L’ altra “faccia della medaglia” della forte accusa di Monsignor Todisco sulle “mazzette” pagate a persone vicine ai sindacati per ottenere un posto di lavoro nel polo automobilistico di Melfi è l’ormai acclarata inefficienza del servizio pubblico di impiego. Lo sostiene la segreteria regionale di Italia dei Valori della Basilicata riferendo che,secondo un recente studio condotto dall’Eurostat (Istituto di Statistica Europeo in Europa), relativamente all’ultimo trimestre del 2015, l’Italia è tra i Paesi che maggiormente ricorrono alla “raccomandazione” per la ricerca di un posto di lavoro. L’84,3% dei disoccupati si rivolge a parenti e amici per la ricerca lavorativa, mentre solo il 25,9% utilizza i centri per l’impiego pubblico.Se è evidente come in Italia il ricorso a canali preferenziali per cercare lavoro sia una conseguenza dell’elevato livello di corruzione (dove, sempre secondo l’Eurostat, in Europa siamo secondi solo alla Romania) – è scritto nella nota di IdV – la crescita dei Neet, i giovani dai 19 ai 35 anni che non cercano lavoro e non continuano gli studi, da noi pari al 31,8%, ha una sua precisa motivazione di sfiducia totale nel sistema dei Cpi (Centri per l’Impiego), dei concorsi e delle selezioni pubblici e di ogni forma di meritocrazia.
Dunque la crisi diminuisce la mobilità sociale, la trasparenza e l’efficienza del mercato del lavoro, in Italia in primis, ma anche nel resto d’Europa. È questa la conferma più eclatante del fatto che l’Italia resta un Paese di raccomandati, o quantomeno di segnalati come preferisce definirli qualcun altro. E questo nonostante l’istituzione recentemente dell’Anpal, la nuova agenzia per il lavoro istituita con il Jobs Act, il cui parziale fallimento dimostra quale sia ancora la scarsa fiducia degli italiani verso le strutture pubbliche, soprattutto quando si parla di lavoro.
In Basilicata – sottolinea ancora IdV – le speranze sono riposte nell’Agenzia regionale Lab, quale ente strumentale della Regione Basilicata, chiamata ad imprimere un’accelerazione nell’attuazione delle politiche di orientamento della formazione, dell’istruzione e del lavoro come nella gestione dei servizi per l’impiego e delle politiche attive del lavoro e più in generale per favorire l’accesso all’occupazione, alla creazione di attività di impresa ed alla mobilità professionale. E’ evidente che la Lab da sola non può farcela. La denuncia di Monsignor Todisco pertanto smuova le coscienze dei cittadini perché denuncino ogni forma di illegalità ancora più odiosa in questo caso in quanto, come dice il prelato, colpisce la dignità umana e le coscienze di chi fa politica e chi ha responsabilità istituzionali. La Chiesa sta facendo tanto in questo senso. Altrettanto devono fare la politica e le istituzioni. Lo si deve in particolare alla “generazione senza”: senza stipendio, senza famiglia, senza figli. I trentenni italiani rappresentano la generazione senza. Se l’Italia non riuscirà a mettere a frutto neanche i suoi figli più giovani, istruiti ed attenti alla sostenibilità – magari facendo leva su quegli investimenti pubblici in calo «ininterrottamente da sette anni», come evidenziato dall’Istat – assai difficilmente riuscirà a farlo con altri.
Mag 16