La creazione di una filiera delle carni italiana, a carattere nazionale, e lucana a livello regionale per fornire maggiori garanzie al consumatore e fare recuperare redditività alle aziende: è la sollecitazione della Cia di Basilicata.
“Stiamo facendo un grande lavoro sulla produzione di animali nati e allevati in Italia. Noi – dice il presidente nazionale della Cia Dino Scanavino – abbiamo la dipendenza dall’estero che è esagerata poiché importiamo 8 milioni di animali l’anno, in particolare dalla Francia ma anche dai paesi dell’est Europa come la Polonia. Quindi produrre vitelli autoctoni di produzione nazionale da ingrassare sul posto è un obiettivo raggiungibile”.
Certo, ha proseguito Scanavino, “ci vogliono politiche di accompagnamento. Noi facciamo la parte degli imprenditori ma se il progetto diventa di interesse nazionale e territoriale e se la politica ci dà una mano è più facile raggiungere l’obiettivo. Da parte nostra abbiamo presentato un progetto di filiera al Ministero per l’avvio di questo percorso finalizzato alla produzione del vitello italiano da carne. Siamo in attesa che i bandi si aprano per potere presentare un progetto che prevede anche un intervento sulle strutture che valorizzi il lavoro di tutti i produttori agricoli della filiera, cosa che accade sempre più raramente”.
“L’economia delle aree interne e montane – sottolinea ancora la Cia lucana – si basa prevalentemente sul comparto agrozootecnico. La creazione di una filiera italiana della zootecnia da carne, ma anche di altri comparti, capace di fornire maggiori garanzie al consumatore e capace di garantire contestualmente una più dignitosa redditività alle aziendeconsentirebbe anche di continuare a presidiare territori ad alto rischio di spopolamento. E se da tempo carne podolica e Agnello delle dolomiti lucane rappresentano, insieme alle carni dei suini del Melandro, le eccellenze capaci di fare da volano all’intero comparto zootecnico lucano, l’unica soluzione strutturale in grado di assicurare la trasparenza negli scambi commerciali e la tutela di consumatori e produttori dal rischio frodi è l’estensione dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza di tutti gli alimenti, a partire dalla materia prima utilizzata. Occorre pertanto insistere sulla qualità, i controlli sull’intera filiera allevamenti-mattatoi-macellerie-aziende di trasformazione-supermercati”.
La Cia ribadisce inoltre “l’attualità di un Piano regionale per il comparto zootecnico e di un programma di consolidamento e rilancio del sistema agroalimentare e industriale legato alle produzioni locali tipiche e di qualità”. L’aggregazione degli allevatori e la creazione di un consorzio di tutela – continua la nota – sono da sempre proposte strategiche della Cia. Tracciabilità, benessere animale, etichettatura chiara, rispetto dell’ambiente e sicurezza alimentare, principi ispiratori del marchio, sono essenziali. Dunque insistere sulla qualità, i controlli sull’intera filiera allevamenti-mattatoi-macellerie-aziende di trasformazione-supermercati rappresenta una garanzia in più per i consumatori e un vantaggio in più per gli allevatori.
Giu 07