A difesa del pecorino di Moliterno, dopo le ultime vicende di inchiesta, scendono in campo il Maestro Graziano Accinni e Tribù Lucane. Accinni, “moliternese doc” come l’autentico canestrato, tra gli ultimi depositari della cultura popolare di Basilicata, coniuga in musica le parole d’ordine della tradizionale Sagra del pecorino di Moliterno che, giunta alla 36^ edizione, si svolgerà il 9 e il 10 agosto lungo le strade del centro storico. Tre le parole che racchiudono l’evento: gusto, cultura, tradizione.
Finalmente si sta prendendo coscienza del profondo valore delle tradizioni – sottolinea il maestro Accinni – non esitando ad impegnarsi nella ricerca delle giuste fonti, che consentono di riproporre fedelmente singolari manifestazioni trascurate da molti anni, ma sempre vive nella memoria degli anziani. Così le usanze del passato s’innestano nel costume attuale e l’antico folklore rivive nella pratica d’oggi, apparendo ancor più vivi nella gente che ce li racconta. Gli anziani, i vecchi caseari, gli autentici custodi del segreto del pecorino moliternese sono il segno di una ricchezza di esperienze di vita che devono essere prese in considerazione e valorizzate; una risorsa importante dunque che può mantenere un ruolo nella nostra vita sociale e culturale: sono l’unica risorsa naturale che nel mondo cresce. Sarebbe intelligente non solo “venire a patti con la vecchiaia”, ma immaginare come fare di questa età una risorsa per l’intera regione.
E proprio in virtù dell’esigenza di riscoprire e salvare il patrimonio della tradizione orale secolare che oggi si fa fatica ad ascoltare a causa dei cambiamenti della società, Graziano Accinni ha ideato un progetto che riguarda la Basilicata, terra ancora vergine che conserva “tesori” preziosi da tutelare.La ricerca di Accinni, con l’Associazione Culturale Antiqva,coinvolge direttamente gli anziani, ultimi depositari e portatori di emozioni e sentimenti che si tramandano attraverso il loro sapere e la loro manualità come lavorare il formaggio. Ogni anziano infatti ha una sua enciclopedia, un bagaglio culturale che se non altrimenti salvaguardato, finirebbe nell’oblio con la sua morte.
Motore di ricerca del chitarrista lucano é la volontà di indagare quel mondo arcaico di segni, parole e gesti dei nostri antenati. C’é la necessità di riprendersi il segreto nascosto delle sonorità, che ci parlano di un tempo in cui la musica e il canto erano parte della vita quotidiana e scandivano i momenti più importanti dell’esistenza. E su un piano più strettamente artistico, recuperare il valore musicale (e non solo) della nostra tradizione, originale per i ritmi, la bellezza delle melodie e la semplicità dei testi.
Per comprendere meglio il discorso, é sufficiente definire un termine molto importante, riferito a tutto ciò che viene trasmesso di generazione in generazione, cioè quello di cultura, che si riferisce a tutte le attività umane e che é un complesso di cognizioni, tradizioni, procedimenti tecnici, come quelli per produrre il pecorino, tipi di comportamenti e simili, trasmessi e usati sistematicamente, caratteristico di un dato gruppo sociale o di un popolo, o di un gruppo di popoli o dell’intera umanità. La cultura della propria terra, attraverso le tradizioni – sottolinea Accinni – costituisce il patrimonio che l’uomo deve perseverare a salvaguardia della propria identità. La musica etnica è da sempre colonna sonora della nostra storia, ma deve essere recuperata al meglio, soprattutto per le generazioni più giovani, alle quali viene consegnata perché possa continuare a vivere.
L’appuntamento – innanzitutto con la comunità moliternese perché si stringa intorno al suo pecorino – è in conclusione alle due serate della Sagra, in piazza De Biase, con il concerto del Maestro Graziano Accinni e Tribù Lucane che ormai da tempo portano avanti un progetto che fa della musica uno strumento capace di preservare i dialetti e i canti che il maestro stesso ha accuratamente cercato e custodito.