L’innovazione e la costante progettazione di un futuro sostenibile, sono le priorità di una civiltà che si appresta a crescere e reinventarsi – dichiara Sebastiano Colucci, Responsabile del Coordinamento Regionale Giovani della FIT-CISL di Basilicata -.
Le varie Start-up che da qualche anno si stanno sviluppando in modo esponenziale sono un bene per la società e per il progresso.
Ma questa sete di innovazione – prosegue Colucci – non deve portare ad azioni tese a distruggere il mondo del lavoro. Girando sui social Network abbiamo notato la presentazione di una nuova piattaforma tale pickmeapp, che propone un trasporto alternativo con autobus a chiamata gestiti da un APP via smartphone, in poca sostanza un applicazione paragonabile ad UBER ”che tutti sappiamo il caos e il rischio sociale che la piattaforma ha creato”.
Siamo preoccupati per l’avvento di questi nuovi modi di reinventare il trasporto, quello pubblico, quello degli autobus blu che solcano le strade della nostra Basilicata, quello che tradizionalmente viene definito pubblico perché da un servizio e non solo quando serve, quello che porta i nostri giovani a scuola o i nostri cittadini a lavoro.
Questi autobus a chiamata, – prosegue il sindacalista – porteranno inevitabilmente alla morte di un settore che in tutta Italia sta soffrendo, quello che determinerà il blocco inevitabile del turnover nelle aziende tradizionalmente intese, è doveroso chiedersi come si potranno tutelare i posti di lavoro che oggi il settore assicura nonostante le difficoltà registrate negli ultimi mesi.
In Basilicata, il settore del Trasporto Pubblico Locale su gomma garantisce più di 1.000 autoferrotranvieri che svolgono il TPL urbano in 47 centri, e quello extraurbano nelle due Province, proviamo ad immaginare – prosegue Colucci – se gli enti appaltanti, Comuni e Regione, vedendo questo nuovo tipo di trasporto ed essendo in continua spending review, decidessero di tagliare d’emblée, i chilometri effettuati ad oggi in tutta la Regione, quale rischio sociale ci troveremmo ad affrontare, quanti lavoratori perderebbero il posto di lavoro, sembra quasi che questo dato non interessi a quelli che politicamente sponsorizzano irresponsabilmente la nuova App.
C’è da dire inoltre, che le vicende fiscali legate ai centri di gestione della E-Commerce, a quale rischio fiscale sottoporrebbero le già devastate casse della finanza pubblica, per la mancata registrazione degli introiti, oppure della consuntivazione dei fatturati di interesse della finanza regionale (IRAP), è il caso di ritenere che le vicende di questi ultimi giorni di Google ma anche di Amazon la dicano lunga sul viatico fiscale propriamente conosciuto ed applicato nel nostro Paese.
L’innovazione è crescita – conclude Colucci – ma non deve portare alla distruzione del lavoro e soprattutto all’aumento della disoccupazione in un Paese come il nostro, dove leggiamo tutti i giorni una crescita esponenziale di quest’ultimo dato che non aiuta il futuro, e soprattutto non da prospettive ai giovani.
Mag 08