La droga arrivava da Catania e Palermo e poi veniva spacciata a Gela. A scoprirlo sono stati i carabinieri del comando provinciale di Caltanissetta e del Reparto Territoriale di Gela, che nell’ambito di un’operazione coordinata dalla Procura, hanno eseguito 16 misure di custodia cautelare e sgominato una presunta organizzazione dedita al traffico e allo spaccio di sostanze stupefacenti, soprattutto cocaina ed eroina.
La droga veniva spacciata in piccole dosi, e fra i consumatori anche alcuni studenti di un plesso scolastico. In manette anche il titolare di un chiosco che si trova proprio nel piazzale della scuola. Fra i “clienti”, anche alcuni professionisti della città.
L’operazione ha coinvolto diversi comuni. Oltre a Gela, anche Catania, Palermo, Comiso, Potenza e Matera.
L’inchiesta è stata condotta attraverso i tradizioni metodi investigativi, intercettazioni telefoniche e ambientali. Tutto nasce da una rapina perpetrata ai danni di una coppia di anziani. I soldi poi sarebbero stati reinvestiti per l’acquisto di droga. Un’inchiesta abbastanza complessa perché il linguaggio utilizzato dagli indagati era criptato. La droga veniva chiamata caffè, cosa oppure pomodoro. Da qui il nome dell’operazione “Tomato”.
La custodia cautelare in carcere è stata emessa nei confronti dei gelesi: Massimiliano Avenia 38 anni; Vincenzo Di Maggio, 28 anni; Giuseppe Fausto Fecondo, 45 anni; Salvatore Graziano Mazzolino 25 anni; Alessandro Scilio 38 anni; Salvatore Stamilla; Luigi D’Antoni 52 anni; Giovanni Traina 52; i palermitani, rispettivamente marito e moglie Giovanni Battista Calascibetta e Antonia Cricchio, di 61 e 59 anni. Arresti domiciliari per Gaetano Fiaccabrino 46 anni; Gaetano Marino 33; Giovanni Palermo 49 e Salvatore Antonuccio 40 anni, tutti gelesi. C’è poi un catanese, Luciano Guzzardi, 53 anni. Obbligo di firma invece per un operaio di Gela che lavora nel settore delle estrazioni petrolifere in provincia di Potenza ma che è domiciliato in provincia di Matera.
(Fonte Giornale di Sicilia)