I produttori di conglomerato bituminoso, guidati dal presidente Claudio Nuzzaci, hanno deciso di intraprendere iniziative sia verso le stazioni appaltanti, che verso le aziende petrolifere, la Regione Basilicata e il Ministero dello Sviluppo Economico.
Al ministro Scajola i Bitumisti hanno chiesto di rimuovere dalla componente del prezzo dei prodotti petroliferi, quale è appunto il bitume, alcune accise ormai anacronistiche, come la tassa sul terremoto del Belice del 1968 (10 lire al litro), quella per la frana del Vajont del 1963 (10 lire), per la crisi di Suez del 1956 (14 lire), per la guerra d’Etiopia del 1936 (1,90 lire), più altri balzelli più o meno recenti.
All’assessore regionale alle Infrastrutture Loguercio, invece, l’Associazione è in procinto di inviare alcune proposte per il rinnovo del Prezzario per le opere pubbliche, sia con l’inserimento di nuove voci nel listino che con l’aggiornamento dei prezzi.
L’iniziativa più clamorosa, tuttavia, è quella rivolta verso le aziende petrolifere, cioè i fornitori del bitume, che al Sud applicano prezzi di grandi lunga superiori rispetto a quelli applicati al Centro e al Nord, con una discriminazione territoriale che penalizza le aziende produttrici di conglomerato bituminoso del Mezzogiorno.
Infine, il presidente Nuzzaci ha inviato una nota alle stazioni appaltanti della Basilicata per chiedere una maggiore tutela delle imprese che lavorano in subappalto nei confronti delle aziende appaltatrici, sollecitando l’applicazione di una norma di legge che prevede il pagamento diretto da parte dell’ente appaltante.
Nov 20