Gli ambiti di intervento del piano di azione europeo per favorire una maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e ridurre i gap salariali tra uomo e donna, nei paesi dell’Eurozona. E ancora nuovi strumenti di welfare e politiche per assicurare la conciliazione di tempi di vita e lavoro, anche armonizzando le legislazioni tra i Paesi membri dell’Ue, lotta alle discriminazioni e alla violenza di genere, politiche migratorie e percorsi di integrazione per le donne straniere. Sono alcuni dei temi affrontati a Palermo, capitale italiana della Cultura nel 2018, nel convegno dal titolo “Donne Forti per una Europa Forte – Road Map Europea dell’agenda 2030”. Quattro le sessioni tematiche attraverso cui si è articolato il confronto: Il Piano di azione europeo per una maggiore giustizia di genere; Politiche migratorie, politiche di integrazione, esempi di buone pratiche nell’integrazione; La violenza sulle donne; Fenomeni europei oltre i confini italiani: Populismi di destra ed i diritti delle donne, racconti da Italia, Germania, Austria e Svizzera.Rosa Gentile (Confartigianato) ha partecipato alla sessione con la viceministro dello Sviluppo economicoTeresa Bellanova, la sottosegretaria del ministero alla Famiglia tedesco ElkeFerner, la sottosegretaria al Lavoro Franca Biondelli, la ’ad Donne SPOE, Andrea Brunner (Austria), la vice presidente del Comitato nazionale di parità Maria Pia Mannino, il rettore dell’Università degli studi di Palermo Fabrizio Micari.Un’occasione per riflettere con al centro della riflessione le legislazioni tra i Paesi membri dell’Ue, la lotta alle discriminazioni e alla violenza di genere, le politiche migratorie e percorsi di integrazione per le donne straniere.Per quanto riguarda la violenza sulle donne le cose non vanno meglio. Nonostante avvenga un femminicidio ogni tre giorni e mezzo, l’Italia non sembra essere il Paese europeo con i maggiori problemi in relazione al fenomeno della violenza sulle donne. Secondo dati (marzo 2017) dell’Agenzia per i diritti fondamentali dell’Unione europea (European Union Agency for FundamentalRights), i Paesi in cui la violenza contro le donne (fisica e/o sessuale) è più comune sono i Paesi del Nord Europa.L’Italia si attesta sotto la metà della classifica, ben al di sotto della media europea: basti pensare che nel nostro Paese le donne vittime di violenza fisica o sessuale dai 15 anni in poi rappresentano il 27%, a fronte del 52% in Danimarca, del 47% in Finlandia, del 46% in Svezia, del 45% nei Paesi Bassi e del 44% in Francia e Regno Unito.
Mentre il mondo ha fatto progressi nella parità di genere e nell’emancipazione delle donne attraverso gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio (tra cui la parità di accesso all’istruzione primaria per ragazzi e ragazze), donne e ragazze – sottolinea Rosa Gentile- continuano a subire discriminazioni e violenze in ogni parte del mondo.La parità di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma la condizione necessaria per un mondo prospero, sostenibile e in pace.Garantire alle donne e alle ragazze parità di accesso all’istruzione, alle cure mediche, a un lavoro dignitoso, così come la rappresentanza nei processi decisionali, politici ed economici, promuoverà economie sostenibili, di cui potranno beneficiare le società e l’umanità intera.L’Agenda 2030 – aggiunge Gentile – dovrebbe rappresentare una opportunità da cogliere, così come altre misure del benessere equo sostenibile. Le novità su cui c’è molta attesa: l’inserimento nel Documento di economia e finanza degli indicatori del BES (Benessere equo e sostenibile) che consentiranno al Governo e al Parlamento di considerare adeguatamente gli obiettivi di sviluppo sostenibile utili a definire le politiche economiche che devono essere incentrate anche sul miglioramento del benessere collettivo e l’inserimento del Bilancio di genere utile a valutare l’impatto della politica di bilancio sulle donne e sugli uomini.
Lug 22