La nota di Unioncamere sulla presenza imprenditoriale aggiornata al primo trimestre dell’anno conferma che il Mezzogiorno vince per presenza didonne a capo delle imprese. Infatti, forti di oltre 474milapresenze, le donne d’impresa del Sud rappresentano il 36% delmilione e 316mila imprese femminili registrate nel nostroPaese. Inoltre, il loro peso sull’insieme del tessutoproduttivo delle regioni meridionali e’ maggiore rispetto allealtre circoscrizioni territoriali. A sottolinearlo è Rosa Gentile, componente dell’esecutivo nazionale Confartigianato con delega ai Movimenti Donne e Giovani.
Nel Mezzogiorno il tasso di femminilizzazione(dato dal rapporto tra il totale delle imprese e la componentefemminile) raggiunge quasi il 24%. In pratica, circa 2 puntipercentuali in piu’ del dato medio nazionale (21,75%) ma ancheun punto percentuale in piu’ rispetto al Centro e quasi 4 punti percentuali in piu’ rispetto alNord-Est e al Nord-Ovest.
Nelle prime 10 posizioni della graduatoria delle impreseper tasso di femminilizzazione, il Mezzogiorno e’ presente con7 regioni, con Molise (9.853 imprese guidate da donne, pari al28,11% del totale), Basilicata (15.956, 26,71%), e Abruzzo(37.916, 25,78%) sui gradini piu’ alti del podio.
E – aggiunge Gentile – la crescita del lavoro autonomo femminile è guidato dalle imprenditrici artigiane, il cui numero é aumentato dell’ 1,9% negli ultimi 10 anni. Un record in Europa e nella classifica regionale per tasso di femminilizzazione dopo il Molise seguono la Basilicata con il 26,8% e l’Abruzzo con il 25,9%. Non é così naturale trovare un lavoro dipendente. Una donna molto scolarizzata, che ha fatto dei master, che sa fare qualcosa e non trova un lavoro, o decide di andare all’ estero o decide di rimanere sul suo territorio e fare quello che sa. E’ questa, secondo Gentile, la ragione del gran numero di imprenditrici donne in Italia, che pongono il Paese in testa in Europa. ” E’ una risposta che in passato veniva data soprattutto al Sud –aggiunge – dove negli ultimi anni sta diminuendo con dati preoccupanti, e ora sta facendo la stessa cosa al Nord. E’ fondamentale continuare a fare delle politiche non finalizzate solo alle start up innovative. Bisogna fare in modo che l’ imprenditoria femminile possa nascere e continuare anche a crescere, anche dal punto di vista ‘ mentale’ e non solo numerico. Poi la scelta della dimensione deve essere interna all’ azienda”.
Quando si discute di impresa in rosa – continua la dirigente di Confartigianato – non si deve guardare esclusivamente alla partecipazione totale o prevalente della donna nella gestione delle attività, ma anche alla tipologia di investimenti che si vogliono realizzare all’interno dell’azienda, alla vitalità dell’impresa, cioè la permanenza sul mercato, ed alla capacità di mantenersi competitive, organizzando il lavoro in modo da permettere la conciliazione della vita lavorativa con quella familiare. Per questo c’è bisogno di contribuire alla costruzione di una rete di contatti e scambi di informazioni con tutte le associazioni che si battono per la difesa dei diritti delle donne, coinvolgendo assolutamente in questo anche gli uomini, al fine di dare forza, maggiore incisività e diffusione al lavoro delle donne presenti nelle istituzioni, nel mondo del lavoro e nelle associazioni, definendo una linea comune nelle attività future delle pari opportunità”.
Giu 26