È facile immaginare che la confusione e lo smarrimento animino i cittadini lucani negli ultimi giorni.
Da un lato il governo nazionale.
Nella consapevolezza che il momento economico, e quindi sociale, legato alla crisi dei mercati finanziari mondiali, sta portando anche il nostro Paese a vivere momenti difficili come pochi nella storia recente, la compattezza della maggioranza di centrodestra, cui consegue la necessaria autorevolezza del governo nazionale, ha permesso all’esecutivo di varare un decreto anti crisi contenente misure urgenti volte a contrastare l’attuale recessione economica mondiale, sostenendo le famiglie, i soggetti più bisognosi, ed anche il mondo produttivo e le imprese.
Ma al di là dei singoli provvedimenti contenuti nel decreto, i cittadini italiani hanno trovato un governo forte e credibile che, indipendentemente dall’appartenenza politica, garantisce governabilità al Paese in un momento difficile, e quindi assicura fiducia dei cittadini, di tutti i cittadini, verso le istituzioni.
Dall’altro lato il governo regionale.
Martedì scorso su Repubblica è apparso un articolo a firma di Giampaolo Visetti sulla situazione economico-occupazionale della Basilicata che ha suscitato grande clamore. L’articolo è preoccupante. O meglio, angosciante.
Questo sentimento è riscontrabile in tutte le conversazioni intrattenute da quanti hanno letto l’articolo.
Qualcuno ha dichiarato che “l’articolo è forzato nelle sue tinte fosche”, è “strumentale e non disinteressato”, è “frutto di azioni generate da un potere mediatico figlio di poteri economici”; forse è così, ma al netto di tutto questo l’articolo racchiude in sé una drammatica verità: descrive la realtà della nostra regione.
Una regione, si legge, nella quale “negli ultimi 2 anni ha chiuso il maggior numero di imprese”; “detiene in percentuale il record dei posti di lavoro perduti; “segna il più massiccio numero di emigrati negli 3 anni”; “in 3 anni si è passati da una crescita del 3% ad una recessione dell’1%; “le imprese in crisi, da gennaio, sono 152”; “i quotidiani locali aprono ogni giorno con il bollettino dei fallimenti e dei processi contro i truffatori di contributi; “tre aziende di divani imbottiti, fino a 3 anni fa, offrivano lavoro a 14 mila persone ed esportavano in tutto il mondo. Una è fallita, due oscillano tra contributi, ammortizzatori sociali e delocalizzazioni, restano 3 mila occupati, a casa per settimane; “lo stato ha effettuato il più grande investimento degli ultimi 30 anni” (Fiat di Melfi), “naviga sul giacimento petrolifero di terra più ricco d’Europa, vanta il bacino idrico più generoso del continente”; “la stessa corsa all’energia tradisce più il profilo d’uno scippo, che l’opportunità di un riscatto. Le compagnie pagano localmente le royalties più basse del pianeta: 7%, contro il 50% di Paesi arabi e America del Sud”; una regione che è “un tesoro di carburante, gas, acqua e motori sfumato tra le mani di 600 mila abitanti rimasti poveri”.
L’articolo forse “è forzato nelle sue tinte fosche”, forse “è strumentale e non disinteressato”, forse “è frutto di azioni generate da un potere mediatico figlio di poteri economici”; forse.
Ma alzi la mano qualunque lucano ritenga che, purtroppo, la realtà non sia proprio questa.
Di fronte a questa situazione economica e sociale i cittadini lucani avrebbero avuto diritto ad istituzioni, ad un potere politico e di governo della regione forte e credibile che, indipendentemente dall’appartenenza politica, garantisse governabilità e rassicurasse i cittadini lucani.
Ma, a differenza del governo nazionale, questo governo regionale forte ed autorevole non c’è.
“L’attuale momento economico e sociale richiede una più forte concertazione e convergenza fra le forze sociali e imprenditoriali, e fra queste e le istituzioni del territorio. La crisi richiede scelte strategiche, ma soprattutto autorevolezza e credibilità. E richiede, in particolare, quella “capacità di governo” che a giudizio di vasta parte dell’opinione pubblica risulta essere molto limitata. Purtroppo i governi regionali di questa legislatura hanno presentato un deficit di determinazione e di qualità di fronte allo scenario che si veniva delineando, in particolare nella capacità di costruire un progetto ed una visione nuova della nostra regione, attraverso una adeguata e più evoluta programmazione regionale. A questo si aggiunge l’estrema disarticolazione e la persistente litigiosità del centrosinistra lucano”.
Queste non sono considerazioni di un esponente di centrodestra della Basilicata, bensì le considerazioni sulla base delle quali Vincenzo Folino, vicepresidente della Giunta regionale ed assessore alle Attività produttive, autorevole rappresentante del centrosinistra lucano, giovedì ha rassegnato le proprie dimissioni per assumere la propria “parte di responsabilità per l’inadeguatezza dell’azione del governo regionale”, ed a seguito delle quali tutta la giunta regionale si è dimessa sabato mattina.
In uno dei momenti più gravi della storia recente della nostra regione, momento nel quale i cittadini lucani avrebbero avuto diritto ad un governo regionale forte, di qualunque colore politico esso fosse, “il Palazzo è vuoto”.
Qualcuno ritiene che quanto è accaduto è strumentale all’ennesimo regolamento di conti interno al centrosinistra ed al Pd, volto a “mettere il cappello” sui futuri assetti e sulle future candidature; crediamo che un atteggiamento del genere, giocare con la sorte dei cittadini lucani in un momento così grave, sarebbe semplicemente criminale.
Crediamo, invece, che in questo momento si debba prendere atto che un ciclo politico, che ha interessato la nostra regione per gli ultimi 15 anni, è terminato, e che, purtroppo, ciò è avvenuto nel momento peggiore per il sistema produttivo e sociale lucano; calzante, a riguardo, è stato il paragone fatto dal senatore del PdL Guido Viceconte: “Se si trattasse di una società, in questo momento bisognerebbe portare i libri contabili in tribunale”.
Qualcuno, nelle ultime ore, adombra il sospetto che vi sarà il tentativo di proseguire nell’azione di governo regionale rabberciando nuove maggioranze, diverse da quella uscita dalle urne del 2005, magari intravedendo nella disponibilità al dialogo, offerta dall’Udc, in questo momento difficile una possibile soluzione.
Per molti motivi crediamo che ciò non sia possibile.
Crediamo, invece, che in questo momento difficile l’unica soluzione perseguibile e responsabile sia quella di portare avanti alcuni importanti provvedimenti in accordo con tutta l’opposizione, un governo di responsabilità che possa colmare il “vuoto del Palazzo” chiedendo la convergenza su alcuni importanti provvedimenti per le famiglie e le imprese lucane, per poi giungere alle elezioni nel più breve tempo possibile.
È un atto dovuto, in questo momento difficile, nell’interesse di tutti i cittadini lucani.
Il consigliere comunale Fabio Mazzilli
Aiutate Liuzzi,signor Mazzilli lotta da solo per la provincia di Matera!!!!!!!Lo avete sempre abbandonato……….non e’ giusto,per il nostro GLADIATORE DEI SASSI 🙁