Marinica Cimadomo, responsabile del dipartimento giustizia FdI-AN Basilicata: “Nuova astensione dei giudici di pace”. Di seguito la nota integrale.
I giudici di pace incroceranno di nuovo le braccia dal 3 al 23 luglio.
È la quarta astensione del 2017, la più significativa, contro la riforma della magistratura onoraria e di pace che venerdì tornerà al Consiglio dei Ministri per il varo definitivo.
Questa volta lo sciopero avrà maggiore consistenza, poiché non riguarderà soltanto i processi, ma anche il deposito di sentenze e decreti.
La mobilitazione è rivolta contro la mancata tutela previdenziale e sociale e la previsione dell’utilizzo della magistratura onoraria e di pace per non più di uno o due giorni alla settimana, con un compenso irrisorio.
Ah, i tagli dei costi della giustizia! Il leitmotiv del Governo, destinato a disintegrarsi a fronte di alcune considerazioni, la prima delle quali è anche di facile intuizione.
Immaginando un risparmio di pochi soldi che consentirebbero un utilizzo full time dei giudici di pace e dei magistrati onorari, si opta per l’aumento a dismisura dei risarcimenti per la lentezza con cui si celebrano i processi.
Senza parlare, poi, dello svilimento della figura professionale di coloro i quali, da anni, contribuiscono in maniera rilevante alla trattazione ed allo smaltimento del contenzioso civile e penale.
Ma è evidente che non sia questo il dato rilevante.
Nessuna tutela, insomma, compenso da pensione sociale, impegno quotidiano e non proprio per materie “minori” e nessuna garanzia di snellimento dei procedimenti civili e penali, oltre alla palese violazione delle direttive UE sul lavoro precario.
Anche il CSM ha espresso perplessità sull’intero impianto della riforma, sottolineandone le innumerevoli criticità, evidenziandone le negative conseguenze ed auspicando una legge ad hoc per la stabilizzazione della magistratura onoraria.
Altro stop, altri rinvii, malumore diffuso nella classe forense; questo lo scenario, l’ennesimo, che si profila fino alla fine di luglio.
Una giustizia allo sbando.
I cittadini stanno tastando con mano che un Governo non garante di una giustizia “giusta”, ha smarrito ogni auspicio di buon funzionamento, con conseguente incertezza della tutela dei diritti.