In vista delle primarie del PD pubblichiamo la nota inviata dal materano Pierluigi Diso a sostegno della candidatura di Matteo Renzi a segretario nazionale del Partito Democratico.
Se venerdì scorso la gran voce di Eugenio Scalfari dalle pagine de L’Espresso raccontava perché non voterà Renzi domenica 30 aprile, una piccola voce come la mia vuole, dalle pagine di questo giornale, dire perché voterà Renzi, perché un progetto di trasformazione forte ed energico come quello del profilo politico del PD, avviato da Matteo Renzi, non può non convincere. Da ciò il mio personale sostegno ad un’idea di sistema democratico riformato e di un centrosinistra aperto ed attraente, sino a poco più di 1000 giorni fa radicato in un riformismo proclamato ma di rado praticato. Credo che noi tutti, con entusiasmo, dobbiamo rispondere e collaborare alla sfida lanciata da Matteo Renzi, per un PD che guarda al futuro e si mette ancora in gioco, perché la storia del riformismo italiano continui a camminare, avanti e insieme.
Dieci anni fa nasceva il Partito Democratico, dall’incontro tra grandi partiti popolari, e 24 ore ci dividono ormai dalle consultazioni democratiche per la scelta del segretario del più grande partito italiano, l’unico vero leader capace di riaprire un confronto con i cittadini che non cercano polemiche ma risposte credibili ai problemi di ogni giorno; per dare al Paese un Partito Democratico all’altezza delle sfide globali che ci attendono e recuperare il gap di crescita che ci separa dal resto d’Europa.
In questi tre anni tante sono le cose positive fatte, ricordo la legge sul “dopo di noi”, la legge contro il caporalato ed il sostegno all’agricoltura, i progetti per le periferie e lo sviluppo della green economy, alla stabilizzazione nel mondo del lavoro di 645 mila posti, oltre alla salvaguarda per chi era rimasto senza pensione. E poi ci sono le riforme delle polemiche, la “buona scuola” e i “voucher” sono indubbiamente termini che rimarranno impressi nella memoria collettiva, viste le pesanti contestazioni del mondo della scuola e del lavoro.
Ma spetta alla politica il compito di immaginare una via di uscita. Se la fiducia nella politica non è più viva e forte come una volta, essere democratici significa proprio lavorare per riattivarla: solo all’interno di uno sforzo collettivo si possono ritrovare le energie morali, intellettuali e politiche per provare a compiere, tutti insieme, il salto che serve dal passato verso il futuro. Per un PD popolare e alternativo ai populismiè indispensabile l’azione di forze politiche popolari, capaci di elevare la qualità, la trasparenza e le responsabilità delle scelte democratiche. Se i populisti di fronte alle difficoltà cercano subito un colpevole, il PD può e deve cercare soluzioni concrete e realizzabili. Il PD, anche sull’onda del sistema proporzionale, deve costruire scelte democratiche con un compromesso possibile, inteso non al ribasso ma come aspirazione alla concreta costruzione di soluzioni stabili perché condivise. Il PD deve farsi portatore di un riformismo empatico e popolare, che senta i problemi ancor prima di risolverli, governando un cambiamento sempre più rapido e restituendo alla politica democratica il suo primato, la sua giusta dimensione, insieme, tra la gente, incidendo sulle dinamiche sovranazionali, sui processi economici globali, sulle grandi questioni internazionali, ma soprattutto sulla vita quotidiana della nostra comunità.
Certo occorre informarsi per conoscere, senza dare a dito a chi invece è portato ad abbattere ciò che si è costruito; ma il PD vuole creare ponti e non barriere con la società civile e sino a prova contraria è l’unico partito che fa scegliere al popolo il suo segretario: più democratico di così.
Non bisogna fermarsi e da qui bisogna ripartire, da una comunità democratica, che sarà in grado di correggere gli errori e di superare le difficoltà. Gli errori possono oscurare i risultati, ma non cancellarli. Sono convinto che soltanto un gruppo dirigente nuovo con la leadership vitale di Matteo Renzi potrà fare fronte alla complessità delle sfide che ci attendono!Non perdiamo l’occasione! Domenica andiamo nei circoli, informiamo amici e conoscenti: il 30 aprile tutti gli elettori avranno la possibilità di contribuire con il loro voto a scegliere il segretario del Partito Democratico, colui che dovrà guidare la più grande forza progressista italiana (e con ogni probabilità europea) verso le prossime prove elettorali.
La mia scelta è per Matteo Renzi, perché gli riconosco il coraggio e la determinazione che servono oggi per candidarsi al governo del Paese con un programma riformista, con l’ambizione di continuare a cambiare l’Italia e l’Europa in un quadro internazionale carico di incertezze, tensioni e pericoli.Anche per scongiurare che alle prossime elezioni il M5S diventi il primo partito ed è questo uno scenario da contrastare, benché in democrazia si debba mettere nel conto che possano vincere anche forze molto distanti dalle proprie convinzioni. Senza dimenticare la Lega di Salvini e Silvio Berlusconi che riesce sempre a sorprendere e creare il sogno per gli italiani.
Senza dimenticare che il possibile esito delle prossime elezioni è quello per il quale, non essendoci nessun vincitore, il Paese cada nell’ingovernabilità o in una riedizione di coalizioni innaturali. In casi e situazioni straordinarie le “grandi coalizioni” possono rispondere all’interesse generale di un Paese. Ma questa non può essere la fisiologia di una democrazia moderna, soprattutto se non si vuole alimentare l’antipolitica e la sfiducia verso le istituzioni democratiche. Allora, anche per questo, chi vuole evitare le larghe coalizioni non può che dare più forza al PD, un partito che si è sempre impegnato – come dimostra anche la discussione sulla legge elettorale – per istituzioni democratiche efficienti, per un sistema dell’alternanza tra poli alternativi tra loro e per un’Europa sempre più forte.
Pierluigi Diso