Dopo la nona edizione che si è tenuta a Matera quest’anno la decima edizione è tornata a Pisa. E’ l’appuntamento annuale che vede riuniti psichiatri dell’adulto e neuropsichiatri dell’infanzia-adolescenza dei maggiori centri, oltre a ricercatori internazionali, per dibattere su temi di attualità clinica e terapeutica: le Giornate Pisane di Psichiatria e Psicofarmacologia Clinica. Per la prima volta in Italia, un format innovativo e proficuo, fortemente voluto dalla Prof Liliana Dell’Osso, Presidente del Congresso, che prevede l’incontro tra specialisti diversi nell’ottica del continuum che lega indissolubilmente queste due discipline. Il titolo di questa decima edizione, “Neurosviluppo come chiave della salute mentale”, si pone quindi in linea non solo con i recenti studi che indagano le alterazioni del neurosviluppo come matrice di vulnerabilità ai disturbi mentali dell’adulto, ma anche con questa prospettiva dialettica tra clinici e ricercatori dall’età evolutiva all’età adulta. Studi recenti e innovativi sembrano infatti evidenziare l’importanza di un nuovo modello interpretativo che riconosce la frequente comorbidita’ tra i disturbi mentali e i numerosi fattori genetici condivisi fra i disturbi mentali maggiori (in particolare schizofrenia e disturbo bipolare), che sembrano avvalorare l’ipotesi che alterazioni del neurosviluppo rappresentino un fattore di rischio comune alla gran parte dei disturbi mentali. Un’attenzione emergente è rivolta in tal senso allo Spettro Autistico Sottosoglia, spesso misconosciuto nell’età adulta o raramente rilevato in quadri clinici complicati. Inoltre, recenti studi preclinici e clinici volti a evidenziare attività di neuroprotezione e neurorigenerazione di farmaci quali gli stabilizzatori dell’umore, in particolare i sali di litio, nelle malattie neurodegenerative e negli eventi ischemici cerebrali, sembrano confermare tali ipotesi.
Il congresso si propone quindi di trattare questi aspetti attraverso sessioni che focalizzeranno gli aspetti generali del modello di continuità tra disturbi del neurosviluppo e i disturbi mentali nell’adulto, grazie all’intervento di esperti internazionali. Saranno poi approfondite attraverso grandi aree tematiche cliniche, sempre nell’ottica della continuità infanzia-adolescenza-vita adulta, con particolare attenzione all’Autismo, l’ADHD, i Disturbi Correlati a Traumi o Stress, il Disturbo Bipolare e i Disturbi del Comportamento Alimentare.
I disturbi dello spettro autistico – sottolinea la prof. Liliana Dell’Osso – si caratterizzano per una precoce compromissione della comunicazione e dell’interazione sociale (verbale e non verbale: quindi anche una compromissione della capacità di comprendere e veicolare messaggi attraverso il contatto oculare, le espressioni faciali, la gestualità), per interessi ristretti e stereotipati, per uno sviluppo del linguaggio tardivo o inadeguato. Fino ad oggi l’autismo veniva tipicamente diagnosticato nell’età infantile, e l’attenzione veniva concentrata soprattutto sulle forme gravi, con ritardo mentale severo o, comunque, compromissione del funzionamento a livelli gravemente invalidanti. Nel corso degli ultimi anni però è accresciuta l’attenzione su quelle forme moderate, senza compromissione del linguaggio e senza deficit intellettivi, che spesso restano misconosciute fino all’età adulta, se non per tutta la vita. Quando questi pazienti arrivano all’attenzione medica è a causa di altri sintomi, riconducibili a disturbi dell’umore o d’ansia, sino anche a scompensi psicotici. Spesso questi insorgono a seguito di eventi vitali stressanti, che fungono da fattore precipitante scompensando il precario adattamento funzionale mantenuto sino a quel momento nonostante il substrato neuroatipico.
Gli individui con forme lievi di disturbo dello spettro autistico infatti – aggiunge la prof. Dell’Osso – possono avere non solo un’intelligenza del tutto normale, ma anche sopra la media. Talora giungono anche a livelli di eccellenza in particolari campi, a cui dedicano tutte le loro energie, e così possono, effettivamente, avere un funzionamento del tutto sovrapponibile a quello della popolazione generale. Restano, però, particolarmente suscettibili ai fattori stressanti, e in particolare allo sviluppo di PTSD a seguito di eventi traumatici. Questo accadrebbe sia per le strategie di adattamento comportamentale meno efficaci, sia per la maggior difficoltà a esprimere le reazioni emotive connesse all’evento, a causa delle difficoltà comunicative. È stato sottolineato, inoltre, anche un possibile ruolo predisponente dello spettro autistico verso l’esposizione a eventi traumatici nel corso della vita.