Un premio che non ha reso vana la "vostra pazienza" visto che raccoglie molti degli articoli che da questo indirizzo E-mail vi ho inviato e che vi hanno ammorbato in questi ultimi 3 anni. Un libro che è anche narrazione perché racconta con spirito impietosamente auto-ironico dell’ esperienza politica locale di "Phiero". Un racconto sicuramente "poco lucido", a volte "ingiusto", ma molto appassionato che descrive alcuni frammenti della vita civile e privata della nostra Città. Spero a breve di fare una pubblicazione!!!
Obama è mio ! No Obama è mio! Le parole che hai detto offendono il mio amico Barak cattivo, cattivo, cattivo! Questo è stato il livello ed il tenore del dibattito condotto fra i politici italiani (tutti rigorosamente over 60 e più !) riguardo la storica elezione di un nero alla Casa Bianca o di uno a cui piace l’abbronzatura extra-strong, a dirla con lo spirito di patate di qualcuno che conta in Italia. Si sono dette e scritte fiumi di parole sui giornali ed in televisione (fortunatamente più sensate, ma di poco, di quelle dette dai politici). Questa elezione che è storica per una svariata serie di motivi, permette di sottolineare alcuni elementi di novità che possono essere di grande utilità per il nostro paese. Sicuramente colpisce che lo scettro della responsabilità di questa grande nazione sia stata affidata ad un politico giovane, fresco ed energico nato negli anni 60 con una bella e forte storia alle sue spalle. In verità gli USA nel recente passato ha affidato a “giovani” la gestione del paese come John Kennedy prima e Bob suo fratello dopo (sicuramente questo di gran lunga più bravo del primo!!) in un periodo gravido si di tanti problemi ma anche ricco di grandi speranze. Massimo Gramellini dalle pagine della Stampa in modo davvero brillante ha fatto emergere questo aspetto.
Un secondo aspetto riguarda invece il bagaglio di interessi che Obama sta rappresentando e che lo ha sostenuto. Egli ha saputo rappresentare gli interessi di quella new economy che ha fatto grande quel paese negli ultimi 25 anni e gli ha fatto vincere la guerra fredda con l’ex URSS e che oggi ha saputo sferrare un’OPA vincente al mondo politico USA attraverso un “Afro-Americano”. Un mondo economico che vuole contare maggiormente nelle decisioni politiche di quel paese e che sta facendo grande oggi paesi come l’India più della Cina e che, purtroppo, riteniamo, in Italia più che in Europa, solo ancillare e marginale a quella tradizionale. Lo stile stesso della sua campagna elettorale si è poggiata strategicamente sulla WWW, il simbolo per eccellenza della new economy, permettendo di creare una rete smisurata di tantissimi piccoli finanziatori che ha soverchiato di gran lunga le contribuzioni di grandi e concentrati potentati economici che invece hanno sostenuto il repubblicano Mc Cain.
Credo comunque però che la più grande lezione che Obama ha dato è quella che in politica: “yes we can”. Tutto si può fare!. E’ riuscito a coniugare ed a conciliare la politica con la speranza. Ci ha indicato che essa non è solo brutale e materiale gestione delle cose concrete e presenti; ma è scommessa positiva sul futuro. Ha valorizzato gli ingredienti più belli dell’America impastandoli con la positività di una grande speranza traducendo il tutto in un progetto di costruzione del futuro. Ci ha fatto recuperare l’idea che la politica ed il politico non sono specchio della società del quale è lecito sperare al più che sia fedele ad essa. Deve invece essere molto di più, più bella, più competente, capace di far uscire il meglio dai singoli cittadini per farli sentire accomunati da uno stesso destino e sinceramente appassionati nel costruire un futuro migliore. Questa capacità di suscitare grandi speranze ed attese è retaggio tipico da parte dei Democratici Americani. Il binomio John e Bob Kennedy, forse i più brillanti e bravi oratori moderni, seppero interpretare in modo straordinariamente efficace il bisogno di speranze nuove del popolo americano. Oggi invece abbiamo Obama e capita provvidenzialmente in uno dei momenti più difficili e drammatici della nostra storia post-bellica.
Tutti questi elementi ci fanno capire che gli elementi spirituali in politica e nella storia sono fattori ugualmente decisivi di quelli materialistico-economici. Sono invece via esclusiva se si vuole ricostruire e rilanciare la convivenza civile di un paese o di un continente. La nostra vecchia, stanca, grigia Europa relativista riuscirà ad imboccare la stessa strada?