“Il caporalato è un problema nel problema, per combatterlo occorre la massima mobilitazione di tutti: istituzioni, imprese, associazioni e organizzazioni sindacali. Arrestare e condannare i caporali non basta. Bisogna combattere il fenomeno del caporalato all’origine, colpendo le aziende agricole che violano le norme sul lavoro e li utilizzano per reclutare mano d’opera a buon mercato”.
Lo ha affermato il segretario provinciale dell’Ugl di Matera, Pino Giordano per il quale, “la legalità, oltre ad essere un valore, deve essere una scelta conveniente per le imprese e per i lavoratori. Solo così potrà essere sconfitto chi alimenta questo immondo business criminale. E’ tutto un intreccio che porta ad un’unica conclusione: la violazione dei diritti. Ogni lavoro deve essere dignitoso. Zone nel nostro territorio materano in occasione della campagnata di frutta e ortaggi, potrebbero essere gestite dal caporalato e da varie organizzazioni non ben definite dove facile preda possono essere le attività illegali d’intermediazione e commercio di manodopera umana. Allora – prosegue Giordano – per l’Ugl è sacrosanto rafforzare il profilo sanzionatorio, chiediamo che le attività di controllo si concentrino sulle aziende che inquinano il mercato del lavoro, non su quelle aziende sane alle quali bisogna garantire tutti gli eventuali supporti previsti dalle norme in tema di servizi e trasporto e non ancora rese operative dalle Prefetture. Nel nostro territorio abbiamo frutta pregiata che spinge a far conoscere la regione ad alti livelli con aziende sane certificate ‘made in Basilicata’: tutto è sinonimo di qualità perché ci sono filiere produttive capaci di valorizzare tradizioni, competenze e capacità di cui sono portatori anche i lavoratori. La lotta all’illegalità in Basilicata, regione sulla quale siamo intervenuti ripetutamente, si fa con i fatti e non con la solita e fallimentare politica dell’attuale governo lucano. L’assenza di controlli, di mezzi idonei, di strumenti, più il mancato controllo del territorio per insufficienza cronica d’organico delle forze dell’ordine, pur essendo encomiabile il loro impegno, sacrificio, a cui abbiamo sempre posto la nostra grande affezione e gratitudine, costituiscono degli elementi ostativi al mantenimento della legalità nel mondo del lavoro agricolo in genere, ed in particolare per la tutela dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori agricoli impegnati nei campi in special modo nel metapontino. Valorizziamo il lavoro nel nostro comparto agricolo di eccellenza colpito da questa piaga. Il caporalato e’ una vecchia conoscenza delle campagne del Sud e non solo. Le donne sono le più predisposte a lavorare nei campi, dove le proprie dignità sono calpestate essendo sfruttate e sottopagate. Combattiamo tale vergognoso fenomeno – conclude Giordano – riconoscendo i diritti del lavoratore, non schiavo, ma ridando dignità”.
Il segretario generale della Fai Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo (nella foto), valuta positivamente l’inasprimento delle attività di contrasto al lavoro irregolare in agricoltura da parte degli organi ispettivi e delle forze dell’ordine. “Le molteplici irregolarità riscontrate nei controlli effettuati lungo la fascia jonica in concomitanza con la raccolta dei prodotti agricoli del metapontino – commenta Cavallo – evidenziano purtroppo che c’è ancora molto da lavorare per affermare la cultura della legalità in agricoltura e che i soli strumenti repressivi, pur inaspriti con la recente legge contro il caporalato, non bastano. La repressione va accompagnata – secondo il segretario della Fai Cisl – da misure di prevenzione e incentivazione del lavoro di qualità e soprattutto da un grande lavoro ‘sociale’ che ristabilisca il valore delle regole dentro la comunità dei produttori agricoli e nei territori più marginali dove la malerba del caporalato trova il suo nutrimento. Purtroppo dobbiamo registrare ritardi nel pieno avvio della cabina di regia per il lavoro agricolo di qualità insediata presso l’Inps ma non ancora decollata, ritardi che non sono giustificabili, né possono considerarsi coerenti agli impegni assunti dalle parti coinvolte, in particolare dal governo e dai rappresentanti dei produttori. Così come non è più rinviabile il rinnovo dei contratti agricoli provinciali. Proprio la contrattazione – spiega Cavallo – deve diventare il principale terreno dove sviluppare, attraverso gli strumenti della bilateralità, quella cultura della partecipazione che è uno dei capisaldi della legge 199 contro il caporalato. Occore fare della rete del lavoro agricolo di qualità – conclude Cavallo – il punto di svolta nella strategia di messa al bando degli imprenditori disonesti che sfruttano i lavoratori e inquinano il mercato con pratiche scorrette e nel far emergere, come merita, la buona impresa agricola socialmente responsabile che valorizza il lavoro e punta sulla qualità”.
Mag 04