L’approvazione in Consiglio Regionale all’unanimità della proposta di legge di iniziativa dei consiglieri Cifarelli e Romaniello per consentire di svolgere in azienda la macellazione di piccole quantità di bovini, ovini, caprini e suini direttamente allevati, fortemente sostenuta dalla Cia, è un buon strumento per affrontare e superare norme eccessivamente burocratiche che impediscono la possibilità concreta di un miglioramento reddituale degli imprenditori: è il commento della Cia che ha attivamente partecipato al tavolo tecnico-istituzionale insediato dalla Terza e Quarta Commissione del Consiglio Regionale con l’obiettivo di conciliare la duplice esigenza di rispettare le direttive europee in materia di sicurezza e qualità alimentare e favorire la macellazione diretta in azienda e la relativa trasformazione e la vendita diretta di piccoli quantitativi di prodotti primari e trasformati di bovini, ovini, caprini e suini, di proprietà e allevati in aziende, nel rispetto dei requisiti igienico – sanitari, di benessere animale e della tracciabilità.
“Quello delle piccole produzioni zootecniche e agroalimentari lucane -spiega il direttore della Cia lucana, Donato Distefano- è un segmento diffuso e importante che caratterizza e rafforza il settore primario anche in Basilicata; infatti sono sempre di più le aziende di ogni dimensione che decidono di chiudere la filiera al proprio interno e che rivendicano su tale materia un quadro di riferimento normativo puntuale, chiaro, agibile. In particolare, nella nostra regione, risultano oltre 23.000 le aziende con meno di 2 ettari di SAU, oltre 15.000 gli allevamenti da cortile e suinicoli prevalentemente per autoconsumo e piccole trasformazioni familiari, solo per citare i numeri a volte inespressi e che rappresentano un tessuto produttivo nascosto e silenzioso che sorregge molte famiglie della comunità lucana. Tali aziende – osserva Distefano- spesso producono alimenti tradizionali di elevata qualità e tipicità con ricadute non solo sulla microeconomia ma su fattori determinanti quali il presidio del territorio (specie montano), la ruralità, il paesaggio agrario, l’agriturismo. I quantitativi per la vendita, che avviene prevalentemente in ambito locale e di prossimità, sono di modesta entità, in quanto tali produzioni hanno assolto fino a oggi al prioritario obiettivo dell’autoconsumo familiare. Sempre più tali produzioni per le intrinseche proprietà anche nutrizionali sono apprezzate e sempre più ricercate. Le aziende interessate a queste attività sono solo apparentemente marginali -ha concluso Distefano- e invece svolgono una strategica funzione di mantenimento della biodiversità, di presidio e difesa del territorio, di preservazione delle risorse naturali, di tutela del paesaggio agrario e dell’enogastronomica e, in generale, della cultura e delle tradizioni locali. Si pensi solo alla Festa del Maiale, tradizionale appuntamento in tante aziende agrituristiche che da anni è stato interrotto proprio a causa dei problemi normativi sulla macellazione del maiale”.
“Le difficoltà e gli ostacoli per trasformare i prodotti in azienda – sottolinea Nicola Figliuolo della Cia – sono tanti che in troppi casi scoraggiano piccoli agricoltori specie nelle aree di montagna a diventare produttori. Un esempio: anche un vasetto di marmellata biologica prima di essere venduto direttamente al consumatore deve superare un complicato iter burocratico. Per questa ragione la nostra prima parola d’ordine è semplificazione”.
Mag 16