C’erano anche indignatos provenienti dalla Basilicata alla manifestazione promossa sabato 15 ottobre a Roma e rovinata nel peggiore dei modi dall’incursione dei black bloc. Alla manifestazione hanno partecipato Città Plurale, Suigeneris, Mutamenti a Mezzogiorno, Associazione per la Sinistra, Migranti di Palazzo San Servasio e altre Associazioni di Ferrandina, Pomarico, Policoro e Potenza.
Riceviamo e pubblichiamo il reportage a cura di Marino Trizio, uno dei cittadini lucani che hanno vissuto dal vivo questa giornata nella capitale.
Il 15 ottobre: l’inizio di un progetto
Da Madrid, dove tutto ha avuto inizio il 15 maggio, la protesta si è propagata in tutto il mondo. Il 15 ottobre i cosiddetti “indignati” hanno sfilato nelle strade di 950 città, per denunciare i drammatici effetti sociali della crisi economica scoppiata nel 2007/2008 e l’assenza di risposte serie da parte della politica e dei governi. Gli “indignados” sono sopratutto giovani. Giovani che pagano il peso maggiore di questa crisi economica e finanziaria che non prospetta alcun futuro. A Roma una grande manifestazione, che ha visto la partecipazione di oltre trecentomila persone, è degenerata in violentissimi scontri che hanno portato alle solite ed inevitabili polemiche, oscurando le ragioni profonde di una protesta. Una manifestazione fortemente critica con quelle politiche di austerità varate dai governi europei che, insieme alla Bce e al mondo della finanza, sono state il bersaglio degli slogan del corteo.
Una manifestazione contro i governi e soprattutto contro il governo italiano non in grado di controllare la crisi economica senza infliggere pene severe alle società. Come mai tutto ciò è accaduto solo a Roma? Come mai alcune centinaia di black bloc hanno potuto incontrastati perpetuare un attacco e portarlo avanti per ore?
Hanno ottenuto ciò che volevano: distruggere una manifestazione importante, attirando l´attenzione di tutti i mezzi di comunicazione e dei politici(destra e sinistra) sugli scontri anziché sui contenuti, che la manifestazione ha voluto sottolineare in riferimento alla crisi e alle disumane diseguaglianze che genera e accresce fra generazioni. Irrompe in maniera forte la questione sociale, e come ha scritto Barbara Spinelli: “subito è declassata a questione militare, di ordine pubblico”.Internet mette a disposizione una enorme quantità di materiale su tutto ciò che è accaduto. Ci sono coloro che devastano (minoranza) e i manifestanti pacifici (la maggioranza) che cercavano addirittura di fermare i violenti.
La violenza va condannata in tutte le sue forme ed espressioni. Questo deve essere un punto fermo senza dubbi, tentennamenti o ambiguità. Con la stessa fermezza occorre ribadire che la libertà di espressione e di manifestare nel rispetto delle leggi, come previsto dalla nostra Costituzione, non va assolutamente messa in discussione e ne tanto meno occorre far ricorso a leggi speciali. Se ciò a Roma non è avvenuto la responsabilità va attribuita allo Stato che attraverso le sue Istituzioni non è riuscito a garantire lo svolgimento di una immensa manifestazione. Il 15 ottobre a Roma è stata sconfitta la democrazia. La manifestazione di Roma, come quelle di altre città, voleva sottolineare e portare all´attenzione dell´opinione pubblica che: la ricchezza deve essere redistribuita e non restare accentrata nelle mani di pochi che decidono il destino di interi popoli, riducendo allo stato di povertà centinaia di milioni di persone; la necessità di un nuovo ordine economico mondiale non basato sullo sfruttamento e le speculazioni ma creando lavoro e futuro; la necessità che la politica debba preoccuparsi degli interessi generali di un popolo; la necessità di una nuova cultura dei beni comuni (territorio, acqua, energia, istruzione, sanità, ecc.); la necessità di un popolo di partecipare alle scelte del proprio destino; la necessità di una nuova classe politica all´altezza e capace di affrontare il presente per costruire un futuro diverso da ciò che ci prospetta la crisi che stiamo subendo. Di tutto questo nessuno ha parlato e ci si è scatenati alla caccia per individuare i violenti, chiedendo di inviare foto ai giornali. Anche l´informazione, di ogni tipo e a tutti i livelli (locale e nazionale), deve cambiare, deve cambiare profondamente e cominciare a dare più spazio ai contenuti, ai fermenti che vengono espressi dalla società civile. Chi come me è stato a Roma (dalla Basilicata sono partiti 3 pulman) ha visto una grande manifestazione, una manifestazione che dava fastidio a molti e non doveva riuscire. Ciò che è accaduto non ha scoraggiato i manifestanti. Certamente occorrerà riflette sugli avvenimenti ma il movimento non si fermerà.
Marino Trizio
La nostra strada oltre il 15 ottobre: costruire l’alternativa.
Da pochi giorni un gruppo autorganizzato si riunisce per discutere e decidere la propria partecipazione al 15 ottobre romano.Al 15 ottobre si arriva a Roma con un gruppo ben più nutrito di quello iniziale, riuscendo a partire con un pullman pieno.Il 15 ottobre diventa così una giornata di mobilitazione intensa e partecipata.Centinaia di migliaia di persone, autoconvocate e autorganizzate, in piazza con i temi più diversi: dall’acqua ai diritti dai lavoratori, dalla difesa dell’ambiente a quella della cultura, dal diritto alla casa a quello di circolare liberamente, dal rifiuto della guerra a quello delle privatizzazioni, e così via, piccole e grandi vertenze. Tutti però sono determinati nella volontà di cambiare e di prendere la parola in prima persona.L’azione sinergica tra sedicenti rivoltosi, forze dell’ordine e mass media mainstream è riuscita a rovinare la festa, ma non ha oscurato le finalità della protesta: riprendersi il futuro.Per questi pretesi rivoltosi non invochiamo la repressione, né cediamo alla delazione. Il nostro rapporto con loro è e resterà politico e tra le possibilità è inclusa anche quella di un allentamento dei rispettivi percorsi di lotta.Non siamo interessati ad essere inermi osservatori di questo spettacolo della società.Ci interessa avanzare nella riflessione intorno al discorso sull’alternativa all’attuale stato di cose esistenti.L’alternativa alle retoriche insurrezionaliste, per comporre una relazione durevole, una condivisione e una partecipazione di tutte e tutti alle iniziative che dovranno vederci protagonisti nei prossimi mesi.L’alternativa alla limitazione delle libertà e alla militarizzazione del dissenso. L’alternativa alla semplificazione per cui non esiste alcuna possibilità di trasformazione dell’esistente se non compressa nella eterna dicotomia tra la guerra civile e il riformismo schiavo della democrazia rappresentativa e delle regole di un mercato sempre più invasivo.L’alternativa a pagare un debito non nostro, che non abbiamo prodotto e che ci viene accollato.L’alternativa ad uno Stato ostaggio del potere economico e al ‘mito dello Stato’.L’alternativa al recinto delle oligarchie espresse dalla rappresentanza delegata.Non siamo di fronte ad una crisi eccezionale – nel senso della sua singolarità – ma dinanzi ad un cortocircuito preannunciato da tempo e da molti.In questa fase storica è necessario continuare a proporci dal basso per rompere quel recinto nel quale, seppure a muso duro, siamo costretti comunque ad accettare i diktat di Draghi e Trichet; senza arrendersi alla rassegnazione, ma aggregando e ricomponendo i soggetti sociali massacrati dalla crisi. Non possiamo sottrarci alla costruzione di una democrazia reale, inclusiva e diretta, che esca dagli angusti confini dei comitati elettorali, per giungere ad una cittadinanza e municipalità nuove.Né possiamo evitare di approfondire la categoria politica rappresentata dai beni comuni, categoria al di fuori sia ai processi di privatizzazione che a quelli delle gestioni statuali.Un discorso programmatico alternativo passa soprattutto dalle questioni più strettamente locali, dalla gestione del territorio alla produzione di servizi (istruzione, cultura, sanità, solidarietà sociale etc …), nelle quali dare concretezza al governo democratico dei beni comuni.Riteniamo che anche in città debba continuare la riflessione e la costruzione di uno spazio politico per affrontare le sfide che abbiamo di fronte. E’ il tempo di prendere parte. Viva la libertà.Viva la democrazia.
Comitato autorganizzato Indignados Altamura – Movimento 15 ottobre
E comunque con queste premesse non saremo mai tanti Lucani a protestare: io per primo non prendo parte ad un corteo sotto l’effige delle bandiere comuniste.
bella questa, non esiste lotta sociale degna di tal nome non portata avanti dai comunisti in questo Paese. Detto questo sei libero di partecipare a qualsiasi manifestazione di cui condividi le ragioni, in questa i comunisti erano relegati dietro, tutti hanno visto quello che è successo avanti……continuate a fare l’antipolitica e continuata a bervi le cavolate dei media del potere sui comunisti, dopotutto è questo il Paese che meritate, anticomunista, quando la costituzione dice tutt’altro…..la tua costituzione l’hanno scritta moltissimi comunisti, moltissimi sono morti per darti una democrazia, cerca almeno di avere rispetto.
Voi siete gli onesti per definizione, quelli che portano avanti i diritti, quelli che non hanno mai mangiato dalla politica. Perchè non fate una LOTTA SOCIALE visto che la basilicata è la regione più povera d’italia ( e dovrebbe essere la più pulita, dato che non ci sta niente di produttivo) eppure è anche tra le più inquinate, dato che bruciamo la monnezza di tutta italia ? su queste cose non la fate la lotta sociale ? ah no, scusa, ma che sto dicendo, ci mangiate alla regione…
NON la date a bere a nessuno !