblocca Italia, il 4 a zero, le menzogne sulla riforma ARPAB. Non dimentichiamo che le istanze di ricerca alle quali oggi ci opponiamo sono diventate di competenza dello Stato, grazie alla complicità tua, del tuo partito e delle stampelle della tua Giunta.
Noi non dimentichiamo che, mentre dilapidavi i soldi destinati all’Osservatorio ambientale, mentre nominavi Direttori dell’ARPAB incompetenti, la Basilicata veniva inquinata.
Chi pagherà per questa tua inadeguatezza, incompetenza, superficialità? Chi pagherà per le falde inquinate, l’acqua non potabile e l’aria irrespirabile? È facile scaricare tutte le responsabilità sull’ENI. Ma noi, non ci caschiamo. Le responsabilità sono anche e soprattutto politiche e noi non lo dimenticheremo.
Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale