Pio Abiusi, per conto dell’Associazione Ambiente e Legalità, fa il punto sulla situazione ambientale in Val d’Agri dopo l’ammissione dello sversamento di 400 tonnellate di petrolio sul territorio lucao da parte di Eni e chiede più trasparenza sull’intera vicenda.
Di seguito la nota integrale.
La corda si tira ed alla fine si spezza!
Siamo alle solite, dopo le chiacchiere sulla trasparenza tutto si congela in attesa che passi la nottata.
Con estrema fatica sul sito della Regione Basilicata sono stati pubblicati i documenti relativi all’inquinamento in atto in Val d’agri a partire dalla delibera di sospensione dell’attività del centro oli-COVA-. La dgr 322/17 e tutti i documenti che hanno portato alla sospensione hanno visto la luce e sono di consultazione pubblica come le norme sulla trasparenza prescrivono. Da allora più nulla ed è passato circa un mese. Vi sono state una serie di sceneggiate divise equamente tra Potenza e Roma ma di documenti non se ne vedono. Vi è stata, atto giuridicamente rilevante, la conferenza dei servizi per discutere il nuovo piano di caratterizzazione e messa in sicurezza di emergenza presentato dall’ENI e che è stato approvato con prescrizioni da parte della regione ed eccezioni da parte del colosso energetico ma non si vede nulla; che si voglia fare come è accaduto con il caso Fenice e cioè infognare tutto e parlarne, semmai, a babbo morto? Dell’inquinamento in atto nell’area del termodistruttore di Rendina Ambiente e dell’area industriale di S. Nicola di Melfi non si sa più nulla e, cosa più grave, non si fa più nulla. Neppure per l’utilizzo in via sperimentale dell’impianto mobile per l’emungimento del liquido a valle del COVA nell’ambito della MISE- Messa in Sicurezza di Emergenza- si sa più nulla. Quello che è più grave e che si è innescata una polemica sulle responsabilità dell’inquinamento in atto escludendo il petrolio ed suoi derivati per i quali l’accaduto è chiaro che è da attribuire ad Eni che collabora alla MISE. Non è chiara la delimitazione dell’area interessata dall’inquinamento, le uniche planimetrie sono dell’Eni che ha “poco “interesse a renderle pubbliche, l’Arpab è stata commissariata nei fatti, non conosce neppure la rete piezometrica creata da Agrobios figuriamoci se è a conoscenza di tutto il resto. E’ vero che non abbiamo perso nulla perchè quella rete servì solo a dare ossigeno ad Agrobios più che a qualche funzione specifica e l’Ispra l’ha detto in più occasioni. Arpab di tanto in tanto pubblica delle analisi di laboratorio che ci auguriamo siano attendibili e che non ci sia una spruzzata di mercurio in più così come è accaduto più di una volta; per il resto, se vi è petrolio nelle acque di superficie il limite di presenza non è previsto dalla legge ed allora è tutto a posto. Scusate ma il cittadino lucano o pugliese va a fare benzina al rubinetto di casa? Crediamo di no ed è forse per questo che la normativa non prevede limite: non ci deve proprio essere presenza di petrolio. Perimetrare l’area dell’inquinamento per Arpab è impossibile perchè la bacchetta da rabdomante con la quale lavorano non è collegata a google map. La presenza di Manganese, Mercurio, Piombo, Rame e Fenoli Totali alla confluenza dell’Agri nel Pertusillo o addirittura nel lago stesso non sono attribuibili all’ENI, così dice il colosso a sei zampe, è difficile contestare l’affermazione perchè studi sui valori di fondo non ne sono mai stati fatti. Già il 13-5- 2014 la Provincia di Potenza aveva riscontrato valori anomali in alcuni pozzetti di Agrobios, i dirigenti della Provincia erano a conoscenza della rete predisposta da Agrobios e chiedevano se quei valori di superamenti di CSC- Coefficienti di Soglia di Contaminazione – fossero da considerarsi di fondo. Non si conosce a quali valori ci si riferisca ed in quali piezometri si siano verificati i superamenti perchè le planimetrie pubblicate non sono leggibili. Nessuno ha dato una risposta eppure un masterplan tra Arpab ed Ispra per il potenziamento dell’attività di monitoraggio proprio sui valori di fondo è stato sottoscritto e finanziato e si è in attesa di dare esecuzione al protocollo e così si potrebbe dare una risposta a quei valori di fondo dei suoli e delle acque sotterranee in Val d’Agri, a S. Nicola di Melfi, a La Martella ed invece attendiamo. Attendiamo perchè non si vuole fare chiarezza. Crediamo che sia proprio così!
Pio Abiusi – Associazione Ambiente e Legalità