Negli ultimi 5 anni sono state almeno 22mila le imprese danneggiate gravemente da calamità naturali: 12mila a causa del dissesto idrogeologico, materializzatosi come alluvioni, esondazioni e smottamenti causati dalle precipitazioni, a cui vanno aggiunte altre 10mila PMI vittime di catastrofi sismiche. Complessivamente, per le imprese si è trattato di un danno diretto di circa 700milioni di euro.
A stimare l’impatto sul tessuto imprenditoriale è l’Ufficio economico Confesercenti, a partire dai dati Istat, Cresme-Ance, Eurispes e del Corpo forestale dello Stato.
Il tema delle calamità naturali nel nostro Paese – sottolinea la nota di Confesercenti – è in generale collegato alla difficoltà strutturale della prevenzione dei rischi e del corretto utilizzo del territorio, che rimanda all’altrettanto evidente difficoltà a programmare l’uso delle risorse e del territorio stesso. Inoltre, per ciò che riguarda la specificità dei danni al tessuto economico-produttivo, la modalità dei rimborsi alle imprese si ferma ai soli danni materiali. Per le imprese, ad esempio – commenta Giorgio Lamorgese, presidente Confesercenti Potenza – non viene considerato in alcun modo il danno economico, costituito dalla perdita di valore aggiunto diretto ed indiretto, che può protrarsi per più anni. E spesso è necessario molto tempo anche per ottenere il rimborso: mesi nel migliore dei casi, ma non è insolito che si possano impiegare anni. E anche in provincia di Potenza non mancano i casi di piccole attività commerciali, ditte individuali negozi, bar, ristoranti, ma anche capannoni, botteghe artigiane, fabbriche e aziende agricole che hanno subito danni diretti ed indiretti da calamità naturali.
Negli ultimi anni lo stato del territorio italiano è notevolmente peggiorato sia per il rischio sismico, sia nella quantità di aree soggette a criticità idrogeologiche. Il numero dei Comuni in aree ad elevato rischio idrogeologico, straordinariamente cresciuto, è passato a quasi 7.000 del 2000, equivalente al 10% della superficie territoriale italiana (29,5mila kmq), e all’85% dei comuni; quello dei Comuni a rischio sismico è salito a quasi 3.000, il 44% del territorio complessivo (131mila kmq). Sulla base della superficie territoriale ad elevato rischio naturale, si stima che la popolazione potenzialmente esposta ad un elevato rischio idrogeologico sia pari a 5,8 milioni di persone e ad elevato rischio sismico sia pari a 21,8 milioni di persone. In Italia, dal dopoguerra ad oggi, sono stati registrati oltre 1000 eventi di frana con vittime in più di 900 località, e circa 700 eventi d’inondazione con vittime in più di 500 luoghi. In questo periodo, il numero complessivo di morti, feriti e dispersi, provocato da eventi idrogeologici è stato di oltre 9.000.
Dal 1944 ad oggi il Paese ha speso circa 242,5 miliardi di euro per fronteggiare i danni provocati da terremoti e da eventi franosi ed alluvionali: circa 3,5 miliardi all’anno. La spesa, è stata destinata per 74,6% ai danni da terremoto e per il 25,4% a danni da dissesti idrogeologici. Ma la spesa annuale, attualizzata, è aumentata nel tempo a testimonianza che le condizioni del territorio sono progressivamente peggiorate: tra il 1944 e il 1990, la spesa media è stata di circa 2,8 miliardi (di euro) all’anno; i danni relativi ad eventi verificati tra il 1991 e il 2009 sono costati circa 4,7 miliardi all’anno; i costi delle calamità naturali accadute dal 2010 al 2014, ammontano ad una media annua di oltre 6 miliardi l’anno. ll volume medio annuo dei danni da dissesto idrogeologico degli ultimi 20 anni, indicato dal Ministero dell’Ambiente è di 2,5 miliardi.
Set 19