Agorà del Movimento 5 Stelle promosso in mattinata nel piazzale del Comune di Matera per sensibilizzare la comunità materana sul carico di 53mila tonnellate di pet-coke destinato allo stabilimento Italcementi di Matera e discutere insiem le iniziative da intraprendere per vigilare su quanto accade nella città dei Sassi sotto il profilo ambientale. L’agorà è stato introdotto dal consigliere comunale Antonio Materdomini e dal consigliere regionale Gianni Perrino. Presente anche il senatore Vito Petrocelli. Dopo l’introduzione affidata a Gianni Perrino spazio all’intervento dell’assessore all’ambiente di Santeramo, Marianna Labarile, che ha dato il via ad una serie di interventi seguiti da un centinaio di cittadini.
“La nostra è una posizione critica – ha dichiarato Gianni Perrini – ma voglio ricordare che il pet coke in Italia da tanti anni. Il problema è stato sollevato grazie ad un’inchiesta della magistratura avviata nel 2002 per l’impianto Eni di Gela che bruciava pet coke e non poteva farlo perchè all’epoca era classificato come rifiuto speciale. Poi un intervento legislativo ha sanato la situazione e da allora è possibile bruciare pet coke. A Matera si brucia già dal 2010. Quindi il vero problema è che ad ottobre 2016 un carico di pet coke nel porto di Taranto è stato attenzionato dagli organi di controllo pugliesi e ancora oggi non si conosce l’esito dei controlli perchè questo tipo di combustibile deve contenere al massimo il 3% di zolfo. Noi vogliamo sapere se questo carico di pet coke che è arrivato a Taranto e che viene trasferito ogni giorno a Matera è stato controllato. Tra l’altro il protocollo d’intesa firmato da Comune di Matera, Arpab, Italcementi e Regione di fatto non è mai stato rispettato, da quello che è emerso durante le commissioni regionali. Il biomonitoraggio per il quale erano previsti 23 punti di campionamento al momento di conoscere i risultati erano risultati divelti da atti vandalici o eventi atmosferici quindi noi non sappiamo cosa è avvenuto anche se la Regione ha investito risorse per questi monitoraggi. Alla luce di questo i cittadini come fanno ad essere tranquilli. Noi non vogliamo lanciare allarmismi o gridare al lupo al lupo, che qui va tutto male, ma se i controlli vengono fatti in un certo modo come ha ammesso lo stesso Iannicelli dell’Arpab, in questo quadro di incertezza vogliamo metterci un punto fermo. Inoltre bisogna considerare che le 53 mila tonnellate in arrivo non vengono stoccate a Matera perchè non ci sono posti idonei quindi ogni giorno arriva la quantità necessaria da essere bruciata. Se il gas inquina molto meno del pet coke possibile che ogni giorno deve arrivare un tir e questo costa meno di quanto può costare la scelta di bruciare gas. A me sembra strano che questo modo di fare non faccia lievitare i costi. Non vorrei che qualcuno ha deciso che quel pet coke deve essere fatto fuori e uno dei siti idonei è Matera”.
Michele Capolupo
Agostino Rizzo, Direttore Tecnico Italcementi ha inviato una nota in cui ribadisce che per l’ Europa il pet-coke non è pericoloso. Di seguito la nota integrale inviata alla nostra redazione.
“Il pet-coke è un combustibile convenzionale largamente utilizzato nell’industrie e non rientra tra le sostanze ritenute pericolose dall’Unione Europea. Inoltre il pet-coke non è classificato come rifiuto, né tantomeno, come rifiuto pericoloso. Il suo stoccaggio, trasporto e consumo, che avvengono nel pieno rispetto di tutte le normative in materia, sono effettuati in modo controllato e sicuro.
Il REACH, Regolamento Europeo (CE) n.1907/2006 concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche, il cui obbiettivo è assicurare un maggiore livello di protezione della salute umana e dell’ambiente, esclude il pet-coke dall’obbligo di registrazione. Come già ribadito più volte, dunque, il pet-coke è una risorsa energetica, principalmente utilizzata nelle cementerie di Italia e del mondo proprio perché le caratteristiche del processo produttivo del cemento e delle tecnologie utilizzate, ne garantiscono l’impiego senza nessun pericolo per l’ambiente e per la salute umana.
In merito alla proposta formulata nei giorni scorsi di utilizzare il metano come combustibile sostitutivo al coke, si precisa che l’utilizzo del metano non cambierebbe la qualità delle emissioni, che è invece dipendente dal tipo di processo e dai presidi ambientali utilizzati e – per questo aspetto – Matera ha prestazioni tra le migliori d’Europa. L’utilizzo del coke è, inoltre, utile nel processo di produzione del cemento per controllare alcuni cicli di alcali, funzione che il metano non potrebbe svolgere, creando problemi di funzionamento della linea produttiva.
La cementeria di Matera, anche grazie al recente revamping, conferma il proprio altissimo livello di prestazioni ambientali, grazie alla riduzione del 72% di polveri; del 95% di biossido di zolfo (SO2); del 50% degli ossidi di azoto (NOx); del 67% della somma di polveri (SO2 e NOx) e del 10% di Anidride Carbonica (CO2). Siamo pertanto di fronte a emissioni tra le più basse dell’intero settore.
Italcementi ribadisce, inoltre, che il rispetto dei limiti emissivi della cementeria di Matera è certificato da un sistema di Monitoraggio in continuo (24 ore su 24) delle Emissioni (SME) del forno di cottura e che è sottoposto alle verifiche previste dalla normativa (D.Lgs. 152/06), effettuate da laboratori esterni accreditati e da personale qualificato. La cementeria è soggetta anche ai rigorosi controlli i previsti dall’A.I.A. condotti da laboratori accreditati, i cui esiti sono trasmessi all’Autorità Competente.
L’azienda ricorda nuovamente che le attività previste dal Protocollo del 2011 sono state svolte in accordo con gli Enti preposti. In particolare, le centraline di qualità dell’aria sono installate dal 2013 e i dati sono regolarmente pubblicati, insieme ai dati delle emissioni dell’impianto, da Italcementi secondo regole ARPAB con link sul sito del Parco. I report delle attività eseguite per il Protocollo sono pubblicati sul sito di ARPAB.
Per quanto riguarda la cementeria di Matera, Italcementi sottolinea, ancora una volta, che le 53.000 tonnellate arrivate al porto di Taranto non sono stoccate nell’impianto, ma che in cementeria è portata e conservata in depositi chiusi e coperti solo la limitata quantità necessaria allo svolgimento dell’attività produttiva.
Infine, l’azienda conferma la propria disponibilità per coloro che fossero interessati a organizzare visite informative presso la cementeria di Matera”.
Agostino Rizzo, Direttore Tecnico Italcementi
La fotogallery dell’agorà del Movimento 5 Stelle (foto www.SassiLive.it)