Lo studio di valutazione di impatto sanitario delle aree attigue al Cova di Viggiano, al centro dei lavori della terza Commissione di oggi. Auditi, così come richiesto dai consiglieri regionali del M5s, Gianni Perrino e Gianni Leggieri i sindaci dei Comuni di Viggiano e Grumento Nova e Fabrizio Bianchi,dirigente di ricerca del Cnr, Coordinatore scientifico del progetto di valutazione di impatto sulla salute. Avrebbe dovuto partecipare anche l’assessore all’Ambiente ed Energia, Francesco Pietrantuono, non presente ai lavori per motivi di salute.
La richiesta di audizione, ha precisato il presidente dell’organismo consiliare Vincenzo Robortella (Pd) era stata avanzata dai pentastellatiin seguito alla pubblicazione su “Il Quotidiano del Sud” di alcune indiscrezioni sugli esiti della valutazione di impatto sanitario (Vis) relativa alle attività del Centro oli di Viggiano (Cova) nelle aree attigue al centro, commissionata nel 2014 dai Comuni di Viggiano e Grumento Nova.
I lavori sono stati introdotti da una comunicazione in video conferenza del Coordinatore scientifico del Progetto di valutazione di impatto sulla salute, Fabrizio Bianchi, il quale, dopo aver ribadito quanto già detto nella giornata di ieri in una nota stampa, insieme al Presidente della Commissione Vis, Michele Montone, rispetto alla tempistica dei documenti prodotti, ha precisato che il 22 settembre prossimo, durante un’assemblea pubblica, verrà distribuita la relazione tecnica estesa con gli allegati (circa 200 pagine) e il fascicolo di sintesi e che tutti i materiali saranno resi accessibili via internet.
Successivamente alla comunicazione di Bianchi si è sviluppato un dibattito che ha visto gli interventi dei consiglieri Perrino (M5s), Lacorazza e Santarsiero (Pd) e Romaniello (Gm), dei sindaci dei comuni di Viggiano, Amedeo Cicala, e di Grumento Nova, Antonio Imperatrice e della dirigente generale del dipartimento Ambiente della Regione Basilicata, Carmen Santoro.
Il consigliere Perrino ha posto l’accento sugli incontri che si sono tenuti dalla Commissione Vis e, in particolare, su quello del 27 giugno scorso, chiedendo informazioni sui partecipanti e sull’oggetto di discussione e lanciando dubbi sulla mancata diffusione dei risultati preliminari dell’indagine, in un momento delicato quale quello della riapertura del Cova. “In questi ultimi giorni vi sono state polemiche sulla pubblicazione di stralci del rapporto da parte di alcuni organi di stampa. Ma io dico – ha sottolineato Perrino – meno male che ciò sia accaduto. Essere informati è un sacrosanto diritto, e i giornalisti fanno solo il loro dovere. E’ necessario che su questioni così delicate e di grande interesse pubblico vi sia estrema chiarezza e informazione.La gente è comprensibilmente preoccupata, ed è stanca di essere presa in giro. Secondo noi è stato azzardato riaprire il Centro oli”. Entrando poi nel merito dello studio, Perrino ha commentato alcuni punti e, in particolare, quello rispetto alla connessione inquinamento insorgenza di patologie tumorali. “Chi ha lavorato al Vis – ha affermato Perrino – non utilizza il termine allarme ma vi, è in alcuni casi, una connessione tra inquinamento ambientale e diffusione delle patologie”.
“Per evitare strumentalizzazioni rispetto alla diffusione dei primi dati e il mancato riconoscimento a chi, i due Sindaci, ha investito risorse e lavoro, è necessario stare sul cuore della questione”. Così il consigliere Lacorazza che ha ribadito la necessità di dare seguito a quanto avviato con la valutazione di impatto sanitario, riconoscendo il delicato lavoro svolto da Bianchi. Per dare un segnale di attenzione alla popolazione e di vicinanza ai sindaci che, in alcuni momenti, si sono sentiti gravati da tante responsabilità, Lacorazza ha proposto di convocare in via straordinaria, per il 22 settembre prossimo, una riunione della terza Commissione nel comune di Viggiano, chiedendo la presenza dell’assessore alla Sanità e del presidente della Fondazione Basilicata Ricerca Biomedica. “Ciò che è sicuramente necessario – ha sottolineato Lacorazza – è evitare di procedere a spezzoni, ma costruire un sistema e, ciascuno per la propria parte, assumere le decisioni più giuste”.
Anche il consigliere Romaniello si è soffermato sulla riunione che si è tenuta il 27 giugno, sollecitando la trasmissione di un eventuale verbale per poter capire chiaramente chi ha partecipato e di cosa si è discusso. “Sappiamo bene tutti che non ci troviamo in un’aula di tribunale, nessuno usa un tono inquisitorio, stiamo solo cercando di fare chiarezza rispetto alle polemiche di questi giorni .L’interrogativo che pongo è perché il presidente della Regione ha detto di non sapere nulla?Perché l’istituto superiore della Sanità avendo ricevuto i primi risultati dell’indagine non ha sentito il dovere di trasferirli alla Regione prima della decisione di riapertura del Cova?”
Il consigliere Santarsiero, nell’esprimere apprezzamento ai sindaci di Viggiano e Grumento Nova per l’iniziativa assunta, commentando alcuni dati esposti dal professor Bianchi ha posto l’attenzione sull’elevata percezione del rischio da parte della popolazione. “Dati che, però, non consentono di parlare di allarme né del nesso causa effetto ma di una possibile connessione tra inquinamento ambientale e rischio sanitario”. “La situazione che emerge dallo studio – ha concluso Santarsiero ponendo un quesito a Bianchi – è tale da poterci indirizzare verso norme più restrittive rispetto alle emissioni?”
I sindaci Cicala e Imperatrice hanno respinto le accuse di secretazione dei dati e hanno invitato a tenere la giusta attenzione su quelli che saranno i risultati definitivi e che saranno presentati il prossimo 22 settembre. “Si tratta di uno studio complesso che va letto, compreso e interpretato con il valido supporto di chi lo ha redatto, per dare le giuste informazioni, evitando facili e ingiuste strumentalizzazioni e, soprattutto, allarmismi”.“Abbiamo lavorato nell’interesse della popolazione con l’ausilio di professionisti altamente qualificati, e la presenza di forze dell’ordine nell’obiettivo di garantire sempre la giusta trasparenza e il rispetto dei diritti della gente che in Val d’Agri vive e lavora e che sta manifestando paura e sbandamento. Adesso percepire un alone di dubbio sul nostro operato è davvero triste. L’augurio che ci facciamo è che il Consiglio regionale si metta a lavoro per legiferare e adottare i necessari provvedimenti e che stia vicino alla nostra area e, che se necessario, si proceda a studi e indagini ancora più approfonditi”.
Il direttore generale del dipartimento Ambiente, Carmen Santoro, è intervenuta per rappresentare le procedure seguite in occasione della chiusura del centro Oli Cova a seguito dello sversamento di greggio avvenuto durante i primi mesi dell’anno e riscontrato nei pozzetti del Consorzio industriale esterni all’impianto e della successiva riapertura avvenuta con provvedimento di Giunta regionale. A riguardo ha sottolineato che “il provvedimento di riapertura del Centro Oli è stato adottato dopo aver acquisito tutti i pareri favorevoli degli enti competenti in materia (Arpab, Ispra, Cnr, ministero Ambiente e delle risultanze del tavolo tecnico istituito presso il ministero dell’Ambiente) che attestavano il superamento delle cause che avevano determinato la sospensione”. “Il dipartimento Ambiente – ha precisato Santoro – non è in possesso del rapporto finale predisposto dalla commissione Vis né lo era al momento della sospensione del centro Oli. Il report che sarà reso pubblico il 22 settembre potrà essere utile per l’acquisizione di dati ulteriori rispetto a quelli in possesso del dipartimento Ambiente, provenienti dagli enti deputati al controllo e al monitoraggio”. A riguardo, ha ancora detto Santoro, che i controlli da parte di Arpab non si sono interrotte né durante la fermata del Cova né dopo .
Ai lavori erano presenti, oltre, al presidente della Commissione Robortella, i consiglieri Lacorazza, Miranda Castelgrande, Giuzio e Santarsiero (Pd), Bradascio (Pp), Romaniello e Pace (Gm), Perrino (M5s), Castelluccio (Pdl-Fi).
Vis, Bianchi: “Non si parla di allarme ma di criticità”. Lo ha ribadito il Coordinatore scientifico del Progetto di valutazione di impatto sulla salute audito in terza Commissione consiliare. “Emersa una elevata percezione da parte della popolazione di rischio sia ambientale che sulla salute”
Il Coordinatore scientifico del Progetto di valutazione di impatto sulla salute nei comuni di Viggiano e Grumento Nova, Fabrizio Bianchi, dirigente di ricerca del Cnr ha partecipato in video conferenza ai lavori della terza commissione di oggi.
Bianchi ha precisato alcune date importanti per fare chiarezza: “il 14 giugno si è svolta una riunione di lavoro di un gruppo tecnico della Commissione Vis per presentare e discutere le attività svolte e i risultati preliminari. Le attività si sono protratte fino al 15 luglio perché il 14 luglio siamo stati invitati a presentare i nostri lavori in un seminario interno del dipartimento Ambiente e Salute dell’Istituto superiore di sanità. Un’opportunità importante per il nostro studio e per la Commissione Vis, per la sede scientifica e gli scambi che abbiamo sempre mantenuto. Il 1 agosto c’è stato l’incontro ufficiale della Commissione Vis e nell’occasione abbiamo presentato una relazione ancora di sintesi, di un documento complessivo di circa 200 pagine, che sarà presentato il 22 settembre. Il 7 agosto ho inviato una nota riassuntiva di quanto presentato e consegnato il 1 agosto. Sebbene alcuni dati siano stati già riportati dai media locali, la completa informazione sarà rilasciata il 22 settembre. Pertanto, noi continuiamo a seguire l’iter che ci eravamo dettati con l’aggiunta della preparazione di un opuscolo con un linguaggio facile da distribuire a cittadini e amministratori”.
“Non è facile riassumere – ha proseguito Bianchi – quanto è stato fatto in questi anni sul versante degli studi ambientali e sulla salute. Siamo di fronte ad un quadro chiaro anche se non esaustivo. Ricordo che la Vis è stata finanziata dai due Comuni in compartecipazione con il Cnr. Il rapporto finale include indicazioni sulla portata dei principali risultati conseguiti e su ulteriori attività. Sul suolo abbiamo svolto indagini di mappatura di metalli selezionati in uno strato superficiale che non ha fornito dati anomali. Sono state fatte alcune rilevazioni di inquinamento chimico in campioni di acque superficiali, di concerto con le amministrazioni, indagini puntuali che non hanno fornito indicazioni di rilievo ad eccezione di un campione in cui sono stati riscontrati idrocarburi in quantità moderate. Una parte sostanziale di studi è stata svolta sull’aria, in particolare su parametri non normati/composti organici volatili e, in particolare, idrocarburi non metani, sui quali è stata realizzata una rassegna bibliografica pubblicata su rivista scientifica. Su questo versante il gruppo di Chimica del dipartimento di Biologia dell’università di Bari ha fatto un grosso lavoro con l’installazione di centraline, campagne svolte con il loro laboratorio mobile che hanno dato risultati di grande interesse che consegneremo alle amministrazioni. Risultati su cui riflettere, quali ad esempio il rapporto tra benzene e toluene che segnala la prevalenza di inquinamento di fonte industriale rispetto alle emissioni da traffico veicolare e da impianti di riscaldamento. Interessante il lavoro fatto con il modello “Odor lab”, capace di verificare il grado di correlazione tra misure ambientali e segnalazioni via telefono da parte di cittadini volontari. Per la maggior parte delle segnalazioni si è verificata la corrispondenza temporale con i picchi emissivi. Venendo poi ai dati più interessanti sul versante salute, abbiamo proceduto iniziando dallo studio della letteratura esistente. Il recente rapporto statistico dell’Istituto superiore di sanità aveva studiato ricoveri ospedalieri e mortalità in 20 comuni della concessione Val d’Agri, rispetto alla media della regione Basilicata. Noi abbiamo effettuato un confronto della mortalità nei comuni di Viggiano e Grumento col dato medio regionale e con i 20 comuni. In linea con quanto riportato con il rapporto dell’Iss, è emerso che a Grumento e Viggiano la mortalità per tutte le cause per gli uomini è del 14 per cento più alta rispetto al dato regionale (11 % considerando uomini e donne), la mortalità per malattie del sistema circolatorio tra le donne è del 19% in più rispetto alla regione (14 % uomini + donne). Anche la mortalità per alcuni tumori (stomaco, polmone) mostrano alcuni eccessi ma la valutazione della patologia a lunga latenza è molto complessa perché occorre conoscere il profilo di esposizione a partire da molti anni addietro (20 – 30) e quindi vengono presentati a scopo descrittivo. I dati di mortalità nei due comuni hanno mostrato alcuni eccessi anche nei confronti del pool dei 20 comuni della Val d’Agri: emerge soprattutto per la mortalità totale per le donne (+19% e +15% considerando donne e uomini insieme), e ancora per il sistema circolatorio (+32%). In sintesi i due comuni da noi studiati mostrano qualche segnale di sofferenza in più sia nei confronti del dato medio regionale sia del dato medio dei 20 comuni della stessa valle. A proposito di altri fattori di rischio che possono influenzare i risultati, lo stato socio economico è stato da noi considerato, mentre per il fumo non ci sembra verosimile assumere che entro i due comuni e nei comuni limitrofi esistano attitudini diverse e, pertanto, abbiamo detto che qualora dovesse esserci un effetto è ragionevole assumere che esso sia marginale. Questo è il quadro descrittivo che ci serviva come base conoscitiva. Lo studio da noi adottato si è avvalso, invece, di un disegno più evoluto finalizzato a testare ipotesi di associazioni tra residenza in aree a diverso livello di inquinamento e profilo di mortalità e ricovero in ospedale. Di studi di questo tipo ne sono stati svolti non molti: Taranto, Brindisi, Civitavecchia, Vado Ligure e pochi altri. Si tratta di studi che in termini tecnici vengono definiti di coorte residenziale e più comprensibilmente vengono detti microgeografici, perché ricostruiscono la residenza in un periodo, nel nostro caso 15 anni dal 2000 al 2014, la mappano sul territorio, ad ogni soggetto vengono assegnati i suoi ricoveri o l’evento morte e alla stessa mappa geografica vengono assegnati valori di inquinamento. L’analisi statistica valuta, poi, l’associazione tra inquinamento ed eventi sanitari. Sono considerati anche gli spostamenti di residenza entro e fuori dall’area di studio. L’Istituto di Scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr di Bologna con sedi a Torino e Lecce, ha effettuato uno studio sulle emissioni degli inquinanti dai punti emissivi del Cova e sui dati forniti dall’Eni che ha partecipato in modo continuativo alle riunioni della commissione Vis. Sulla base di verifiche di completezza e di qualità dei dati e di disponibilità anche dei dati delle centraline terrestri è stato deciso di prendere l’anno 2013 come rappresentativo. Lo stesso Istituto ha fatto uno studio della meteorologia e dei venti, specifico per la valle per stabilire le traiettorie prevalenti dei venti che escono dai camini che sono risultate quelle da ovest a est e da sud ovest verso nord est. La modellistica ha integrato mediante codici di calcolo complessi i dati meteo climatici e quelli delle emissioni e ha prodotto mappe di diffusione dei principali inquinanti. Per procedere nello studio epidemiologico è stata usata la mappa relativa agli ossido di azoto, perché giudicata rappresentativa delle emissioni (correlazioni molto alte tra diversi inquinanti, idrogeno solforato e biossido di zolfo). Mi preme sottolineare – ha ancora detto Bianchi – che noi non lavoriamo su esposizione della popolazione rispetto alle normative vigenti, non è nostra pertinenza se ci sono superamenti di legge, sono altri i soggetti deputati a fare questo. Essendo il nostro obiettivo quello di valutare gradienti di salute rispetto a gradienti di malattia, consideriamo per le nostre analisi livelli anche molto al di sotto delle soglie di legge che non sono ritenute di sicurezza per la salute dall’organizzazione mondiale della sanità e da grandi studi come quello recentemente pubblicato sul New England Journal of Medicine, che, dopo aver seguito nel tempo 60 milioni di americani ha concluso a favore di effetti sulla salute anche per esposizioni a basse concentrazioni. Il nostro studio ha considerato tre livelli crescenti di inquinamento e quindi di esposizione della popolazione residente. Non è uno studio descrittivo ma su dati ricostruiti in 15 anni. Abbiamo considerato come elementi principali le malattie a breve termine, perché più plausibilmente associabili ai fenomeni da noi studiati”.
“Non troverete mai – ha sottolineato il ricercatore – la parola allarme ma criticità. La nostra non è una ricerca fatta in laboratorio. Lo studio non prende in esame fattori di rischio come fumo, alcol, alimentazione che pure sono importanti in queste patologie, perché assumiamo che non ci siano sub aree dove si fuma o si beve di più ed altre dove si fuma o si beve di meno. Queste premesse sono da tenere in alta considerazione per meglio interpretare questo studio. Abbiamo testato poche malattie e abbiamo ottenuto qualche evidenza di eccesso di rischio. Alcuni di questi rischi non raggiungono la significatività statistica, noi non li stressiamo ma talvolta li segnaliamo a titolo descrittivo anche in considerazione del fatto che stiamo lavorando su numeri piccoli, specie quando consideriamo malattie meno frequenti. Lo studio mette in evidenza eccessi di mortalità nelle aree di inquinamento più alto rispetto a quelle di inquinamento più basso, del 24% nelle donne per il complesso delle cause di morte, del 63% per malattie del sistema circolatorio per le donne e del 25% per i maschi, ma non statisticamente significativo. La mortalità per malattie respiratorie è supportata da numeri piccoli (quando si trovano meno di tre casi non lo diamo per una questione di privacy). I dati di ospedalizzazione, riferiti solo a primi ricoveri, sono supportati da numeri più consistenti rispetto alla mortalità e mettono in evidenza eccessi per le malattie del sistema circolatorio sempre tra le donne (+41%), in particolare per malattie ischemiche del cuore e per malattie dell’apparato respiratorio (+25% gli uomini + donne). Abbiamo fatto uno studio campionario sulla funzionalità respiratoria su 200 persone, grazie alla collaborazione di medici e infermieri dell’ospedale di Villa d’Agri che ha segnalato una prevalenza di sintomi più elevata per i residenti nelle zone vicino al Cova, ma lungi da noi da stabilire un rapporto tra causa effetto”.
“Come succede in tutte le aree dove vi è un complesso industriale – ha concluso Bianchi – dallo studio dei questionari è emersa una elevata percezione di rischio sia ambientale che sulla salute. Il Cova è prevalentemente considerato molto pericoloso, oltre il 60% degli intervistati ritiene sia certo o molto probabile il rischio di una patologia tumorale, di infertilità e anche di condizioni piuttosto rare come le malformazioni congenite. Su tutto questo crediamo ci sia da riflettere e da operare”.
Valutazione ambientale strategica, audizione in terza Commissione
Ascoltata la dirigente generale del dipartimento Ambiente ed Energia, Carmen Santoro su richiesta del consigliere Piero Lacorazza (Pd)
La terza Commissione consiliare presieduta da Vincenzo Robortella (Pd) ha audito, oggi, su richiesta del consigliere Piero Lacorazza (Pd) la dirigente del dipartimento Ambiente ed Energia, Carmen Santoro sulla “Valutazione ambientale strategica (Vas)” relativa al Programma nazionale per la gestione del combustibile nucleare e dei rifiuti radioattivi.
Dopo aver precisato che la richiesta di audizione era stata sollecitata il primo settembre per “poter offrire un contributo prima che la Giunta regionale deliberasse in merito”, Lacorazza ha sottolineato l’opportunità di informare la comunità regionale delle decisioni assunte su una materia tanto delicata.
“La Regione Basilicata – ha spiegato la dirigente Santoro – con la delibera n.936 dell’8 settembre scorso, ha prodotto le proprie osservazioni esprimendo la totale contrarietà all’individuazione sull’intero territorio della regione Basilicata di un sito per l’ubicazione del deposito nazionale di scorie radioattive per ragioni ambientali, naturalistiche, economiche e sociali.Con il provvedimento si è espresso, altresì, dissenso ed opposizione al Programma nazionale per la mancata individuazione del deposito nazionale per lo stoccaggio dei rifiuti radioattivi”.
“Il territorio della regione Basilicata – ha precisato Santoro – è ricco di risorse idriche superficiali e sotterranee utili alla valorizzazione dell’agricoltura e allo sviluppo socio economico della Basilicata e della vicina Puglia; ospita presso la Trisaia di Rotondella l’impianto Itrec con la presenza, ancora oggi, di 64 barre di combustibile irraggiato Urano Torio e il più grande giacimento di petrolio sinora sfruttato in terra ferma dell’Europa continentale. Rispetto al giacimento petrolifero – ha altresì affermato la Santoro – è bene ricordare che, come stabilito dal criterio di esclusione della Guida tecnica dell’Ispra, i territori dove vi è lo sfruttamento di risorse del sottosuolo non risultano idonei alla localizzazione del deposito nazionale dei rifiuti radioattivi”.