Continua a salire il ricorso alla cig in Basilicata. Nel mese di maggio scorso l’incremento rispetto ad aprile è stato del 217 per cento per un totale di 369mila ore di cui 265mila per la straordinaria (interamente ricaduta in provincia di Potenza) e 104mila per l’ordinaria (71mila in provincia di Potenza e 33mila in quella di Matera). Complessivamente i posti di lavoro “messi in sicurezza” sempre a maggio sono stati 2.171. L’unico dato in controtendenza: nei primi cinque mesi del 2017 le ore di cig in Basilicata sfiorano 1,5 milioni (644mila straordinaria, 542mila ordinaria e 272mila in deroga) di cui 1,1 milioni per Potenza e 400mila per Matera, con un decremento del 17,2 per cento rispetto ai primi cinque mesi del 2016. A riferirlo è una nota congiunta Uil-Centro Studi Sociali del Lavoro.
Dai dati INPS – è scritto nella nota – emerge quello che da tempo segnaliamo: una lenta ripresa occupazionale frutto però di profonde contraddizioni. Da una parte, i dati Inps sulle attivazioni dei rapporti di lavoro, segnalano la presenza di imprese “sane” che assumono, seppur con prudenza – come dimostrato dalla sostanziale staticità degli avviamenti a tempo indeterminato e da una prevalenza dei contratti a termine che continuano a crescere – dall’altra parte, se osserviamo i dati sulla cassa integrazione, sembra sia ancora in atto una selezione darwiniana delle imprese, con parte del sistema produttivo in difficoltà.
A maggio, infatti, dopo mesi di calo, i dati sulla cassa integrazione registrano, rispetto ad aprile, una risalita della domanda di cassa integrazione straordinaria (+99,2%) e ordinaria (+45%) a cui andrebbero aggiunte le ore richieste al Fondo di Integrazione Salariale (16,3 mln) delle quali, ad oggi, ne sono state autorizzate solo il 44,7% anche a causa dei ritardi nella lavorazione delle pratiche, che superano i 200 giorni. Siamo invece in dirittura di arrivo per la cassa integrazione in deroga che, con 1,4 milioni di ore autorizzate, subisce una riduzione del 31,9% rispetto ad aprile.
Dati, questi, che – sottolineano Carmine Vaccaro (Uil) e Giancarlo Vainieri (Centro Studi) – in generale portano a considerare questi ammortizzatori un vero argine ai licenziamenti che, di converso, nel primo quadrimestre diminuiscono soprattutto tra quelli per motivi economici. Resta, quindi, necessaria una rapida scelta politica che riconosca l’urgenza di non ridurre la protezione sociale e che, nel contempo, affronti con coraggio e risorse la questione del rafforzamento della rete delle politiche attive, come unico strumento per la ricollocazione delle persone espulse dal sistema produttivo. In sostanza, la Uil ritiene urgente una “riforma della riforma” degli ammortizzatori non per un generico ritorno al passato (cassa integrazione illimitata nel tempo), ma per costruire strumenti utili, sostenibili e flessibili per gestire, innanzitutto, le ancora troppe (e molte non famose) crisi aziendali. Tenendo conto anche del contesto territoriale e della necessità di coinvolgere “attivamente e concretamente” le imprese nei processi di ricollocazione. Senza queste prospettive l’ombrello, ancora utilissimo, della cassa integrazione, specie quella straordinaria, rischia di non reggere l’urto di una pioggia di esuberi in molte aziende
Lug 02