Le notizie di fonte Arpab sulla presenza di cosiddetti “microcarburi” in corsi e invasi d’acqua della Val d’Agri, in prossimità del Cova di Viggiano, gettano nuova “benzina” sulle denunce che si ripetono da anni sulla contaminazione del territorio e dell’ambiente a causa dell’attività del Centro Oli Eni. E’ il commento dell’Associazione Bene Comune di Viggiano con la sollecitazione a fare chiarezza “senza sconti” per nessuno, perché – è scritto nella nota – non può certamente tranquillizzare la constatazione dei tecnici Arpab sul fatto che in questi tipi di acque “non sono previsti limiti di legge” sulla presenza di sostanze inquinanti.
Purtroppo – afferma Vittorio Prinzi, presidente dell’Associazione – anche in questo caso scontiamo una carenza diffusa di normative corredate da aspetti e parametri tecnici. Per non parlare della confusione di normative sino a quelle più recenti dell’Unione Europea che sono ancora in buona parte disattese. E se si rafforza la scelta della Giunta Regionale di stoppare l’attività del Cova, bisogna ridare serenità completa alle comunità valligiane a partire dall’accertamento completo della vicenda dello sversamento di greggio dai serbatoi.
I prossimi impegni della Regione ed in primo luogo del Governatore Pittella, a cui va dato atto di aver tenuta ferma la posizione senza cedere all’Eni, sono fondamentali per individuare le vie d’uscita da una situazione che è sempre più complicata. Mettere una parola definitiva sugli allarmi più volte diffusi sull’inquinamento del Pertusillo come di torrenti nel territorio della Val d’Agri – sostiene Prinzi – è una priorità che richiede strumenti, mezzi, azioni e programmi di interventi . Ciò attraverso una strategia che va oltre la sospensione del Cova perché di fatto “sospende” solo l’individuazione di una strategia più complessa, a 360 gradi.
Maurizio Bolognetti (Radicali Lucani) su presenza di idrocarburi nell’Agri
C’è poco da minimizzare. Piuttosto verrebbe da chiedersi quanti idrocarburi siano finiti nel Pertusillo e poi in Puglia. La perdita dai serbatoi è iniziata molto prima del 23 gennaio 2017. Probabilmente addirittura nel 2015. In circa due anni quanti idrocarburi sono finiti nel terreno, nelle falde, nell’Agri e nella diga? Panta rei, tutto scorre.
Per dirla con Eraclito: “Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell’impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va”.