Il Consiglio regionale ha approvato a maggioranza (con 12 voti favorevoli di Pd, Cd, Pp, Udc, Psi e Pace del Gm e 1 voto contrario del M5s), in prima lettura, una proposta di legge d’iniziativa dei consiglieri Mollica, Rosa e Spada, componenti dell’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea, recante “Modifiche all’articolo 54 e all’articolo 72 della legge statutaria regionale 17 novembre 2016, n.1 Statuto della Regione Basilicata”.Così come prevede l’art. 123 della Costituzione, lo stesso testo dovrà essere nuovamente approvato dal Consiglio regionale in seconda lettura a distanza di almeno due mesi dalla prima approvazione.
Il provvedimento è stato illustrato in Aula dal presidente della prima Commissione Vito Santarsiero (Pd). Con la modifica all’art. 54 si stabilisce che, nei casi di scioglimento del Consiglio regionale per impedimento permanente, morte o dimissioni volontarie del presidente della Giunta, le funzioni del presidente e della Giunta regionale sono prorogate sino alla proclamazione del nuovo presidente della Regione. Si prevede che durante la prorogatio venga consentita l’ordinaria amministrazione nonché gli atti indifferibili ed urgenti. In caso di impedimento permanente, morte o dimissioni volontarie del presidente della Regione si prevede inoltre l’attribuzione delle funzioni al vice presidente e al fine di evitare il protrarsi indefinito della prorogatio si prevede l’indizione delle nuove elezioni entro tre mesi.
Inoltre si prevede che le funzioni del Consiglio regionale sono prorogate sino al completamento delle operazioni di proclamazione degli eletti nelle nuove elezioni, limitatamente agli interventi che si rendono dovuti in base agli impegni derivanti dall’appartenenza all’Unione europea, a disposizioni costituzionali o legislative statali o che, comunque, presentano il carattere di urgenza e necessità. Queste limitazioni all’attività di prorogatio discendono dalla ratio stessa dell’istituto, che è quella di coniugare il principio di rappresentatività politica del Consiglio regionale con quello della continuità funzionale dell’organo, continuità che esclude che il depotenziamento possa spingersi ragionevolmente fino a comportare una indiscriminata e totale paralisi dell’organo stesso.
La seconda modifica, relativa all’articolo 72, punta ad uniformare le disposizioni dello Statuto relative alle leggi che importino nuove o maggiori spese a quelle dell’articolo 81 della Costituzione, come riformato dalla legge costituzionale 20 aprile 2012 n.1, le cui disposizioni si applicano a decorrere dall’esercizio finanziario relativo all’anno 2014. In pratica la sostituzione dell’articolo comporta che ogni legge che importi nuovi o maggiori oneri “provvede – e non indica come scritto precedentemente – ai mezzi per farvi fronte”. Il comma 4 dell’articolo 72 dello Statuto regionale riportava ancora la formulazione originariamente adottata dai Costituenti senza tener conto della modifica successivamente intervenuta.
Nel dibattito che è seguito netta contrarietà alle modifiche proposte è stata espressa da Gianni Perrino (M5s), che ha parlato di “istituzione piegata alle esigenze della politica”. “Il modo in cui si trattano le istituzioni è deprimente – ha aggiunto – il presidente si è fatto eleggere e se ci tiene alla sua regione resta fino alla fine”.Ragionamento condiviso da Michele Napoli (Pdl-Fi), il quale ha annunciato che il suo gruppo non avrebbe partecipato al voto “perché andrebbe fatta una riflessione più profonda e si tende invece ad invertire i fattori: serviva una legge elettorale che non è all’attenzione del Consiglio, ma surrettiziamente con questa norma si condizione il corso della legislatura”. Roberto Cifarelli (Pd) ha parlato invece di “lacune che prima si colmano e meglio è. Non è un mistero che queste modifiche vengono a valle di una discussione pubblica sulle elezioni e che Pittella possa essere candidato alle elezioni politiche, nel qual caso ci troveremo davanti ad un vuoto del nostro Statuto che non ha normato questa fattispecie. Abbiamo un esempio recente, quando De Filippo si dimise nell’aprile del 2013 e le elezioni si fecero a novembre, con una situazione paradossale: De Filippo si era dimesso ma era l’unico riferimento della Regione, prigioniero del suo ruolo per mesi. Nella norma proposta il vicepresidente assume le funzioni del presidente e si vota entro tre mesi. Mi sembra una cosa di buon senso”.
Consiglieri regionali Gianni Leggieri e Gianni Perrino (M5s: “Modifiche allo Statuto regionale su misura delle ambizioni romane di Marcello Pittella”. Di seguito la nota integrale.
Le elezioni politiche si avvicinano: lo si percepisce dal comportamento ormai schizofrenico della maggioranza pittelliana.
Osservando lo scacchiere politico nazionale, l’incoerenza di Renzi è massima: qualche settimana fa era per “elezioni subito”; oggi, alla luce delle ultime batoste nelle elezioni amministrative, rinvia tutto a febbraio-marzo 2018, a scadenza naturale del Parlamento.
E in Basilicata, i politici lucani cercano disperatamente di riposizionarsi per assicurarsi una poltrona; soprattutto il nostro Presidente Marcello Pittella, che in Basilicata ha fallito in tutto (come certificato dagli ultimi dati della Cgia di Mestre). Oltre alle pendenze giudiziarie presso la Corte dei Conti (e altre vicende poco chiare), Pittella è l’ennesimo esempio di politico professionista, esperto di approssimazione, insipienza e problematiche irrisolte. Dopo aver affondato la Basilicata, per Renzi, Pittella va promosso onorevole, senatore o, meglio ancora, Viceministro, assicurandogli una postazione almeno pari a quella dei suoi eminenti predecessori Bubbico e De Filippo.
Visto il disastro in corso e la conseguente difficile ricandidabilità alle prossime elezioni regionali, è presumibile che Pittella tenti il trasloco a Roma. In altre parole, prova “il salto della quaglia”, o meglio, nel suo caso, “il salto della calandra”, uccello che nidifica anche in Basilicata. Ad attenderlo, l’immunità, provvidenziale scudo per eventuali pendenze giudiziarie, e le immancabili laute prebende, nonché i vari privilegi parlamentari.
Per spiccare il volo della calandra verso Roma, Pittella ha urgente bisogno di varare una modifica statutaria: una “norma ad personam” che sistemi gli amici consiglieri e assessori regionali. Attualmente, considerato che le poltrone di Presidente della Giunta regionale e di parlamentare sono incompatibili, in caso di dimissioni di Pittella scatterebbe il meccanismo dell’art. 54 del nuovo Statuto della Regione Basilicata, vigente da appena poco più di sei mesi, che prevede lo scioglimento automatico del Consiglio regionale. E quindi ecco spiegata la ragione della modifica statutaria, urgente e indifferibile ad uso e consumo degli amici di Pittella: si cambia semplicemente l’articolo 54 dello Statuto prevedendo che, in caso di scioglimento del Consiglio regionale per dimissioni del Presidente della Giunta regionale, le poltrone (e le indennità) dei consiglieri regionali siano prorogate fino alla proclamazione degli eletti (di nuove elezioni indette entro tre mesi). In questo caso, le funzioni del Presidente della Giunta regionale verrebbero esercitate dal Vice Presidente della Giunta: i poteri della stessa Giunta regionale e del Consiglio resterebbero limitati, nelle rispettive attribuzioni (esecutivo e legislativo), all’ordinaria amministrazione e agli atti necessari, urgenti e indifferibili. Insomma, una proposta di legge regionale “Salva Poltrone” che è passata in Consiglio Regionale con il solo voto contrario del M5S. Mentre il territorio lucano si desertifica stretto nella letale tenaglia di dissennate estrazioni petrolifere e di una preoccupante crisi idrica, Pittella e la sua maggioranza si preoccupano delle proprie prospettive, dei propri stipendi e delle indennità. Dell’inganno pittelliano non resta che un poltronismo autoreferenziale come metodo di malgoverno. Un metodo sul quale sinistra, centro e destra riescono sempre a trovare l’accordo e la condivisione consociativa: inciucio, ammucchiata o “governo di unità municipale” (come quella realizzata a Matera e già sperimentata a Potenza), nazionale o regionale. Chiamiamolo come vogliamo: la realtà semplice e sconvolgente è che Renzi, Pittella, De Luca e De Ruggieri, di risolvere i problemi dei cittadini (di lavoro, di assistenza sanitaria, di trasporto, di scuola e di servizi pubblici in generale) se ne infischiano. Il Potere lo usano e continueranno ad usarlo solo ed esclusivamente per fini che nulla hanno a che fare con l’interesse collettivo, con il bene comune. L’aumento dei poveri, dei malati, degli emarginati, dei disoccupati significa aumento del potere di ricatto clientelare. Non c’è che una via d’uscita per riprendersi dignità e libertà: il M5S al governo. Anche della Regione Basilicata.