La grande danza internazionale in scena con un doppio appuntamento a Matera. Venerdì 8 settembre la Veduta di MK; domenica 10 settembre il focus sui giovani coreografi arabi.
Sarà Matera la sede dei prossimi appuntamenti del Città delle 100 Scale festival, organizzati in
collaborazione con il Polo Museale della Basilicata. Le nuove tendenze della danza internazionale saranno protagoniste assolute.
Venerdì 8 settembre 2017 alle ore 17,30 alle 18,15 e alle 18,50 e alle 19,30 nel palazzo dell’Annunziata in piazza Vittorio Veneto a Matera il collettivo MK porterà in scena “Veduta su Matera”, di Michele Di Stefano (coreografia) e Lorenzo Bianchi Hoesch (musica); con Biagio Caravano, Roberta Mosca, Laura Scarpini. Il pubblico si troverà di fronte a un inedito punto di vista sul mondo: la danza entra nella città. E viceversa. L’idea è quella di trovare un equilibrio tra danza e contesto cittadino, tra aperto e chiuso, dentro e fuori. Lo spettacolo mette in discussione il concetto di visione per lo spettatore che si lascia guidare, come in un rituale, in un processo totalmente condizionato dal suono.
Per partecipare a questo spettacolo è necessaria la prenotazione. Basta inviare una mail
all’indirizzo info@cittacentoscale.it, specificando il turno di preferenza.
Domenica 10 settembre 2017 alle ore 20.30, sempre a Matera, nel Museo Archeologico Nazionale Domenico Ridola, appuntamento con l’attesissimo Focus Young Arab Choreographers. La nouvelle vague della danza contemporanea araba, dominata da uomini under trenta, con questo inedito focus Young Arab Choreographers sta attraversando diverse regioni d’Italia. L’iniziativa è sostenuta dal MIBACT, attraverso un network di undici associazioni e festival. Ai giovani artisti, selezionati all’interno del Beirut international platform of dance e in collaborazione con la Maqamat dance theatre di Beirut, il MIBACT e il MAECI, è offerta una tournèe in Italia, con la possibilità di sperimentare i propri spettacoli, incontrando pubblici, spazi e contesti molto diversi tra di loro. Questi coreografi rappresentano una generazione più fortunata della precedente perché hanno voglia e possibilità di uscire dai loro Paesi per riportare, poi, in patria quello che imparano all’estero. Non è certo un caso che siano tutti uomini. Nel mondo arabo, tranne che in Tunisia, prevale la coreografia maschile. È un fatto generazionale. Una ventina d’anni fa erano soprattutto donne con formazione di danza classica appresa da insegnanti dell’ex Urss. In quella contemporanea che si è sviluppata in seguito si sono fatti avanti gli uomini che provengono dall’hip hop. Queste le quattro performance che si susseguiranno:
• Bassam Abou Diab (Libano) — Under the flesh | coreografia Bassam Abou Diab; con
Bassam Abou Diab, Samah Tarabay e un traduttore
• Hamdi Dridi (Tunisia) — Tu Meur(S) de terre | coreografia Hamdi Dridi
• Mounir Saeed / Cramp Group (Egitto) — What about Dante | coreografia Mounir Saeed
• Sharaf Dar Zaid (Palestina) — To be… | coreografia Sharaf Dar Zaid
Note biografiche sugli artisti in scena
MK
Dal 1999 MK si occupa di performance, coreografia e ricerca sonora. Il gruppo è da subito invitato nei più importanti festival della nuova scena in Italia e all’estero con date in Giappone, Gran Bretagna, Germania, Indonesia, Stati Uniti, Spagna, Portogallo, Francia, Perù e una presenza costante sul territorio nazionale. Tra le produzioni recenti Il giro del mondo in 80 giorni con due ballerini della William Forsythe Company e diversi artisti italiani, Quattro danze coloniali viste da vicino e Grand Tour, indagini coreografiche in bilico tra paesaggio puro e ricostruzione tormentata dell’esotico. Nel 2014 Di Stefano, il coreografo della compagnia, riceve una commissione creativa da Aterballetto (Upper East Side) e dalla Korean National Contemporary Dance Company (Line Rangers). Nel 2015 crea diversi lavori installativi e ambientali tra i quali Sub e Fronterizo. Nello stesso anno è riallestito per il progetto Reconstruction Italian Contemporary Choreography il duetto di esordio della compagnia. Oltre alla costante circuitazione in Italia e all’estero, MK svolge un’intensa attività di formazione con la Scuola Paolo Grassi di Milano, il Teatro Stabile di Torino e la Biennale di Venezia. Dal 2010 è sostenuto dal Mibact ed è una delle cinque formazioni internazionali alle quali èdedicato il libro Corpo sottile. Uno sguardo sulla nuova coreografia europea.
Coreografi Arabi
BASSAM ABOU DIAB
Coreografo, ballerino di danza contemporanea, folklorista, si diploma in teatro all’Università di Beirut. Lavora per molti anni con Omar Rajeh, direttore del Maqamat. Tra il 2010 e il 2011 partecipa al programma di training intensivodi Takween dove lavora con coreografi come Marcel Leeman, Emilyn Claid, Thierry Smith, Marco Cantalupo, Francesco Scavetta, Luc Dunberry, solo per citarne alcuni. Recita anche in molteplici opere teatrali in Libia diretto dai registi Ossama Halal, Rouaida al Ghali, Badih Abou, Chakra and Malek Andary. Nella sua formazione ha un indubbio posto di primo piano il già citato Omar Rajeh che è tra l’altro il fondatore del Bipod, un festival a cadenza annuale di danza contemporanea a Beirut e docente di Takween. Vanta inoltre studi di teatro e danza contemporanea tanto in Libano che in Inghilterra. La decennale guerra nel Paese dei Cedri ha avuto un indubbio peso nell’esperienza artistica di Abou Diab. “La parte migliore di una guerra sono i regali e le donazioni. Un amico un giorno ne ricevette più di me, aveva perso i genitori”. In Under the flash addirittura elabora in chiave coreografica la strategia della caduta che gli è servita per sopravvivere ai bombardamenti. È accompagnato da Samah Tarabay, percussionista libanese specializzato in musica tradizionale e folkloristica.
HAMDI DRIDI
Danzatore tunisino, Hamdi Dridi inizia la sua carriera nel Sybel Balletto Coy guidato da Syhem Belkhodja, prima di collaborare con Maguy Marin nel 2010 e unirsi poi agli Angers Cndc nel 2013. Sensibile alla musicalità della voce parlata tanto che il testo ricopre sempre un posto speciale nella sua ricerca del corpo, attraverso la quale emerge il tentativo di controllarlo per sviluppare una qualità di resistenza fra il movimento e la scena. Tu meur(S) de terre è proprio una danza fisica dei ricordi, un duetto sinfonico in cui il dolore della malattia si trasforma in una poesia incantata. Oggi Dridi sta perfezionando il suo lavoro coreografico con un master all’Institut chorégraphique International Ici-Ccn di Montpellier iniziato tre anni fa e invia di conclusione continuando allo stesso tempo a esibirsi tanto sulla scena francese che magrebina e in altri contesti internazionali.
MOUNIR SAEED
Nato a Il Cairo, Mounir Saeed è considerato tra le figure di spicco della nuova generazione di danza contemporanea.
Inizia la crescita fisica giocando a calcio. Per cinque anni si diletta tra i pali di una porta. Nel 2007 avvia il percorso di danzatore grazie al Cairo contemporary dance workshop program allo studio Emad Eddin e curato da Laurence Rondoni e Nevine EI Ibiary. Prosegue il proprio percorso con Karima Mansour e partecipa a numerose residenze in Europa. Nel 2009 presenta il primo lavoro da solista El leaba con cui fin da subito si fa notare. Con Il gioco, Mounir vince sempre nello stesso anno il premio dell’International modern dance festival organizzato dal Teatro dell’Opera di Il Cairo. In breve tempo raggiunge una discreta fama oltre che un’ottima esperienza. Lavora come ballerino e coreografo al festival di Nassim El Raqs e in diversi Paesi tra cui Francia, Olanda, Italia, Svezia, Tunisia, Siria e Libano. È coreografo in varie opere da solista come Il sangue sotto le voci d’acqua, L’uomo appeso, L’altro e io, Forse e Piccola storia e opere di gruppo con Guarda la morte dell’arte, Via e Non farmi fare del male del settembre 2012. Nel 2014, infine, presenta una performance in collaborazione con The british council egypt intitolata Prophesy/Submission. In contemporanea tiene workshop e lezioni in diversi circoli culturali a Il Cairo.
SHARAF DAR ZAID
Artista e manager culturale palestinese, Sharaf Dar Zaid si laurea in Management artistico alla School of the arts di Utrecht in Olanda e nel 2015 pubblica il libro Art management in an environment of oppression. Parallelamente Sharif è danzatore, trainer e coreografo per El-Funoun dance troupe con la quale collabora sin dal 2001 partecipando a
numerose produzioni presentate anche all’estero. Dal 2007 collabora anche per il Popular art centre di Ramallah.