Sul disastro petrolio in Val d’Agri si registra una nota dell’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Piericola Pedicini. Di seguito il testo integrale.
L’Eni è molto potente, gli interessi economici sono troppo elevati e le azioni del governatore Pittella sono solo atti propagandistici per salvare l’immagine e mettere le mani avanti dopo anni di silenzi e complicità.
Sul disastro ambientale in corso in Val d’Agri a causa dello sversamento di petrolio, una cosa è certa: le istituzioni politiche e amministrative ordinarie non sono state in grado di tutelare i cittadini e il territorio.
Per questo, l’unica possibilità è che scenda in campo la magistratura e che, così come è stato invocato da più parti, venga applicata la legge 68 del 2015 sugli ecoreati che ha introdotto i delitti ambientali nel Codice penale. Con la legge sugli ecoreati, le forze dell’ordine e l’autorità giudiziaria possono contare su delitti specifici da contestare quali inquinamento, disastro ambientale, impedimento del controllo e omessa bonifica. Le pene sono molto importanti: si va dalla reclusione da 2 a 6 anni per il delitto di inquinamento a quella da 5 a 15 anni per chi commette un disastro ambientale con tempi di prescrizione raddoppiati, una lunga serie di aggravanti, la confisca dei beni (come già previsto per i mafiosi) e sanzioni severe come la responsabilità giuridica delle imprese.
Vista l’emergenza in corso, non ci possono più essere mezze misure o artifizi formali basati su procedure ordinarie.
Dopo l’autodenuncia di Eni, che ha ammesso lo sversamento di 400 tonnellate di petrolio nei terreni della Val d’Agri e dopo che l’Arpab ha dichiarato la presenza di idrocarburi nelle falde acquifere dei terreni limitrofi (fino a 28 volte oltre i limiti), non ci possono essere dubbi o perplessità sul fatto che ci troviamo di fronte ad un disastro dalle proporzioni imprevedibili.
Basti solo ricordare quando l’Eni, la Regione e l’Arpab dichiaravano che era tutto sotto controllo e non c’era nulla da temere.
L’8 marzo scorso l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi, dichiarava: si tratta di uno sversamento “minimo e superficiale”. Due mesi dopo, lo stesso Eni ha ammesso che lo sversamento di petrolio è stato di oltre 400 tonnellate. Nei prossimi mesi cosa emergerà?
Se ora sono arrivate queste ammissioni, quanto altro ancora non è stato reso noto e qual è la situazione reale degli sversamenti e della penetrazione del greggio nei terreni della Val d’Agri? L’interrogativo di fondo è sempre lo stesso: se Pittella, la Regione e l’Arpab, che avevano le responsabilità di dover controllare l’Eni e tutelare il territorio, non lo hanno fatto finora, che credibilità hanno per poterlo fare adesso e nel futuro?
Anche nell’ultima conferenza stampa, Pittella ha elencato le prescrizioni richieste a Eni per far riaprire il Centro oli di Viggiano, ma non ha ammesso che queste prescrizioni andavano imposte già da anni e non ora che il disastro degli sversamenti è in corso e ha prodotto danni incalcolabili. L’impressione, così come hanno scritto in un comunicato i consiglieri regionali del M5S Leggieri e Perrino, è quella di trovarsi, per l’ennesima volta, dinanzi ad azioni improvvisate ed approssimative da parte della Regione, che sembra essere quasi commissariata da Roma a seguito dell’incontro presso il ministero dell’Ambiente.
La strada da praticare è solo una: pianificare con urgenza una strategia di uscita e chiusura di tutte le attività petrolifere in Val d’Agri, mettere immediatamente in sicurezza le falde, il fiume Agri, la diga del Pertusillo e il sottosuolo, avviare un progetto di bonifica e riconvertire le attività produttive verso esperienze coerenti con le vocazioni del territorio lucano. Poi, va imposto ad Eni di risarcire i Comuni e i territori per tutti i danni economici e ambientali che hanno subìto. Ovviamente, ribadiamo anche la necessità che Pittella e la sua giunta si dimettano e ammettano le proprie responsabilità.
Contestualmente, occorre chiedersi cosa accadrà quando entrerà in produzione il Centro oli Tempa rossa che sta costruendo la #Total nella zona del Camastra-Alto Sauro a pochi km dalla Val d’Agri. La Regione Basilicata, il governo nazionale e gli altri organi di controllo che dovevano garantire il rispetto delle prescrizioni di sicurezza al Centro oli Eni in Val d’Agri, stanno controllando quello che sta avvenendo al Centro Oli Total di Tempa rossa? Come sarà garantita la sicurezza nel periodo in cui il greggio sarà trasportato con le autobotti (centinaia al giorno su strade inesistenti)? Quali altri misure di controllo e sicurezza sono previste per evitare che un’altra bomba ecologica devasti un’altra area della Basilicata?
“Dopo che la stessa Eni ha ammesso che nel periodo compreso tra febbraio e agosto del 2016 ha sversato 400 tonnellate di petrolio nell’area del centro di Viggiano è del tutto evidente la inadeguatezza del sistema di monitoraggio all’altezza della complessità del processo produttivo per prevenire disastri ambientali come questi. E’ grave che distanza di quindici mesi non si conoscono le quantità di olio sversato, la superficie interessata ed inquinata, la causa effettiva di questa prolungata anomalia”. Lo ha dichiarato l’on. Cosimo Latronico (Direzione Italia). “ L’area sulla quale si è verificato lo sversamento lambisce il bacino idrografico della diga del Pertusillo, un invaso che contiene 150 milioni di metri cubi di acqua e che disseta la Puglia e la Basilicata. L’attività del centro oli da qualche settimana – parliamo del centro oli più importante d’Italia – è stata sospesa con ordinanza cautelare della Regione Basilicata; l’Eni ha eseguito senza resistenze. La gravità di questi accadimenti, la complessità delle conseguenze esigono una immediata presa di assunzione di responsabilità da parte del Governo nazionale che sollecitiamo ad assumere con forza decisioni ed azioni”.